Senato romano: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Senatoconsulto|Senatus consultum ultimum}}
 
Il senato era di norma convocato e presieduto da un magistrato fornito di tale diritto, il ''ius agendi cum patribus'': si trattava del [[console (storia romana)|console]] o del [[pretore (storia romana)|pretore]]. Nella deliberazione dei [[assemblee romane|comizi]] il magistrato doveva portare alla cittadinanza la proposta relativa (''ferre ad populum'') e, se la cittadinanza acconsentiva, doveva riportare la deliberazione al Senato (''referre ad senatum'') e chiederne la ratifica. L<nowiki>'</nowiki>''[[auctoritas]]'' del Senato si configurava giuridicamente nel [[senatoconsulto]]: era un parere dato dal più importante collegio governativo al [[potere esecutivo]], dietro richiesta di quest'ultimo. La votazione per giungere al [[senatoconsulto]] avveniva in quattro fasi: formulazione della questione da parte del presidente, chiamata di ogni senatore perché esprimesse la propria opinione, formulazione speciale della questione da parte del presidente in base alle opinioni udite ed infine votazione sulla questione.
 
La votazione avveniva ''per discessionem'': i votanti si separavano, da una parte andavano i favorevoli e dall'altra i contrari alla proposta da votare, per cui si parlava di ''pedibus in sententiam ire''. La ''patrum auctoritas'' era dunque la ratifica delle deliberazioni comiziali da parte del senato e contro di essa non era ammesso il [[veto]] dei [[tribuni della plebe]]. In seguito al decadere della supremazia dei [[patrizio (storia romana)|patrizi]], la ''lex Publilia Philonis'' del [[339 a.C.]] trasformò l<nowiki>'</nowiki>''auctoritas'' in un parere preventivo non vincolante per le rogazioni (''rogationes'') legislative.
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== Note ==
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== Bibliografia ==