Resa del Giappone: differenze tra le versioni
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Nella notte del 12 agosto [[1945]], il maggiore [[Kenji Hatanaka]], assieme al tenente colonnello [[Masataka Ida]], [[Masahiko Takeshita]] (cognato di Anami) e [[Inaba Masao]], con il colonnello [[Okitsugu Arao]], il Capo della Sezione degli Affari Militari, parlarono al Ministro della Guerra [[Korechika Anami]] (il Ministro degli Esteri era "la figura più potente in Giappone dopo l'Imperatore stesso"),<ref>Frank, 316</ref> chiedendo da fare tutto ciò che poteva per impedire che fosse accettata la Dichiarazione di Potsdam.<ref>Frank, 318</ref> Siccome avevano bisogno del suo supporto, Hatanaka e gli altri ribelli decisero che non avevano scelta che continuare il piano e tentare un colpo di stato. Hatanaka, per tutto il 13 agosto e la mattina del 14, incontrò i suoi alleati negli alti livelli del Ministero e perfezionò il suo piano.<ref>Hoyt 407–408</ref>
Poco dopo la conferenza nella notte tra il 13 e il 14 agosto, in cui fu deciso di accettare la resa, un gruppo di alti ufficiali dell'Esercito, incluso Anami si incontrarono in una stanza vicina. Tutti i presenti erano tesi a causa della possibilità di un [[colpo di stato]] per impedire la resa - alcuni dei presenti potevano tuttavia aver considerato di proporne una. Il generale [[Torashiro Kawabe]] propose che tutti gli alti ufficiali presenti firmassero un accordo per
[[File:Tanaka Shizuichi.jpg|left|thumb|Il colpo di stato collassò dopo che [[Shizuichi Tanaka]] convinse gli ufficiali ribelli ad andarsene. Tanaka si suicidò nove giorni dopo.]]
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