Guerra d'Eritrea: differenze tra le versioni

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==L'occupazione di Assab e Massaua==
{{vedi anche|Colonialismo italiano}}
Dopo aver visto [[Schiaffo di Tunisi|frustrate le sue ambizioni coloniali]] sulla [[Tunisia]] ad opera della [[Francia]] nel 1881, il governo italiano decise di indirizzare le sue mire espansionistiche verso un territorio africano fino ad allora poco considerato dalle potenze coloniali, il [[Corno d'Africa]], dove già da tempo si stavano indirizzando gli interessi di alcuni imprenditori italiani. Nel [[1882]] lo Stato italiano acquistò dalla compagnia [[Raffaele Rubattino|Rubattino]] la baia di [[Assab]], iniziando così la penetrazione nell'area. Nel febbraio del [[1885]], prendendo a pretesto il massacro inavvenuto a [[Dancalia]] di una spedizione commerciale guidata dall'esploratore [[Gustavo Bianchi]], un piccolo corpo di spedizione italiano (800 uomini di un [[battaglione]] di [[bersaglieri]]) al comando del [[colonnello]] [[Tancredi Saletta]]<ref>In realtà l'ufficiale più alto in grado presente sul posto era il contrammiraglio [[Alessandro Caimi]] della [[Regia Marina]], al comando della piccola formazione navale che aveva trasportato a destinazione il contingente; il comando delle operazioni a terra però era gestito autonomamente dal Saletta. I conflitti di attribuzioni tra i due ufficiali furono risolti alcuni mesi più tardi con l'arrivo dall'Italia del [[maggior generale]] [[Carlo Genè]], incaricato espressamente del comando di tutte le forze presenti nell'area. [[Angelo Del Boca]] nella sua opera ''Gli italiani in Africa orientale'', vol. I, descrive dettagliatamente gli eventi.</ref> occupò il porto di [[Massaua]], allontanandone senza alcuno scontro la locale guarnigione [[Egitto|egiziana]] che all'epoca controllava il porto della città; l'azione era stata possibile anche grazie al beneplacito del primo ministro [[Regno Unito|britannico]] [[William Ewart Gladstone]]. Nei mesi successivi l'Italia occupò tutta la fascia costiera tra Massaua e Assab, conquistò [[Saati]] e annesse Massaua al Regno.[[File:Tallero d'Eritrea 129421.jpg|thumb|left|[[Tallero d'Eritrea]], coniato nel 1891 dal [[Governo della Repubblica Italiana|Governo italiano]].]]
 
Nelle intenzioni del ministro degli esteri italiano [[Pasquale Stanislao Mancini]], la conquista di Massaua doveva essere la prima fase di una penetrazione italiana nel Sudan, allora un co-dominio anglo-egiziano ma preda fin dal [[1881]] di una [[Guerra Mahdista|violenta rivolta]] delle popolazioni [[Musulmano|musulmane]] guidate dal capo religioso [[Muhammad Ahmad]], autoproclamatosi ''[[Mahdi]]''<ref>Da cui il termine ''mahdisti'' per riferirsi ai suoi seguaci; inglesi ed egiziani, invece, indicavano i ribelli sudanesi con il termine ''[[dervisci]]'', usato anche dalla storiografia italiana</ref>; i piani del Mancini furono però rigettati dagli inglesi che, di fronte all'incalzare della rivolta, avevano deciso di abbandonare il paese<ref>Indro Montanelli, op. cit., pag. 200</ref>. Il fallimento della sua politica e le critiche provenienti dal Parlamento spinsero Mancini alle dimissioni; il suo posto venne preso dal [[Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant|conte di Robilant]] che, seppur disapprovando la politica coloniale intrapresa dall'Italia, decise di continuare le operazioni in Eritrea.