Partigiano: differenze tra le versioni

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Un '''partigiano''' è un [[combattente]] [[arma]]to che non appartiene ad un [[esercito]] regolare ma ad un movimento di [[Resistenza (politica)|resistenza]] e che solitamente si organizza in bande o gruppi, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una [[guerra asimmetrica]].
 
Letteralmente significa "di parte", ovvero persona schierata con una delle parti in causa. In [[Italia]], con il termine "partigiano" ci si riferisce ai protagonisti del fenomeno della ''[[Resistenza (politica)|Resistenza]]'' sviluppatasi nei paesi occupati dalle truppe del [[pattoPatto tripartitoTripartito]] durante la [[Seconda guerraGuerra mondialeMondiale]].
 
Per "lotta partigiana" si intende una guerra di difesa di natura civile contro un'[[occupazione militare]], la conquista o la [[colonizzazione]] di un territorio. Tale forma di [[conflitto]] è sancita come lecita anche dalla XX [[Assemblea Generale dell'ONU]] ([[1965]]) laddove dichiara ''"la legittimità della lotta da parte dei popoli sotto oppressione coloniale, per esercitare il loro diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza"'', invitando ''"tutti gli Stati a fornire assistenza morale e materiale ai movimenti di liberazione nazionale nei territori coloniali"''.
 
Ciò che contraddistingue il partigiano dal [[soldato]], oltre all'irregolarità, alla accresciuta mobilità e all'impegno politico, è la sua natura territoriale, legata alla difesa di un'area geografica coincidente con l'area culturale di appartenenza.
 
== Cenni storici sulla figura ==
Sebbene non indicato con questo termine, la figura del partigiano compare nella storia fin dall'antichità. Possiamo identificare in [[Spartaco]] e nel suo esercito irregolare una prima forma di lotta partigiana, ovvero una lotta di forze irregolari contro un potere ufficialmente costituito.
 
In epoca moderna vediamo movimenti partigiani nella guerra partigiana spagnola, che scoppiò in seguito alla sconfitta dell'esercito spagnolo ad opera di [[Napoleone]] nel [[1808]]. Si trattò di oltre 200 battaglie combattute non coordinatamente. Episodi di [[guerriglia]] partigiana si ebbero anche nel centro [[Europa]], nel [[1809]] in [[Austria]] e [[Tirolo]], presto soffocati nel sangue.
 
Fondamentale, per il riconoscimento della figura del partigiano, furono gli anni [[1812]] e [[1813]] in [[Prussia]]. Nel 1812 lo [[Stato Maggiore prussiano]] emanò una nota in cui, rifacendosi alla guerra civile spagnola, incitava i germanici alla resistenza partigiana. Questo non fu altro che l'anticipazione dell'Editto prussiano sulla milizia territoriale della [[primavera]] del [[1813]], firmato dal [[re]] in persona, che esortava i [[cittadini]] alla resistenza, ad opporsi alle forze napoleoniche con ogni tipo di mezzo, a non collaborare con l'invasore e a compiere atti terroristici. Solo pochi mesi dopo, il [[17 luglio]], l'Editto fu modificato, con lo scopo di reincanalare le forze popolari negli schemi tradizionali della guerra.
 
La [[Berlino]] degli anni tra il [[1808]] e il [[1813]] offre perciò la teorizzazione e la legittimazione filosofica del partigiano, sebbene la figura del partigiano verrà cancellata per quasi un secolo dallo jus publicum europaeum. I tedeschi in particolare si ricorderanno della sua esistenza in maniera ufficiale solo alla fine del secondoSecondo conflittoConflitto mondialeMondiale, costituendo due corpi destinati al combattimento contro gli irregolari.
 
{{Cn|Secondo una corrente storiografica [[revisionismo del Risorgimento|revisionista del Risorgimento]] anche il cosiddetto ''[[brigantaggio postunitario]]'', avvenuto in Italia a partire dal [[1860]], può essere inquadrato come un episodio di lotta partigiana. Tale corrente storiografica infatti ha rivalutato tale fenomeno, inquadrandolo come resistenza armata al processo di unificazione nazionale guidato dai [[Casa Savoia|Savoia]], mentre in altre correnti storiografiche, come nell'interpretazione risorgimentale [[Antonio Gramsci|gramsciana]], le cause vengono principalmente ricondotte al malessere economico e sociale. Bande armate di ex soldati borbonici, legittimisti o semplici contadini (i cosiddetti [[briganti]]), fronteggiarono, talvolta finanziate dal sovrano [[Francesco II delle Due Sicilie]] in esilio a [[Roma]], le truppe regolari del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], riuscendo, talvolta, a prendere il controllo di interi territori. In particolare in alcune [[Suddivisione amministrativa del Regno delle Due Sicilie|province napoletane]] la guerriglia a sfondo politico durò fino al [[1865]], causando un numero imprecisato di vittime, rimanendo presente, infine, come fenomeno di banditismo.}}
 
Nel frattempo il partigiano trova un suo spazio specifico in [[Russia]] e in [[Cina]]. In Russia, dopo la sua comparsa nella campagna napoleonica del [[1812]] e in [[Guerra e pace]], [[Lenin]] ne farà uno strumento del Partito. In Cina, [[Mao Tse-tung|Mao]] guiderà la lotta partigiana contro il [[Giappone]] e contro [[Chiang Kai-Shek]], costruendo attorno ad esse il [[Partito Comunista]], che poneva al centro la figura del partigiano. [[Lenin]] ne fece uno strumento del Partito (con una propensione verso l'esterno), Mao partì da esso per costruire il Partito (connotazione maggiormente tellurica).
 
Durante la [[secondaSeconda guerraGuerra mondialeMondiale]], parallelamente alla [[Resistenza italianaItaliana]] vi sono state analoghe forma di lotta nel mondo ed in Europa, come ad esempio l'[[Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia]], la [[Resistenza sovietica]] svoltasi al di là delle linee tedesche, la [[Resistenza tedesca]] (la [[Rosa Bianca]] e la [[Rote Kapelle]]) e la [[Resistenza francese]], detta [[Maquis]].
 
In Italia, nel [[secondo dopoguerra]], il termine "partigiano" fu genericamente utilizzato per definire tutti i combattenti della [[Resistenza italiana|Resistenza]], ma nel corso del conflitto venivano indicati con tale termine coloro che avevano scelto di darsi alla macchia unendosi a formazioni armate, mentre coloro che operavano clandestinamente nelle città venivano chiamati "patrioti".<ref>Fredmano Spairani, ''Etica e management'', [[FrancoAngeli]], [[Milano]], [[2001]], pag.32</ref>
 
== Caratteristiche peculiari ==
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== Regolamento dell'Aja del 1907 ==
Il [[Regolamento sulla Guerra Terrestre]] delldel[[l'Aja]] del [[13 ottobre]] [[1907]] concernente le leggi e gli usi di guerra del [[1907]] riconosceva lo status di combattente, nel corso della [[II Guerra Mondiale]], secondo le seguenti condizioni (Art. 1 del Regolamento):
 
*''avere alla loro testa una persona responsabile dei propri subordinati;''