Suonatore di liuto: differenze tra le versioni

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== Storia==
 
Il dipinto ora all'Ermitage di San Pietroburgo proviene dalla collezione Giustiniani come è testimoniato dall'inventario del 1638:" Nella stanza Grande de Quadri Antichi...8 Un quadro sopraporto con una mezza figura di un giovane che suona il Leuto con diversi frutti e fiori e libri di musica dipinto in tela alto pal.8, larg. pal.5 con una cornice negra profilata e rabescata d'oro di mano di Michelang,o da Caravaggio" ( Roma, Archivio Giustiniani, Busta 10 v.G<ref>2. Maurizio Marini, ''Caravaggio pictor praestantissimus'', Roma, Newton Compton, 2005, p. 398-99, n. 17 </ref> ) Nel 1808 è acquistato a Parigi dal Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. La nota descrizione del Baglione, del 1642, si riferisce sicuramente a questo dipinto:
L'opera conservata al Metropolitan Museum di New York fu dipinta (con ogni probabilità successivamente a quella originaria destinata al marchese [[Vincenzo Giustiniani (marchese)|Vincenzo Giustiniani]], ora custodita presso il Museo dell'Ermitage) per il cardinale [[Francesco Maria Del Monte]]. Entrambi lo consideravano il più bel quadro delle proprie collezioni.
Queste le parole con cui [[Giovanni Baglione]] descriveva il dipinto nel 1642:
{{citazione|[...] e dipinse per il Cardinale [Del Monte] [...] anche un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero il tutto parea con una caraffa di fiori piena d’acqua, che dentro il reflesso d’una fenestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercotimenti di quella camera dentro l’acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo (disse) che fu il più bel pezzo, che facesse mai.<ref>Giovanni Baglione, ''Le vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642'', Roma: Stamperia d'Andrea Fei, 1642, p. 136.</ref>}}
 
{{citazione|[" ...] ''e dipinse per il Cardinale [ Del Monte] [...] anche un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero il tutto parea con una caraffa di fiori piena d’acquad'acqua, che dentro il reflesso d’unad'una fenestrafinestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercotimentiripercortimenti di quella camera dentro l’acqual'acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo ( disse ) che fu il più bel pezzo, che facesse mai.,"''<ref>3. Giovanni Baglione, ''Le vite de’Vite de'pittori, scultori et architetti dal pontificatotempo di Gregorio XIII delnel 1572, inal fino a’ tempitempo di Papa Urbano Ottavo nel 1642'', Roma:. Stamperia1642, p. 136.</ref> . Per Mia Cinotti è precedente alla versione Del Monte e databile al 1596-1597<ref>4. Mia Cinotti, d'Andrea'Caravaggio'', FeiBergamo, 16421991, pn. 1369</ref>, come anche osserva Mina Gregori<ref>5. Mina Gregori, ''Caravaggio'', Bergamo, 1994, n. 13, p. 146</ref>}} . Maurizio Marini ( 2005 ) lo data al 1594-1595.
Esso fu probabilmente uno dei primi dipinti che entrarono a far parte della ricca collezione di Vincenzo Giustiniani, forse stesso committente dell'opera. Avvicinabile alla ''Buona Ventura'' dei Musei Capitolini e ai ''Musici'' del Metropolitan Museum di New York, {{chiarire|esso era parte della Collezione Vittrici a Roma, nel cui inventario (1659) il dipinto fu curiosamente descritto come "''un quadro grande di una donna vestita di Diana, che sona al cembalo''".|Credo sia necessario chiarire se il dipinto fosse in collezione Giustiniani o in collezione Vittrici.}} Marini ha ipotizzato che l'identificazione mitologica sia stata favorita dall'androginia del personaggio raffigurato e dal ricciolo in fronte interpretato come uno spicchio di luna, noto attributo iconografico di Diana.<ref>Maurizio Marini, ''Caravaggio, "pictor praestantissimus": l'iter artistico completo di uno dei massimi rivoluzionari dell'arte di tutti i tempi'', Roma: Newton Compton, 1987, p. 144-145.</ref> Acquistato nel Settecento venne depositato presso la Badminton House e in seguito presso la collezione privata del Metropolitan Museum di New York dove oggi si trova insieme all'altro "Suonatore di liuto" con alcune variazioni (altri strumenti sul tavolo: una partitura, un virginale e un flauto dolce); è presente la frutta ed il vaso di fiori il cui vetro riflette in modo maggiore la finestra. Il dipinto pone però problemi di datazione e autenticità.<ref>Si veda anche Sebastian Schutze, ''Caravaggio'', Berlin, Milano: Taschen-Mondadori, 2009, pp. 56, 69, 246, sulle tre repliche e sul dipinto in questione (p. 246). Sulla discussione delle repliche da vedere Sebastian Schutze, ''Caravaggio'', Milano, Mondadori, 2009, pp. 56, 59, 246. M. Marini, ''Caravaggio, "pictor praestantissimus"'', op. cit., p. 379.</ref>
 
Il dipinto del Metropolitan Museum di New York è riportato nell' Inventario dei beni del cardinal Francesco Maria del Monte, compilato il 21 febbraio del 1627: " ''Nella terza stanza à mano destra[ del palazzo di Ripetta]...un Quadro con un'huomo, che'' ''suona il leuto di Michel Angelo da Caravaggio con Cornice negra di palmi s''ei" ( Roma, Archivio di Stato, 30 Notaj Capitolini, Paulus Vespignanus, ufficio 28, vol. 138, fol. 582v )<ref>6. Carl Ludwig Frommel, ''Caravaggios Fruhwerk und der kardinal'' ''Francesco Maria del Monte'', in "Storia dell'Arte", III, nn. 9-10, 1971 ( ma 1972 ), pp. 5-52, p. 36.</ref> . Alla morte del cardinale gli eredi del Monte lo vendono alla famiglia Barberini, acquisito dal cardinale Antonio come risulta da un libro spese del 16 maggio 1628<ref>7. Cfr. Maurizio Marini, cit, p. 381, n. 9.</ref>. L'inventario dell'aprile 1644 del cardinale Antonio Barberini conferma la presenza del dipinto" Nella stanza di Parnasso", con cornice dorata, nel palazzo ai Giubbonari. Nel 1697 risulta ancora dei Barberini nel palazzo alle Quattro Fontane; dopo la registrazione effettuata nel 1817, il dipinto viene venduto ed acquistato nel 1939 dalla Wildenstein & Co. di Parigi-Londra, oggi è in deposito al Metropolitan Museum di New York, per prestito della società<ref>8. Cfr. Maurizio Marini, op. cit., p.382.</ref>. Maurizio Marini, che nutre dubbi sulla versione Del Monte-Barberini lo data al 1595c ( Marini, 2005, n. 9 ). Hibbard sostiene che tanto il Baglione, quanto il Bellori, in realtà ignorano il ''Suonatore'' presso il Giustiniani ( nelle descrizioni si parla di Del Monte e non del Giustiniani ) e dunque si riferiscono ad una sola redazione per Del Monte<ref>9.H. Hibbard, ''Caravaggio'', London, 1983, pp. 279-280, n. 18 </ref>. Nel 1985 il Wolfe rende noto un documento, del passaggio da Del Monte al Barberini che dimostra con certezza la presenza di una duplice redazione iconografica del dipinto<ref>9. K. Wolfe, ''Caravaggio: another"Lute Player''", in " The Burlinghton Magazine", 1985, pp. 451-452.</ref> . Christiansen, in uno studio del 1990, lo considera autografo, ma precedente alla versione Giustiniani<ref>11. Citato da Maurizio Marini, op. cit., p. 382. E si veda K. Christiansen, ''A Caravaggio Rediscovered: The Lute player'', New York, 1990, pp. 10-13. </ref>. Come detto sopra, la Cinotti e la Gregori, sono invece dell'idea che il dipinto di New York sia posteriore a quello Giustiniani-Ermitage e che pertanto si attesti al 1597 ( vedi nota 4 ).
 
Nella Collezione di Alessandro Vittrice, ecclesiastico figlio di Girolamo ed Orizia di Lucio Orsi, sorella di Prospero, propagandista o Turcimanno del Caravaggio, esisteva un dipinto di simile iconografia non identificato e probabilmente perduto curiosamente descritto come" un quadro grande di una donna vestita di Diana, che suona il Cimbalo cornice arabescata m(ano ) del Caravaggio". Maurizio Marini ( 2005, n. 8 ), ritiene che l'estensore dell'inventario sia stato tratto in inganno dalla evidente androginia del musico e dal ricciolo piegato a virgola sulla fronte, come una mezza luna, noto attributo simbolico della dea Diana<ref>12, Maurizio Marini, op. cit., p. 379, n. 8. Il destino dei dipinti della raccolta Vittrici, salvo che per la Buona Ventura ex Pamphili ora al Louvre, non è noto, pertanto il dipinto deve ritenersi non identificato. </ref>.
 
Caravaggio, secondo Marini ( 2005, n. 9 ) afferma che il Caravaggio era solito una volta eseguito un dipinto ( il primo, per lo studioso, quello per il cardinale Del Monte ), ne esegue altri con varianti sostanziali, formandone una nuova stesura che cede poi ad altro collezionista. Un simile sistema non è solo presente qui, ma anche nella ''Buona Ventura'' oppure nelle due versioni delle ''" Stimmate di San Francesco"'' <ref>13. Maurizio Marini, op. cit., p. 382.</ref>
 
== Descrizione e stile ==