Monte di Pietà: differenze tra le versioni

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A partire dalla fine del [[XV secolo|Quattrocento]] i Monti di pietà furono fondati in numerose città di piccole e medie dimensioni, che per la loro operosità economica presentavano una domanda di [[credito]], soprattutto in [[Lombardia]], [[Veneto]], [[Toscana]], [[Liguria]], [[Umbria]], [[Marche]] e [[Romagna]] (per quest'ultima regione, si può vedere la storia del [[Monte di Pietà (Forlì)|Monte di Pietà di Forlì]]).
 
Lo scopo principale era quello di sostituirsi agli istituti di credito ebraici. Era evidente che l'attività di propaganda antiebraica dei francescani, come lo scandalo della carne macellata secondo la [[Casherut|prescrizione ebraica]] e venduta a cristiani, non bastava: c'era bisogno di minare l'economia degli Ebrei.<ref>Si veda per esempio {{cita libro|autore=Giacomo Todeschini|capitolo=Usura ebraica e identità economica cristiana|titolo=Gli Ebrei in Italia|anno=1996|città=Torino|editore=Einaudi|curatore=Corrado Vivanti|pp=289-318}}</ref> La creazione dei Monti di Pietà era quindi preceduta da intense attività di predicazione al fine di raccogliere il consenso popolare sulla necessità di epurare la società italiana dall'usura ebraica. Un punto di forza di questa predicazione antiebraica risiedeva nel fatto che i tassi di interesse richiesti dai Monti di Pietà erano più bassi (limitati di solito al 5-10%) di quelli richiesti dai banchi ebraici, essendo considerati come una copertura delle spese di gestione.<ref>Nonostante la giustificazione ideologica per cui l'interessa serviva solo al mantenimento del Monte stesso, il fatto che si potesse ricavare un guadagno dal prestito di denaro non mancò di suscitare riprovazione in Agostiniani e Domenicani. Era evidente, infatti, che al fianco delle motivazioni religiose ed ideologiche lo sviluppo dei Monti avesse pure una ''ratio'' economica, soprattutto a partire dal [[XVI secolo|Cinquecento]].</ref>
 
Uno dei maggiori promotori dei Monti, [[Bernardino da Feltre]], rifiutando la proposta di chiedere un [[tasso di interesse]] per i prestiti effettuati dal Monte (che per il cristianesimo [[medioevo|medievale]] era un [[peccato]], in quanto prestare denaro dietro compenso era considerato [[usura]]), elaborò un progetto basato sull'idea del "fondo di rotazione", secondo cui il [[capitale (economia)|capitale]] iniziale poteva essere utilizzato come presidio e garanzia dei prestiti concessi sul fondo, senza doverne intaccare la consistenza. Questa linea di azione recuperava l'idea degli [[ordini religiosi cavallereschi]] di conservare il patrimonio per conseguire obiettivi di solidarietà reinterpretandola all'interno di un contesto strettamente finanziario. Essa fu seguita da molti altri Monti.