Ruffo di Calabria: differenze tra le versioni

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La grande fortuna della famiglia iniziò certamente con il conte di [[Catanzaro]] Pietro I<ref>Così detto per distinguerlo da un suo omonimo discendente.</ref><ref>L'investitura a conte di Pietro I è tradizionalmente fatta risalire a Federico II, Pontieri (''Op.cit.'') la data invece al 1253 attribuendola a Corrado IV; l'appellativo "di Calabria" ed il diritto quasi sovrano di intitolare i propri atti con la formula ''Dei gratia Comes Catanzaris'' è attestato in una [[Bolla papale|Bolla]] di [[papa Innocenzo IV]] dell'ottobre 1254 nella quale, riconferrnando a Pietro I Ruffo la concessione della contea di Catanzaro, si legge tra l'altro: ''«Tu ed i tuoi eredi terrete in perpetuo queste concessioni immediatamente dalla Chiesa Romana, non riconoscendo d'ora innanzi alcun signore superiore a voi al di fuori di essa»'' (Dal Reg..Vaticano 23 - CCCCXXXMIIII, 198 v. e 199 r.); è probabile che altri Ruffo avessero precedentemente ottenuto la corona comitale di Catanzaro, ma Pietro I resta il primo di cui si conservi memoria documentata, in ogni caso è certo che la famiglia detenesse da tempo sulla città una qualche forma di signoria.</ref> (m.[[1257]]), che fu cortigiano dell'imperatore Federico II e da questi nominato [[Giustiziere (funzionario)|giustiziere]], gran maresciallo del regno di Sicilia e balio<ref>Probabilmente nel significato di ''tutore'' piuttosto che di ''[[Balivo]]''.</ref> del figlio [[Corrado IV di Svevia|Corrado]]. Prive di fondamento, se non addirittura false ed atte solo a sminuirne la figura, appaiono le notizie contenute nella ''[[Historia de rebus gestis Frederici II imperatoris]]'' del cosiddetto [[Nicolò Jamsilla|Pseudo-Jamsilla]], secondo cui Pietro I era di povere ed umili origini<ref>''«Curiam ipsius Imperatoris federici pauper ingressus»'' (Nicolò Jamsilla, ''Op.cit.'' col. 547) ovvero ''«Pietro I entrò che era povero alla corte dell'imperator Federico»''; l'Amari (''Op.cit.'', p. 15), che altrove confonde Pietro I con Pietro II, rifacendosi all'anonimo autore dell'''Historia'' ne diede questo ritratto: «Sedea viceré in Sicilia da molti anni, e governava sì le Calabrie, Pietro Rosso o Ruffo. L'Imperator Federigo, da vil familiare l'avea levato a' sommi gradi, com'avviene in corte ai più temerari e procaccianti»; è oggi acclarato che l'anonimo, forse identificabile nel notaio Goffredo da Cosenza giustiziato dagli angioini nel 1269, fosse un partigiano di Manfredi, il suo intento era innanzi tutto quello di fornire un resoconto ufficiale e legittimante quest'ultimo, motivo per cui Pietro I viene dipinto come un opportunista successivamente macchiatosi di [[fellonia]] ed [[alto tradimento]].</ref>. Nominato vicario in Sicilia e Calabria da [[Corrado IV di Svevia|Corrado IV]], venne riconfermato in questi incarichi da [[Corradino di Svevia|Corradino]], ma schieratosi apertamente contro [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]] fu privato di tutti i suoi beni e costretto all'esilio, morendo assassinato dai partigiani dell'[[Hohenstaufen]] a [[Terracina]].
 
La stessa parabola politica seguì [[Giordano Ruffo|Giordano]]<ref>Giordano è noto soprattutto per una pionieristica opera di [[mascalcia]], la prima nell'occidente [[latino medievale|latino]] (Antonino De Stefano, ''Op.cit.'', p. 84), che fa di lui una sorta di proto-[[veterinario]]</ref>, nipote di Pietro I; anch'egli funzionario del Regno di Sicilia sotto Federico II, dapprima castellano e poi [[maniscalco]] imperiale<ref>Si noti come Il termine "maniscalco" sia etimologicamente legato alla parola [[maresciallo]] e come l'incarico ricoperto da Giordano seppur di grado inferiore possa confondersi con quello assunto da Pietro I.</ref>, abbandonò successivamente gli svevi per schierarsi dalla parte di [[papa Alessandro IV]], ma caduto prigioniero delledella parte ghibellina venne prima accecato e quindi giustiziato.
 
Pietro II<ref>Un nipote, o pronipote ''ex avo'' di Pietro I.</ref> (1230-1310), dopo aver trovato rifugio in Francia con parte della famiglia, si schierò con [[Carlo I d'Angiò]] riottenendone l'investitura della contea di Catanzaro<ref>Per sé e per i propri eredi.</ref> come compenso per aver tolto [[Amantea]] ai seguaci di [[Corradino di Svevia]] (1268), si distinse in seguito nella difesa di Catanzaro (1280-1281) durante la guerra del [[Vespri siciliani|Vespro]].