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Teodosio I fece molto affidamento sui barbari, reclutandone molti anche in seguito. Quando nel 386 [[Promoto]], generale di Teodosio, sconfisse i [[Greutungi]] e ne fece molti prigionieri, l'Imperatore decise di insediare parte dei prigionieri greutungi in Asia Minore in qualità di ''dediticii'' o ''[[laeti]]'', mentre ne reclutò una parte nell'esercito romano-orientale, con l'intenzione di rinforzare il suo esercito in vista di una spedizione contro l'usurpatore occidentale [[Magno Massimo]].<ref>Zosimo, IV,39.</ref> Zosimo riferisce che nella Tracia settentrionale, nella provincia di ''[[Scythia Minor]]'', Teodosio I aveva insediato truppe di barbari, riempendoli di doni; questi però furono accusati di cospirare contro l'Impero dal generale Geronzio, che li assalì e li sconfisse in battaglia.<ref name = ZosIV40>Zosimo, IV,40.</ref> Teodosio I prese però le difese dei barbari dando loro ragione e punendo Geronzio, i cui tentativi di giustificare l'accaduto accusando i barbari di cospirazione furono vani.<ref name=ZosIV40/>
 
Il panegirista Pacato attesta che, nel corso della [[Assedio di Aquileia (388)|spedizione militare contro Massimo del 388]], l'esercito romano fu rinforzato da massicce quantità di mercenari [[Goti]], [[Unni]] e [[Alani]]. Secondo Pacato, Teodosio si era assicurato l'appoggio dei popoli barbari che gli «avevano promesso servizio volontario» (tra cui i Goti insediati all'interno dell'Impero nel 382), spingendoli a partecipare nella spedizione contro Massimo, in modo tale da rinforzare il proprio esercito e al contempo «rimuovere dalla frontiera forze dalla fedeltà dubbia».<ref>Pacato, 32.3.</ref> Pacato loda la disciplina di queste truppe barbare, e afferma che «ora marciavano sotto insegne e comandanti romani quelli che un tempo erano i nemici di Roma», e che «ora riempivano come soldati le città della Pannonia che fino a poco tempo prima erano state svuotate da saccheggi ostili».<ref>Pacato, 32.4.</ref> Non bisogna però dimenticare che Pacato era un panegirista, e il fatto che queste truppe barbare fossero davvero disciplinate è messo in dubbio da altre fonti. Zosimo, per esempio, narra che Massimo riuscì a corrompere almeno parte dei mercenari barbari che militavano nell'esercito di Teodosio, spingendoli alla rivolta; quando Teodosio ne fu informato, tuttavia, i traditori barbari furono presto costretti a fuggire nelle paludi e nelle foreste della Macedonia, dove vennero diligentemente cercati e per lo più uccisi.<ref>Zosimo, IV,45.</ref> Tre anni dopo, nel 391, al ritorno a Costantinopoli dopo una lunga permanenza in Italia, Teodosio scoprì che, durante la sua assenza, i disertori barbari erano usciti dalle paludi e dalle foreste dove si erano rifugiati e stavano devastando la Macedonia e la Tessaglia. Teodosio marciò quindi contro questi disertori, ma, dopo alcuni iniziali successi, fu messo in difficoltà dalla controffensiva nemica, e si salvò solo per l'intervento tempestivo dei rinforzi condotti dal generale Promoto, che repressero la rivolta.<ref>Zosimo, IV,49.</ref>
 
Teodosio tentava di assicurarsi la fedeltà dei ''foederati'' goti con doni e banchetti.<ref name = ZosIV56>Zosimo, IV,56.</ref> Malgrado ciò, erano sorte due fazioni tra i ''foederati'' goti: quella capeggiata da Eriulfo intendeva rompere il trattato di alleanza con l'Impero e invaderlo, mentre quella capeggiata da [[Fravitta]] intendeva continuare a servire fedelmente l'Impero in battaglia.<ref name=ZosIV56/> Durante un banchetto con Teodosio I, i due litigarono al punto che Fravitta giunse ad uccidere Eriulfo; i seguaci di Eriulfo tentarono di uccidere Fravitta, ma furono fermati dalle guardie del corpo dell'Imperatore.<ref name=ZosIV56/> I ''Foederati'' goti furono utili all'Imperatore nella [[battaglia del Frigido]], nella quale subirono perdite consistenti, contribuendo alla sconfitta dell'usurpatore occidentale [[Eugenio]].<ref>Zosimo, IV,58.</ref>
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Le truppe barbare reclutate potevano essere contingenti ausiliari inviati dai re barbari ''extra fines'', come gli Unni di [[Uldino]], oppure piccoli gruppi di barbari disertori che avevano deciso di passare dalla parte dei Romani e servivano nell'esercito romano sotto i loro capi.<ref>{{cita|Jones|pp. 199-200.}}</ref> Per esempio, secondo [[Claudiano]], in seguito alla [[Battaglia di Verona (403)|battaglia di Verona del 403]], buona parte dell'esercito di Alarico decise di defezionare in favore di Stilicone, e furono reclutati nell'esercito romano, sembrerebbe come ''foederati''. Nel corso della campagna contro [[Alarico I|Alarico]], nel 401 Stilicone reclutò parte dei [[Vandali]] e degli [[Alani]] che avevano invaso la [[Rezia (provincia romana)|Rezia]] e il [[Norico (provincia romana)|Norico]] e che aveva sconfitto, costringendoli ad entrare nel suo esercito. Nella [[Battaglia di Fiesole (405)|Battaglia di Fiesole del 406]], in cui fu sconfitta l'orda di [[Radagaiso]] che aveva invaso l'Italia nel 405-406, l'esercito di Stilicone, costituito da 30 unità dell'esercito di campo, era rinforzato notevolmente da mercenari goti (condotti da [[Saro (generale)|Saro]]), unni (inviati da re [[Uldino]]) e forse anche alani (se si presta fede al resoconto ingarbugliato di Zosimo).<ref name = ZosV26>Zosimo, V,26.</ref> In alcuni casi i barbari reclutati potevano essere anche prigionieri di guerra, come i 12.000 soldati di Radagaiso che, dopo essere stati sconfitti a Fiesole, furono reclutati nell'esercito romano da Stilicone; in questo caso però ricevevano la qualifica di ''[[dediticii]]''. Talvolta queste bande di barbari erano incorporate nell'esercito regolare, come gli ''Honoriaci'' a cui nel 409 era stata affidata la difesa dei Pirenei.<ref>{{cita|Jones|p. 200.}}</ref>
 
Una ulteriore fonte di reclutamento potenziale per Stilicone era rappresentato dai ''[[foederati]]'' [[Visigoti]] di [[Alarico I|Alarico]], che tuttavia saccheggiavano l'Impero piuttosto che assisterlo nelle campagne militari. [[Orosio]], storico ecclesiastico ostile a Stilicone, accusò il generale di tradimento per aver risparmiato Alarico dopo averlo più volte vinto:
{{Citazione|Taccio di re Alarico con i suoi Goti, spesso vinto, spesso circondato, ma sempre lasciato andare.|lingua=la|Orosio, ''Storia contro i Pagani'', VII,37.|Taceo de Alarico rege cum Gothis suis, saepe victo, saepeque concluso, semperque dimisso.}}
È possibile che Stilicone non abbia annientato Alarico e i suoi Goti perché li considerava non semplici invasori ma ''foederati'' da ricondurre all'obbedienza e potenziali alleati. In effetti [[Sozomeno]] attesta che nel 405 Alarico era al servizio dell'Impero d'Occidente come generale (probabilmente con la carica di ''[[Comes Illyrici]]''), e si era insediato nella «regione dei Barbari ai confini di Dalmazia e Pannonia» (da identificare secondo la maggior parte degli studiosi con i distretti di frontiera tra [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], anche se il consenso non è unanime e diversi studiosi la identificano con una provincia dell'Illirico Orientale ai confini della ''pars occidentalis'', come ''[[Moesia I]]'' e ''[[Praevalitana]]'').<ref>Sozomeno, IX,4.</ref> In quello stesso anno Alarico ricevette da Stilicone l'ordine di invadere l'[[Epiro (provincia romana)|Epiro]] per sottrarla all'Impero d'Oriente; Stilicone intendeva vincere la disputa con Costantinopoli per il possesso delle [[diocesi (impero romano)|diocesi]] di [[Dacia (diocesi)|Dacia]] e [[Macedonia (diocesi)|Macedonia]] sfruttando l'alleanza con il re goto.<ref name="ZosV26"/> Stilicone non poté però raggiungere Alarico in Epiro perché nuove invasioni barbariche travolsero l'Impero.