Alfabeto devanagari: differenze tra le versioni

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precisazione per diacritici e caduta schwa
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Oltre che come ''matra'' di una consonante, una vocale può essere anche presente nella forma indipendente quando si trova all'inizio di una parola o accanto ad un'altra vocale (ad esempio, la /e/ da sola o a inizio parola o affiancata da un'ulteriore vocale in forma di matra si scrive ए).
 
Quando sopra una lettera all'internocon dellavocale parolaqualunque viene posto un diacritico a forma di punto, l''<nowiki/>'Anusvāra'', si vuole indicare che dopo la vocale insi taluniaggiunge casiuna va pronunciata [[vocaleconsonante nasale|nasalmente]], rilassando cioè il velo palatino (cioèn,m lae parte morbida del palatosimili) e facendo passare il suono attraverso il naso, come avviene anche in altre lingue come il portoghese, il polacco o il bengalese. In altri casi si aggiunge una consonante nasale che si assimila con la consonante che viene dopo (vedi sottopiù per le regole). In traslitterazione, si scrive universalmente come "ṃ", mentre in alfabeto IPA la nasalizzazione, quando avviene, si scrive con un tildo (ex. /ə̃/). Una parola indiana può iniziareavanti per vocale nasalizzata (ex. ऊँट /ũ:ṭ/ "cammello"). Quando la nasalizzazionelista è su un'unica vocale isolata o su una qualunque vocale a fine parola, si pone sopra al simbolo un segno a forma di semicerchio chiamato C''andrabindu/Anunāsika'' (mezzalunacompleta).
 
Se invece si trova un diacritico a forma di semicerchio chiamato ''Candrabindu/Anunāsika'' (mezzaluna) ँ, la vocale va pronunciata nasalmente, rilassando cioè il velo palatino (cioè la parte morbida del palato) e facendo passare il suono attraverso il naso, come avviene anche in altre lingue come il portoghese, il polacco, il francese o il bengalese. Una parola indiana può iniziare e finire per vocale nasalizzata (ex. ऊँट /ũ:ṭ/ "cammello" e माँ /mã:/ "mamma") e una delle tipiche posizioni in cui è possibile reperire la mezzaluna nelle parole hindi è proprio la seconda, specie se la parola non finisce in schwa.
Per disambiguare una consonante priva di vocali, sia ''a'' breve/Schwa che ''matra'', si inserisce sotto il simbolo un piccolo tratto obliquo chiamato ''Virāma,'' o ''"Killer Stroke" ्''. Non sempre viene scritto, quindi alcune parole possono avere una lettura ambigua, che si sbroglia o con un dizionario o con alcune regole di caduta del fono Schwa (vedi sotto). Tuttavia, anch'esse non hanno una predittività assoluta.
 
Dunque, in base alla presenza di uno o dell’altro diacritico, avvengono due fenomeni distinti e riconoscibili. Tuttavia in ortografia capita che i due diacritici vengano usati senza distinzione e/o ne venga usato uno solo per entrambi. Ciò tuttavia non crea problemi nella pronuncia perché la nasalizzazione avviene in contesti diversi dall’aggiunta della consonante nasale: se una vocale, lunga o breve, è seguita o meno da una consonante che si articola in un certo modo (indifferentemente dal luogo di articolazione e dall’aspirazione presente o no), si avrà l’uno o l’altro fenomeno. Per le regole, vedi più avanti.
 
Nella romanizzazione, la presenza di entrambi i diacritici in tutti i casi si indica soltanto con la lettera modificata "ṃ" tra vocale e consonante: ufficialmente, solo in alfabeto IPA viene indicata con esattezza la lettura completa. Lì, oltre che a disambiguare che consonante nasale è aggiunta, nel caso della nasalizzazione si scrive un tildo sopra la vocale (ex. /ə̃/). La conoscenza delle regole quindi aiuta a capire la pronuncia esatta della romanizzazione, che non fornisce tutte le informazioni.
 
Tuttavia con altri sistemi di romanizzazione, nel caso della nasalizzazione sulla vocale si segnala la pronuncia nasale con un tildo e non si usa “ṃ”, superflua.''<nowiki/>''
 
Per disambiguare una consonante priva di vocali, sia ''a'' breve/Schwaschwa che ''matra'', si inserisce sotto il simbolo un piccolo tratto obliquo chiamato ''Virāma,'' o ''"Killer Stroke" ्''. Non sempre viene scritto, quindi alcune parole possono avere una lettura ambigua, che si sbroglia o con un dizionario o con alcune regole di caduta del fono Schwaschwa (vedi sotto). Tuttavia, anch'esse non hanno una predittività assoluta.
 
Di seguito sono indicate le '''vocali''' dell'alfabeto devanāgarī con il loro simbolo d'inizio parola, il segno diacritico con una consonante a caso, la प् (/p/), la pronuncia (della vocale a sé stante e della consonante /p/ con la vocale) nell'[[alfabeto fonetico internazionale]] (IPA) con l'equivalente nell'[[International Alphabet of Sanskrit Transliteration]] (IAST) e nell'[[Indian languages transliteration]] (ITRANS), e gli equivalenti approssimativi di pronuncia in [[lingua italiana|italiano]]:
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|/qə/
|Q, q
|C di '''c'''ane pronunciata con la radice della lingua contro il velo (la parte morbida del palato).
È un prestito persiano, deriva da '''ق''' .
velo (la parte morbida del palato). È un prestito persiano.
|-
|'''ख'''
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|'''ख़'''
|/χə/
|<u>KH</u>, <u>kh</u> / X, x
|X, x
|C di '''c'''ane senza contatto tra velo e radice della lingua. Prestito persiano, da '''خ''' .
|-
|'''ग'''
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|'''ग़'''
|/ɤə/
|<u>GH</u>, <u>gh</u> / Ġ, ġ
|G di '''gh'''iacciolo, niente contatto tra dorso della lingua e palato. Prestito persiano, da '''غ''' .
e palato. Prestito persiano.
|-
|'''घ'''
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|/t͡ɕʰə/ o /t͡sʰə/
|CH, ch
|C di '''c'''ena palatalizzata / Z di zelo, quindi occlusiva, con aspirazione sorda
|-
|'''ज'''
|/d͡ʑə/ o /d͡zə/
|J, j
|G di '''g'''elato palatalizzata / Z occlusiva sonora
|-
|'''ज़'''
|/zə/
|Z, z
|Z di '''z'''elo, ma niente contatto tra punta della lingua e alveoli. Prestito persiano, da '''ز''' .
|-
|'''झ'''
|/d͡ʑʱə/ o /d͡zʱə/
|JH, jh
|G di '''g'''elato palatalizzata / Z occlusiva sonora, con aspirazione sonora. Graficamente, la prima
metà della lettera riprende le sembianze della /i/ isolata (इ).
|-
|'''झ़'''
|/ʒ/
|XZH, xzh
|G di '''g'''elato, senza contatto tra tra lingua e alveoli. Prestito.
|-
|'''त'''
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|/ŋ-/
|Ṅ, ṅ
|NG di pa'''n'''ca, suono unico nasale. Si trova solo in cluster. Si ricorda nuovamentePrestito europeo.
che non è un prestito persiano
|-
|'''ढ'''
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|/ɽə/
|Ṛ, ṛ
|R dell'American English "ca'''r'''", retroflessa. NonPrestito è un prestitoinglese. La Nuqta stavolta è in basso.
|-
|'''ढ़'''
|/ɽʱə/
|ṚH, ṛh
|R di ca'''r''' retroflessa, con aspirazione sonora. NonModifica è undel prestito persianoinglese.
|-
|'''द'''
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|/fə/
|F, f
|F, di '''f'''iore. Prestito persiano, da '''ف''' .
|-
|'''ष'''
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Viene usata anche come decorazione su oggetti e si sente spesso nel canto
 
sacro e meditativo. La pronuncia fissa è indicata in IPA.
|-
| '''ज्ञ'''
|/gjə/
|"JÑA", jña
|Oltre che essere uno dei pochidue cluster dalla scrittura completamente irregolare (vedi
la sezione "legature ortografiche"), la lettura è completamente diversa dalla scrittura e
 
traslitterazione: infatti si pronuncia come "GHIA" di '''ghia'''ia.
|-
|'''क्ष'''
|/kʂə/
|KṢ(H)A, kṣ(h)a
|Questo è il secondo cluster completamente irregolare, si pronuncia "KS" con la "s" retroflessa.
|}
Per completezza, si elencano infine i numeri cardinali. Il sistema grafico indiano possiede il numero zero, di cui si hanno le prime tracce storiche proprio in India.
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* In hindi tutte le vocali, brevi o lunghe, possono essere nasalizzate. Queste possono assumere (ma solo nel sanscrito vedico) un [[accento tonico]] acuto, grave o circonflesso.
* In sindhi (parlato in India e Pakistan) ci sono quattro consonanti occlusive sonore in più: esse sono le implosive  ॻ /ɠə/,  ॼ /ʄə/,  ॾ /ɗə/,  ॿ /ɓə/, riconoscibili per un tratto orizzontale sotto la lettera e solitamente attaccato alla riga verticale. Si pronunciano rispettivamente come "g, gi, d, b" ma contemporaneamente si chiude completamente la glottide (una valvola nella gola che si individua tossicchiando) e si abbassa (come se si stelle deglutendo) provocando un rumore, una vibrazione delle corde vocali. A questo suono si accompagna l'esecuzione della consonante.
* Quando il matra /-i/ si inserisce sulle tre consonanti con la linea spezzata, in alcuni font il nastrino può apparire slegato dalla riga verticale: /dʱi/ धि /ʃi/ थि /bʱi/ भि . Nei cluster torna a legarsi (vedi sotto).
* Il matra della /u/ breve ु e lunga ू ha una posizione irregolare con la "r": रु /ru/, रू /ru:/ (nel secondo caso, il matra non cambia inclinazione: è solo trascinato con un movimento rigido accanto alla consonante "r").
* In hindi ci sono precise regole che riguardano i diacriticifenomeni nasalidi nasalizzazione vocalica e aggiunta+assimilazione della consonante nasale. la '''nasalizzazione''' della vocale avviene se il diacritico (quello più corretto è la mezzaluna ँ) si trova su una qualunque vocale a fine parola, indifferentemente se essa è lunga o breve. La lunghezza della parola è indifferente: può anche essere monosillabica, come माँ , "ma', mamma". La nasalizzazione non modifica assolutamente la lunghezza vocalica: le lunghe restano lunghe. Nel secondo caso, avviene se la mezzaluna si trova su una vocale completamente isolata, lunga o breve. Nel terzo caso, avviene se la vocale lunga con l'anusvara è seguita da una consonante occlusiva o affricata sorda, indifferentemente se essa è aspirata o meno; per la precisione, le consonanti coinvolte sono la /p, t, t͡ʃ, ʈ, k/ con e senza aspirazione. Si ricorda che il luogo di articolazione è pure indifferente. Nel quarto caso, avviene se una vocale breve con l'anusvara è seguita da una consonante liquida o nasale o vibrante o aspirata o dalle semivocali; per la precisione, sono la /l, m, ɲ. n, ɳ, ŋ, r, ɽ, h, j, w/. Le ultime due, nella parlata veloce, assimilano l'aspirazione. In alcune parole o prestiti, la regola può cadere.
* In tutti gli altri casi (sempre in hindi), avviene l''''aggiunta della consonante nasale''' e la sua successiva assimilazione alla consonante successiva: cambia solo il luogo di articolazione, in base a dove è posizionata la lingua (il modo non cambia perché è sempre nasale: il suono uscirà sempre e solo dal naso). AdIl esempiodiacritico più corretto per indicare il fenomeno (e dunque renderlo subito riconoscibile senza bisogno di applicazione di regole) è l'anusvara, davantiं . Davanti a p/b diventala consonante usata è /m/, davanti a d/t e r/s/sh diventa /n/, davanti ai medesimi suoni retroflessi si retrofletterà anch'essa (ʈ/ɖ - /ɳ/), davanti a t͡ɕ/d͡ʑ/ɕ in versione palatalizzata diventerà /ɲ/ ("''gn"'' di ''gn''omo) o altrimenti nella pronuncia alternativa tornerà ad essere /n/, di fronte a k/g diventerà /ŋ/, davanti alla "v/f" diventa /ɱ/ (come nella parola "ca''n''vass"), davanti alla /q/ diventa /N/ uvulare, eseguita con la radice della lingua (né con dorso né con la punta) e preceduta da una pesante nasalizzazione vocalica. si ricorda che i diacritici nasali, oltre che le lettere in disuso nell'hindi, si trovano perlopiù in parole di origine sanscrita. In taluni casi, la grafia di aggiunta di consonante nasale con diacritico è reperibile pure in prestiti di altre lingue (e quindi anche davanti a suoni importati come f/q). La regola in alcune parole o prestiti, come "banca", può cadere.
* Il simbolo ऽ, cioè la "Avagraha S", in hindi si trova dopo i suoni vocalici lunghi e li allunga dandogli un tono di lamento, ragion per cui si trova in interiezioni. Per ragioni enfatiche, si può scrivere più volte di fila (ex. आईऽऽऽ! /a:i:/ cioè "aahiiii!").
* La Visarga, ः , è un paio di punti a fine parola che, in sanscrito, indicano un'aspirazione /-h/, che si conserva in hindi. Si traslittera come Ḥ, ḥ.
* La '''cancellazione/caduta della schwa''' (o "''Schwa deletion''") in hindi, come già detto, se non è disambiguata con la virama, è -in parte- predittiva con delle regole. Come '''1°''' regola, la schwa /ə/ non si può omettere nella prima sillaba di una parola. Come '''2°''' regola, se una parola inizia per schwa, ovviamente deve essere pronunciata. Come '''3°''' regola, data la legenda ''[C]= consonante con schwa sottintesa, [V]= vocale, [CV]= consonante+matra, [(C)V]= consonante che può esserci facoltativamente'' e ''[<u>C</u>= consonante soggetta a caduta di schwa inerente]'', nelle parole aventi tre sillabe [1'][2'][3'] la cui sillaba finale [3'] termina con una vocale a piacere diversa da schwa, la lettura finale è [(C)V][<u>C</u>][CV] (è indifferente che la parola inizi o no per consonante). Vale a dire, dall'incontro delle due consonanti in mezzo alla parola, la prima perde la schwa. Come '''4°''' regola, se una parola con più sillabe termina con una consonante con schwa sottintesa, cioè -[C], il fono schwa spesso si elimina. Come '''5°''' regola, una parola di quattro sillabe tutte con schwa inerente, cioè [C][C][C][C], se soggetta al fenomeno si legge [C][<u>C</u>][C][<u>C</u>]. La schwa si toglie dalla seconda e quarta sillaba, che non a caso è l'ultima (si riprende quindi la quarta regola; poiché la prima sillaba resta completamente inalterata, si riprende anche la prima). Come '''6°''' regola, una parola ha da 4 sillabe in su ed è molto diversificata al suo interno, si scandaglia ed esamina il vocabolo applicando un passo alla volta la terza regola, cioè spostando volta per volta il blocco [(C)V][<u>C</u>][CV] di una posizione in avanti. Se la combinazione di vocali e consonanti combacia col blocco, è probabile che quindi la lettura del blocco di parola in esame rispecchi [(C)V][<u>C</u>][CV] (e cioè, è probabile che ci sia nella posizione [<u>C]</u> la caduta di schwa). Se la parola ha 4 sillabe, in totale quindi si eseguiranno due spostamenti/analisi; se ne ha 5, se ne eseguiranno tre prima di arrivare in fondo; ecc. Nelle parole polisillabiche è anche utile ricordarsi la 1° regola. Si ricorda che la lettura corretta e il corretto inserimento della virama può essere sbrogliata da un buon dizionario con romanizzazione e/o la trascrizione IPA. Un esempio di eliminazione di schwa è nel nome proprio विमला (Vim'la, /vimla/), che segue la terza regola. Tutte le volte che in romanizzazione si indica la perdita di schwa, accanto alal consonante interessata si scrive un apostrofo. Senza di esso, l'ortografia cambierebbe in un cluster perché le consonanti si fonderebbero insieme: "Vimla" infatti si scrive विम्ला .
* Le '''legature/congiunzioni ortografiche''' si ottengono, in molti casi, togliendo la linea verticale della prima delle due lettere e affiancandole (possono essere diverse o identiche se si scrive un raddoppio consonantico) fino a unirle (ex. प्प, ष्ष, ख्ख, ग्ग, ब्ब, च्च, घ्घ, म्म, ल्ल, स्स, ण्ण, श्श ecc). Su supporto informatico, si ottengono digitando una consonante, la virama e un'altra consonante a piacere. Le eccezioni sono i due raddoppi occlusivi /kkə/ e /ppʰə/ (क्क e फ्फ: la prima delle due linee verticali rimane) e le quattro lettere dalla base semisferica (tutte occlusive retroflesse), che si appendono l'una sull'altra: ट्ट, ठ्ठ, ड्ड, ढ्ढ, incluso /ddə/ द्द. Quando le consonanti si appendono, si schiacciano e comprimono. Si ricorda nuovamente che, in assenza di matra e virama, la vocale di default è la Schwa breve: gli esempi contengono proprio la vocale neutra. Inoltre, due consonanti non si possono semplicemente affiancare per creare un cluster: ad ex., per creare /tke/ si deve scrivere त्के ; se si scrivesse तके , si leggerebbe /təke/: la schwa non è stata tolta, quindi essendoci una vocale in mezzo la pronuncia è quella appena indicata e non si crea un cluster.
* In generale, "k/p" non perdono la loro riga verticale anche quando si affiancano ad altre lettere (ex. /klə/ क्ल /kdʱə/ क्ध /pʰɳə/ फ्ण /pʰɖə/ फ्ढ /pʰʃə/ फ्थ ). Si ricorda nuovamente che, con tre consonanti, la linea orizzontale si spezza. Quindi, alla fine della scrittura delle consonanti/matra/diacritici di tutta la frase si tracceranno due linee orizzontali distinte.
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* La /n/ come secondo membro di un cluster in alcuni font assume una grafia, un comportamento e una lettura dall'alto al basso analoghi alla "r" nella stessa posizione (ex. ग्न /gnə/, घ्न /gʱnə/ प्न /pnə/ म्न /mnə/ च्न /d͡ʑnə/ ख्न /kʰnə/ द्न /dnə/). Si ricorda nuovamente che, con "r" al primo membro, è "r" subire una trasformazione in ricciolo: /rnə/ र्न .
* La "sh" (श) quando si incontra con altre lettere perde il tratto verticale, soppiantato dalla seconda consonante, e conserva la sua forma (ex. /ʃpə/ श्प ) ma in quattro casi assume la forma di un nastrino ripiegato su sé stesso e annodato in cima alla sbarra verticale della seconda consonante. Il nastrino, svolazzando al all'altezza della riga orizzontale, la taglia. I casi sono: श्न /ʃnə/ श्व /ʃvə/ श्च /ɕd͡ʑə/ श्र /ʃr/. Quest'ultimo, avendo inoltre la "r" in seconda posizione, è dunque soggetto a ben due regole.
* Un numero ristretto di altre forme ha infine una grafia completamente irregolare, che si impara a memoria. Alcuni sono /kʂə/ क्ष , /kvə/ क्व (non è presente in tutti i font) , "jña" /gjə/ ज्ञ . Si ricorda che il terzo è quello che ha pure la pronuncia irregolare.
* Con alcune lettere non si in molti casi ha una legatura ortografica calligrafica, quindi il cluster si ottiene "manualmente", cioè affiancando le due consonanti senza nessuna variazione e scrivendo sotto la prima la virama. Esse sono: ङ, छ e le quattro lettere a base semisferica ट , ठ , ड , ढ (ex. ढ्क /ɖʱkə/). Tuttavia si ricorda nuovamente che queste lettere, se raddoppiate, si appendono l'una sull'altra e, con "r" come primo o secondo membro di cluster, la "r" si trasforma (ex. ड्रि /ɖri/ र्डू /rɖu:/).
* In taluni casi, le occlusive aspirate possono trovarsi scritte in forma di cluster, pur esistendo la consonante a sé, ex. "bha" è भ oppure ब्ह .