Paolo Tosio: differenze tra le versioni

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L'incremento della collezione e, in parallelo, il suo allestimento all'interno del palazzo, che andava via via ampliandosi, diventarono le sue principali occupazioni. Nel suo insieme, la raccolta Tosio rimane un esempio intatto, quasi unico ed a livelli qualitativi spesso alti, del collezionismo in Lombardia in epoca di [[Restaurazione]].
Palazzo Tosio divenne così una meta d'obbligo per i personaggi, più o meno illustri, che transitavano da Brescia, personalmente accolti dai padroni di casa: dagli imperatori d'Austria Francesco I e Ferdinando I ai principi italiani e stranieri.
L'aggiornamento su quanto poteva offrire il coevo mercato dell'arte assicurano al conte autentici capolavori: tra i dipinti antichi sono da ricordare: il Redentore di [[Raffaello]], il Presepio del [[Lorenzo Lotto|Lotto]] e l'Annunciazione di [[Il Moretto|Moretto]]. Altrettanto tempestivi risultano gli acquisti di opere contemporanee.
[[File:Sorbara di Asola-Panorama.jpg|thumb|right|[[Sorbara (Asola)|Sorbara di Asola]]]]
L'ambiente artistico milanese si riflette in modo puntuale nella collezione del conte:buona parte delle opere prima di essere collocate nel palazzo di Brescia passarono dalle esposizioni di Brera. Da rilevare il breve lasso di tempo che esiste tra l'affermazione di un artista e la commissione o l'acquisto di una sua opera da parte del Tosio. Nella raccolta bresciana si ritrovano, oltre ad alcuni importanti esponenti della stagione neoclassica (come [[Andrea Appiani]] e Gaspare Landi), i protagonisti della scena milanese contemporanea (come [[Francesco Hayez]], Pelagio Palagi, Massimo D'Azeglio, Giovanni Migliara, Giuseppe Canella, gli scultori Pompeo Marchesi e Democrito Gandtolfi); si aggiungono opere di provenienza romana (Francesco Podesti, François Marius Granet, gli scultori [[Antonio Canova]] e Berthel Thorvaldsen), fiorentina (Giuseppe Bezzuoli, lo scultore Lorenzo Bartolini) e veneziana (Giuseppe Borsato, Felice Schiavoni). Paolo Tosio muore nel [[1842]].