Corvus: differenze tra le versioni

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[[Cesare Ripa]] nella sua opera più nota, ''Iconologia'', lo inserisce nella simbologia dell'irresolutezza (''Irresolutione''), ponendo due corvi in atto di gracchiare nelle mani dell'anziana donna che ne costituisce l'icona e ne spiega anche il perché: «''Se le dà i Corvi per ciascuna mano in atto di cantare, il qual canto è sempre Cras, Cras, così gli huomini irresoluti differiscono di giorno in giorno,<ref>L'onomatopea ''Cras'' corrisponde in [[lingua latina|latino]] al termine che significa "domani"; a cui per indicare nelle icone, all'opposto, risolutezza si contrappone ''Hodie''</ref> quanto debbono con ogni diligenza operare, come dice [[Marco Valerio Marziale|Martiale]]''»
 
Il corvo ha fama di "uccello del malaugurio": questa fama è in un certo senso certificata letterariamente anche dallo scrittore statunitense [[Edgar Allan Poe]], il quale, nel suo Procedimento di Composizione, con il quale descrive come giunse a comporre il suo noto poema in versi [[Il corvo e altre poesie|Il corvo]], afferma: «Ero così giunto alla concezione di un Corvo, l'uccello di malaugurio che va reiterando con monotonia l'unica parola ''mai più'' …».<ref>Edgar Allan Poe, ''The Philosophy of Composition'', comparso sul numero di aprile 1846 del ''The Graham's Lady's and Gentleman's Magazine'' di [[Filadelfia (Stati Uniti d'America)|Filadelfia]]; da: ''Racconti Straordinari - Racconti grotteschi e seri'', con la traduzione di Franco della Pergola, Edizioni per Il Club del Libro, 1957</ref>
 
La fama maleaugurante gli deriva anche dalla sua predilezione per le carogne, che ha dato origine ad espressioni come «Finire in pasto ai corvi», per indicare il morire (magari anche insepolti).<ref name=Apollo>[[Alfredo Cattabiani]], ''Volario'', Mondatori, Milano, 2000, ISBN 88-04-47991-4, pag. 295</ref>