Moti del Cilento (1848): differenze tra le versioni

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Il Carducci si pose quindi a capo del movimento insurrezionale a [[Torchiara]] vicino Agropoli, assumendo poi anche il comando degli insorti dei paesi vicini. Sperava di poter estendere il moto alla Basilicata e alla Calabria, ma la mancanza di una salda e univoca formazione politica con funzione direttiva rese caotiche le sue operazioni militari.
 
Comunque i Borboni, sconfitti in Sicilia, furono costretti a scendere a patti con lui. Ottenuta la Costituzione, Carducci rivestì il ruolo di colonnello comandante nella ''Guardia nazionale'' di [[Salerno]]. Ma quando la monarchia [[Borboni di Napoli|borbonica]], prendendo spunto da una sommosasommossa del 15 maggio, sciolse il Parlamento borbonico, Carducci fu costretto a fuggire a [[Roma]].
 
Successivamente Costabile Carducci tentò di scatenare la rivolta di nuovo nel Cilento ed in [[Calabria]] nell'estate del 1848: raccolte nel [[Vallo di Diano]] (in provincia di Salerno) le superstiti forze salernitane e lucane a luglio, cercò di tornare nel Cilento ma -quasi naufragato vicino [[Maratea]]- fu fatto prigioniero ed ucciso barbaramente dai borbonici.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/costabile-carducci_(Dizionario_Biografico)/ Treccani: biografia di Costabile Carducci]</ref>