Giuseppe Pisanelli: differenze tra le versioni

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Insieme al senatore [[Cataldo Nitti]], si batté per l'[[Arsenale di Taranto]] in funzione del potenziamento [[Regia Marina|militare marittimo]] della nazione.
 
Inoltre per il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], svolse il ruolo di [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|ministro di grazia e giustizia]] nel [[Governo Farini]] e nel [[Governo Minghetti I|primo mandato governativo di Minghetti]] .
 
Fu autore del [[Codice di procedura civile italiano del 1865]] (oltre che della Relazione al Re), entrato in vigore nel 1865<ref>Mortara, Manuale della procedura civile, vol.I., ed. IX, Torino, 1929, p. 7 ss.; Picardi – Giuliani, ''Il codice di procedura civile del Regno d'Italia, 1865'', con introduzione a cura di Monteleone, ''Il codice di procedura civile italiano del 1865'', Milano, 2004</ref>, il primo a entrare in vigore nel neonato regno<ref>{{cita libro|url = http://books.google.it/books?id=KhsPAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=codici+regno+italia&hl=it&ei=xUvoS6qjG5qi_AbL8vzUBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CEYQ6AEwAw#v=onepage&q&f=false}}</ref>. Quest'opera di codificazione è stata molto rivalutata {{chiarire|negli ultimi decenni}}, perché considerata più liberale del [[Codice di procedura civile italiano|codice del 1940]] (giudicato talvolta troppo autoritario, se non proprio ideologicamente vicino al [[fascismo]]<ref>Monteleone, ''Il codice di procedura civile italiano del 1865'', cit.; Id., ''Manuale di diritto processuale civile,'' Padova, 2009, p. 335 ss; Cipriani, ''Storie di processualisti e di Oligarchi'', Milano, 1991, p. 91 ss.; Id., ''Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti,'' Napoli, 1992</ref>).