Santo Stefano di Briga: differenze tra le versioni
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Nel privilegio con cui veniva autorizzata la costruzione del castello dei Gotho che inizialmente era costituito da una grande Torre a pianta quadra denominato nella nomenclatura delle costruzioni militari, dongione, e che nei tempi successivi subì modifiche e ingrandimenti, la zona in cui fu eretto è identificata come Santo Stefano di Brica, segno evidente che all'epoca e sino alla fine del XVII secolo, non vi era una demarcazione territoriale tra Santo Stefano di Brica e quello mediano, essendo il casale indicato genericamente “di Brica” mentre gli altri toponimi “di Juso” ovvero “Santa Margherita” erano utilizzati per precisare le contrade in cui ricadevano i vari “lochi” posseduti sino alla fine del Seicento dai Gotho, come risulta da tutta una serie di atti concernenti disposizioni testamentarie o la soggiogazione con censi bullali di beni rustici ricadenti in Santo Stefano di Brica, per il pagamento delle doti monacali delle fanciulle di questa famiglia che abbracciavano la vita religiosa<ref>cfr Archivio Santa Maria dell'Alto -Messina- </ref>.
Nicolò Gotho, cui si deve l'erezione del castello, figlio primogenito di Leonardo barone della Floresta, oltre alle terre di Santo Stefano di Brica e la baronia della Floresta, della quale prese investitura nel 1464, possedeva altresì altre Terre nella piana di Milazzo del quale territorio, di Castro Reale, in quegli anni era designato Capitano, e dove per ragioni agricole aveva fatto scavare un famoso pozzo, [sembrerebbe ancora esistente nella piazza di San Vito<ref>cfr Rossitto, ''Storia di Barcellona Pozzo di Gotto''</ref>], nel casale dal quale in suo ricordo prese inizialmente nome la cittadina di Puteus de Gotho, chiamata successivamente nel 1639, in suo ricordo, Pozzo di Gotto. Fu senatore di Messina negli anni 1478-1480, ed aveva sposato Eleonora Balsamo, messinese
==Viabilità e trasporti pubblici==
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