Architettura neoclassica in Italia: differenze tra le versioni

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[[File:Basilica San Francesco Paola Restauro.jpg|miniatura|[[Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola (Napoli)|Basilica di San Francesco di Paola]], e [[piazza del Plebiscito]], Napoli]]
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L'affermazione del Neoclassicismo fu pertanto lenta e faticosa, e risentì essenzialmente di apporti stranieri, in particolare [[Francia|francesi]].<ref name="Middleton Watkin, Architettura dell'Ottocento, p. 288">R. Middleton, D. Watkin, ''Architettura dell'Ottocento'', cit., p. 288.</ref>
 
A questo quadro d'insieme si aggiunge lo scarso interesse degli studiosi nei confronti dell'architettura neoclassica [[italia]]na, che per molto tempo ne ha limitato un esame approfondito e sereno.<ref name="Fusco, 1980">R. De Fusco, ''L'architettura dell'Ottocento'', Torino 1980.</ref> Malgrado le difficoltà generate dal contesto socio-politico, il Neoclassicismo in Italia produsse numerose opere notevoli.<ref name="Dizionario, voce Italia">N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, ''Dizionario di architettura'', cit., voce ''Italia''.</ref> Studi più recenti hanno infatti evidenziato i tratti distintivi, le peculiarità e, per certi versi, i caratteri unitari della produzione italiana, nelle sue varianti regionali o addirittura locali, nel contesto di quel policentrismo che ancora caratterizzava la Penisola tra il Settecento e l'Ottocento.<ref name="Fusco, 1980"/><ref>E. Kaufmann, ''Architecture in the Age of Reason. Baroque e Post Baroque in England, Italy, France'', Cambridge 1955; ''L'architettura dell'illuminismo'', trad. it., Torino, 1966</ref><ref>R. Middleton, D. Watkin, ''Architettura dell'Ottocento'', cit.</ref><ref>R. De Fusco, ''L'architettura dell'Ottocento'', Torino 1980.</ref><ref>E. Lavagnino, ''L'arte moderna dai neoclassicisti ai contemporanei'', Torino 1956.</ref>
 
==Contesto storico==
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Di formazione romana era invece il [[Siena|senese]] [[Agostino Fantastici]] (1782-1845), che probabilmente aveva frequentato l'[[Accademia di San Luca]] e aveva studiato sotto [[Raffaele Stern]]. Rientrato nella propria terra d'origine, fu autore di numerosi interventi di architettura civile e religiosa. Fu profondamente influenzato dal [[Giovanni Battista Piranesi|Piranesi]], dal quale trarrà un campionario decorativo riscontrabile in molte sue opere, sia nel campo dell'architettura che nel disegno di mobili.<ref>{{cita web|autore=Martina Dei|url=http://www.cisui.unibo.it/annali/10/testi/10Dei_frameset.htm|titolo=L'opera dell'architetto senese Agostino Fantastici nell'Aula Magna storica dell'Università: il caso della 'promozione della residenza' per i professori|accesso=12 novembre 2014}}</ref>
 
Nel [[Ducato di Lucca]] lavorò [[Lorenzo Nottolini]] (1787-1851),<ref name="Fusco, p. 228">R. De Fusco, ''L'architettura dell'Ottocento'', cit., p. 228.</ref> che, negli stessi anni in cui Poccianti portava a termine l'acquedotto di Livorno, fu impegnato nell'imponente sistema di approvvigionamento [[Lucca|lucchese]], realizzando un [[Acquedotto del Nottolini|condotto sopraelevato]], perfettamente rettilineo, lungo tre chilometri e sostenuto da oltre 400 arcate.
 
===Trieste===
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Negli ultimi decenni del Settecento, la [[Lombardia]] era ancora soggetta all'[[Impero austriaco]]. Il clima riformistico avviato da [[Maria Teresa d'Austria|Maria Teresa]] gettò le premesse a un forte impulso in campo architettonico; furono richiamati numerosi artisti, si formarono scuole e studi professionali.
A [[Milano]] la scena è inizialmente dominata da [[Giuseppe Piermarini]] (1734-1808),<ref>R. Middleton, D. Watkin, ''Architettura dell'Ottocento'', cit., p. 295.</ref> il cui linguaggio, comunque, non può ancora essere considerato compiutamente neoclassico.<ref>R. De name="Fusco, ''L'architettura dell'Ottocento'', cit., p. 228.<"/ref> Formatosi a Roma, fu allievo di [[Luigi Vanvitelli|Vanvitelli]], di cui era stato aiuto nel cantiere della [[Reggia di Caserta]]; tra i suoi lavori più significativi si ricordano il [[Palazzo Belgioioso (Milano)|Palazzo Belgioioso]] (1772-1781), destinato a diventare paradigma per i palazzi milanesi, la [[Villa Reale di Monza]] (dal 1776), in cui si rifiuta la ricerca di fluenze spaziali e compenetrazioni dei diversi volumi, e il [[Teatro alla Scala]] (1776-1778), che diverrà il modello per i teatri neoclassici europei.
In generale il lessico di Piermarini ha un sapore internazionale, che lo avvicina a [[Ange-Jacques Gabriel]], alla scuola austriaca, ma soprattutto al Vanvitelli; affinità che si scorgono ad esempio nella facciata di Palazzo Belgioioso, il cui timpano centrale e l'uso di bugnato rimandano alla Reggia di Caserta.<ref>A.M. Matteucci, ''L'architettura del Settecento'', cit., p. 290.</ref>
 
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Nel contempo, a [[Mantova]], la fondazione della locale Accademia, nel 1752, sancì una certa autonomia culturale da Milano.
Figura di riferimento dell'Accademia fu l'architetto veronese [[Paolo Pozzo]], il cui neocinquecentismo traeva origine da una profonda riflessione sull'opera di [[Giulio Romano]]. Sotto gli insegnamenti di Pozzo si formarono [[Leandro Marconi]], attivo nel [[Cesena|cesenatecesena]]te con opere significative nell'ambito della decorazione parietale, e [[Antonio Colonna (architetto)|Antonio Colonna]], autore del [[Palazzo d'Arco]] a Mantova.<ref>A.M. Matteucci, ''L'architettura del Settecento'', cit., pp. 294-295.</ref>
 
[[File:Milano Villa Reale vista.JPG|thumb|left|[[Leopoldo Pollack]], [[Villa Reale di Milano|Villa Belgioioso]], Milano]]
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[[File:Novara Duomo2.jpg|thumb|[[Alessandro Antonelli]], [[Duomo di Novara]]]]
 
L'insegnamento di Bonsignore, all'università e all'accademia torinesi creò più generazioni di abili architetti, i quali diffusero per tutto il Piemonte e anche nel genovesato e nel [[Nizza|nizzardonizza]]rdo i risultati di una scuola di grande validità e spessore culturale. Si ricordano, tra gli altri, il colto [[Giuseppe Maria Talucchi]], braccio destro di Bonsignore all'università e autore dell'imponente [[chiesa di Santa Maria del Borgo]] a [[Vigone]] (1835 sgg.), [[Benedetto Brunati]], [[Luigi Canina]], [[Ernesto Melano]], quest'ultimo attivo anche nei cantieri carloalbertini di corte, lo svizzero [[Giuseppe Leoni (architetto)|Giuseppe Leoni]], [[Giuseppe Formento]], l'eporediese [[Giovanni Pessatti]], [[Michelangelo Bossi]], ecc.
Nei cantieri di corte, a partire dagli anni di [[Carlo Alberto di Savoia-Carignano]], a [[Palazzo Reale di Torino]], nella tenuta di [[Pollenzo]], al [[castello di Racconigi]], operò come direttore artistico [[Pelagio Palagi]], coadiuvato per le architetture, anche con realizzazioni autonome, da [[Carlo Sada]].
 
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A [[Genova]], il precursore del Neoclassicismo fu [[Emanuele Andrea Tagliafichi]] (1729-1811); formatosi a Roma, fu il primo urbanista della città ligure, insegnò nella locale Accademia Ligustica e, dal 1806, fu membro dell<nowiki>'</nowiki>''Istitut de France''.<ref>R. De Fusco, ''L'architettura dell'Ottocento'', cit., p. 92.</ref> Tra Le sue opere, nelle quali si avvertono forti rimandi a [[Andrea Palladio|Palladio]], si distinguono i lavori a [[Palazzo Durazzo-Pallavicini]] (1780 circa).
Nel 1777 prese parte al concorso per la ricostruzione del [[Palazzo Ducale (Genova)|Palazzo Ducale]], che tuttavia vide prevalere il progetto del ticinese [[Simone Cantoni]].
 
Allievo del Tagliafichi fu [[Carlo Barabino]] (1768-1835), il più importante architetto genovese del XIX secolo.<ref name="Middleton Watkin, Architettura dell'Ottocento, p. 291"/> Esordì con la costruzione di un lavatoio pubblico in via dei Servi: una struttura caratterizzata da cinque arcate sormontate da timpano, fortemente espressiva.
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==Note==
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==Bibliografia==