Indeterminismo: differenze tra le versioni

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Le disuguaglianze di [[Principio di indeterminazione di Heisenberg|Kennard]]<ref>{{cita pubblicazione|nome= E. H.|cognome= Kennard|titolo=Zur Quantenmechanik einfacher Bewegungstypen [Sulla meccanica quantistica di tipi semplici di moto]|rivista=Zeitschrift für Physik|volume=44|numero=4|anno=1927|pp=326–352|DOI=10.1007/BF01391200}}</ref> e di [[Principio di indeterminazione di Heisenberg|Robertson]]<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Robertson|nome=H. P.|titolo=The Uncertainty Principle|rivista=Phys. Rev.|anno=1929|volume=34|pp=163–64|doi = 10.1103/PhysRev.34.163 }}</ref> mostrano un ulteriore significato dell'indeterminazione quantistica. Mentre le disuguaglianze di Heisenberg implicano sempre una misura, e il conseguente disturbo da questa provocata su misure dell'osservabile coniugata (''indeterminismo operazionale''), quelle di Kennard e Robertson evidenziano proprietà caratteristiche dei sistemi quantistici (''indeterminismo intrinseco''). L'indeterminazione passa dall'essere un fenomeno inerentemente legato agli strumenti e alle misure, ad essere una peculiarità della meccanica quantistica. È il formalismo matematico della teoria ([[spazi di Hilbert]] a infinite dimensioni) ad implicare l'indeterminismo quantistico, secondo le tesi del ''realismo strutturale''.<ref>{{cita pubblicazione|autore= J. Worrall |titolo = Structural Realism: The Best of Both Worlds ? |rivista =Dialectica|volume= 43 |anno=1989| pagine= 99-124}}</ref>
O in alternativa si tratta di una caratteristica degli enti quantistici ([[fotone|fotoni]], [[particella (fisica)|particelle massive]]), che si differenziano anche per questo ''indeterminismo intrinseco'' dagli enti della [[fisica classica]] ([[onda|onde]] o particelle macroscopiche), come sostiene il ''realismo scientifico''. In entrambi i casi, l'indeterminazione risulta essere una peculiarità fondativa ed essenziale della meccanica quantistica.
 
Due citazioni, una del 1763 di [[Ruggero Giuseppe Boscovich]] (che scriveva della descrizione dinamica di un insieme di punti materiali) e l'altra, di due secoli dopo, del premio Nobel [[Murray Gell-Mann]] mostrano l'enorme differenza epistemologica che separa la [[fisica classica]] dalla [[meccanica quantistica]]:
 
{{Citazione|''Anche se un tal problema sorpassa il potere dell'intelletto umano, qualsiasi matematico può vedere che il problema è ben definito [...] e che una mente che avesse le capacità necessarie per trattare tale problema in forma appropriata e fosse abbastanza brillante da percepirne le soluzioni [...] tale mente, dico, a partire da un arco continuo descritto in un intervallo di tempo, non importa quanto piccolo, da tutti i punti della materia, potrebbe derivare le leggi della forza [...] Se la legge delle forze fosse conosciuta, così come la posizione, velocità e direzione di tutti i punti in un dato istante, sarebbe possibile per una tale mente prevedere tutti i movimenti successivi che dovranno necessariamente avvenire, e predire tutti i fenomeni che necessariamente seguono da essi.''|Ruggero Giuseppe Boscovich,<ref>R. G. Boscovich, ''Theoria philosophiae naturali'', 1763.</ref> 1763}}
 
{{Citazione|''Se non siamo in grado di fare previsioni sul comportamento di un nucleo atomico, immaginiamo quanto più fondamentalmente imprevedibile sia il comportamento dell'intero universo, anche disponendo della teoria unificata delle particelle elementari e conoscendo la condizione iniziale dell'universo stesso. Al di sopra e al di là di quei principi presumibilmente semplici, ogni storia alternativa dell'universo dipende dai risultati di un numero inconcepibilmente grande di eventi accidentali.''|[[Murray Gell-Mann]],<ref>M. Gell-Mann, ''Il quark e il giaguaro'', Bollati Boringhieri, Torino 1996, p.160.</ref> 1996}}