Robinia pseudoacacia: differenze tra le versioni

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|nome=''Robinia pseudoacacia''
|statocons=NE
|immagine=[[File:Robinia pseudoacacia Bielsko-Biała.JPG|250px]]
|didascalia=
<!-- CLASSIFICAZIONE: -->
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*[http://dizio.org/it/acacia dizionario, voce ''acacia''];
*[http://www.treccani.it/vocabolario/acacia/ Treccani, voce ''acacia''];
*[http://www.tommaseobellini.it/#/items vocabolario di Niccolò Tommaseo].
 
Il termine ''acacia'' riferito a questa specie appare anche in vari testi, come:
*Andrea Zucchini ''Sulla coltura e usi dell'Acacia o Robinia'';
*''Vita in campagna'', edito da Informatore Agrario, 2005 e altri.
 
Da non confondere con le ''[[Acacia]]'', genere della famiglia [[Mimosaceae]] comprendente la comune [[Acacia dealbata|mimosa]]</ref>, è una [[Plantæ|pianta]] della [[famiglia (tassonomia)|famiglia]] delle [[Fabaceae]], dette anche [[Leguminose]], originaria dell'[[America settentrionale|America del Nord]] e [[specie naturalizzata|naturalizzata]] in Europa e in altri continenti.
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[[File:Robinia Pseudoacacia flower.JPG|thumb|destra|I fiori, riuniti in infiorescenze a grappolo.]]
[[ImmagineFile:Robinia pseudoacacia distribution map.png|thumb|sinistra|Distribuzione originaria dell'acacia]]
[[ImmagineFile:Robinier St-Julien-le-Pauvre.jpg|thumb|sinistra|Il più antico albero esistente a Parigi è un'acacia piantata nel 1601. È sostenuta da tre pilastri in cemento, visibili nella foto]]
[[File:Robinia pseudoacacia 004.JPG|thumb|destra|Particolare di un fiore.]]
[[File:Brosen robinia pseudoacacia1.jpg|thumb|destra|Le foglie composte.]]
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Secondo la maggior parte delle fonti, nel 1601 Jean Robin ne piantò un esemplare nell'attuale piazza René Viviani, sulla [[Rive gauche]], nei pressi della [[chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre]]; esso è ancora esistente, anche se danneggiato nella parte più alta della chioma dai bombardamenti della [[Prima guerra mondiale]] e sostenuto da tre pilastri in cemento. Ciononostante continua a fiorire ogni primavera, da oltre quattrocento anni. Dei più di 370.000 alberi dei viali e parchi parigini quest'esemplare è comunemente considerato il più antico, oltre ad essere l'acacia più longeva d'Europa<ref>{{cita libro |autore=Jacques Hillairet|titolo=[[Dictionnaire historique des rues de Paris]]|anno=1985|editore=[[Éditions de Minuit]]|lingua=fr|p=452|ISBN=2-7073-1054-9}}</ref>. È presente nell'elenco ufficiale degli "alberi notevoli di Francia" (''Arbres remarquables de France'') ed ha una circonferenza di circa 3,90 metri<ref>Robert Bourdu, ''Arbres de mémoire: Arbres remarquables en France'' (pagina 23), edizioni Actes Sud, 1998.</ref>.
 
Anche all'[[Jardin des Plantes|Orto Botanico di Parigi]] (il ''Jardin des Plantes'') sono ancora presenti i ricacci arborei di un primitivo esemplare nato da seme e trapiantato nel 1636, dal già citato Jean Robin (o da suo figlio Vespasien). C'è chi sostiene che sia questo, e non quello di piazza Viviani, il primo esemplare piantato a Parigi; in questo caso è esso a detenere il primato di longevità, come più antica acacia d'Europa<ref name=vidano>Carlo Vidano, ''La robinia per l'agricoltura'', in Apicoltura moderna, n°77 del 1986, consultabile alla pagina: [https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:15OztW2O6QkJ:www.apilandia.it/mondoapi/doc/robinia-altro.pdf+&hl=en&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESgdkezYcDu5BKm2NahXywvR8NlaG4eiOXjI3QcLjWrus9qV2ePrrQAAJ3LG4kHiWrHw44k2GJc_sNlb-XaqgqrXIioTrrwd3DMgpouDxQ6ZAafXRlnAqRNBZiei3yizIwoIhE7R&sig=AHIEtbTy-BqpsLyLPrn8QXytp7keT-G_jQ Articolo di Vidano].</ref>, cosa ancor più notevole essendo l'acacia una specie poco longeva.
 
[[Carlo Linneo]], il grande naturalista a cui si devono i nomi scientifici di migliaia di piante, vide questo esemplare e denominò la specie ''Robinia pseudoacacia'', istituendo il genere ''Robinia''<ref>A. Fiori, ''Nuova flora analitica d'Italia'', volume 1, Edagricole, Bologna</ref> per ricordare Robin che l'aveva introdotta in Europa.
 
===Diffusione nel vecchio continente===
Dopo l'arrivo nel vecchio continente si diffuse spontaneamente negli ambienti più disparati, ed è ora [[specie naturalizzata|naturalizzata]] in gran parte dell'[[Europa centrale]], dal sud dell'[[Regno Unito|Inghilterra]] e della [[Svezia]], fino alla [[Grecia]], [[Spagna]] e perfino [[Cipro]]. È particolarmente diffusa in [[Francia]], [[Germania]], [[Paesi Bassi]], [[Belgio]], [[Lussemburgo]], [[Svizzera]], [[Austria]], [[Ungheria]], [[Italia]], [[Slovenia]]. È [[specie naturalizzata|naturalizzata]] anche in [[Turchia]] e [[Israele]], nonché in [[Australia]] e [[Nuova Zelanda]]. Viene diffusamente coltivata in piantagioni da legno in vari paesi europei ([[Ungheria]]: 270.000 ettari; [[Francia]]: 100.000 ettari) ed extraeuropei ([[Cina]]: 1 milione di ettari; [[Corea del Sud]]: 270.000 ettari). È diffusa anche in [[Africa]].
 
===Introduzione in Italia===
In [[Italia]] la robinia è stata introdotta nel 1662 nell'[[Orto botanico di Padova]]<ref name=pignatti>Pignatti ''Flora d'Italia'', volume 1, Edagricole Bologna 1982</ref>, ossia appena sessanta anni dopo la sua introduzione in Europa per opera del giardiniere del re di Francia [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]], Jean Robin. Da questo esemplare nel 1750 furono tratti i semi utilizzati per introdurre la specie in Germania, secondo le intenzioni dell'imperatrice [[Maria Teresa d'Austria]]. Nel 1788, un esemplare derivante da un seme dell'albero padovano fu introdotto nell'orto botanico dell'Arcispedale di Santa Maria Nova di Firenze, successivamente trapiantato in quello del [[Giardino dei Semplici]]. Autore di questa introduzione in Toscana fu [[Ottaviano Targioni Tozzetti (medico e botanico)|Ottaviano Targioni-Tozzetti]]<ref>Antonio Targioni-Tozzetti, ''Cenni storici sulla introduzione di varie piante nell'agricoltura ed orticoltura toscana'', Tipografia Galileiana di M. Cellini e C., 1853 (consultabile su [[Google libri]] a [https://books.google.it/books?id=5dt5cNHoyE8C&pg=PA247&dq=robinia+orto+botanico+di+padova&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjbqL3L8rHPAhVMvRQKHV1oDK8QuwUIMTAD#v=onepage&q=robinia%20orto%20botanico%20di%20padova&f=false pagina 247])</ref>. L'acacia è ora presente praticamente ovunque, in particolare in [[Piemonte]] (dove i boschi puri e misti di robinia coprono una superficie di circa 85.000 ettari), in [[Lombardia]], in [[Veneto]] e in [[Toscana]] (ove si trovano cedui molto produttivi<ref>[{{cita web|url=http://www.agronomipisa.it/obj/file/Argomenti%20e%20Pubblicazioni/Pubblicazioni/La%20selvicoltura%20della%20Robinia1.pdf |titolo=La selvicoltura della robinia]}}</ref>).
 
A volte la ''Robinia pseudoacacia'' è indicata anche con il nome comune di "gaggìa", che è usato anche per altri alberi, in particolare: l<nowiki>'</nowiki>''[[Acacia farnesiana]]'' e l<nowiki>'</nowiki>''[[Albizzia|Albizzia julibrissin]]''<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/gaggia/ Vocabolario Treccani, voce ''gaggia'']</ref>.
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Molti sono i vantaggi che offre questa specie.
*Protezione dei terreni franosi: questa pianta è stata molto utilizzata lungo i terrapieni delle ferrovie e nelle scarpate instabili, a motivo della sua crescita veloce e del suo apparato radicale molto sviluppato, caratteristiche che le permettono di stabilizzare rapidamente i pendii evitando che franino.
*Legname: il [[legno]] è di colore giallo, ad anelli ben distinti, duro e pesante ([[Peso specifico]] 0,75). Per queste caratteristiche può efficacemente sostituire nell'uso i legni tropicali, con vantaggi per la bilancia commerciale; l'uso del legno di robinia al posto delle essenze esotiche consente inoltre di rallentare la deforestazione delle aree tropicali<ref>[{{cita web|url=http://www.treepicturesonline.com/it/locust_tree_pictures.html |titolo=Uso della robinia al posto dei legni tropicali]}}</ref>. Per questi motivi alcune regioni italiane hanno finanziato progetti di valorizzazione delle colture legnose di robinia, ottenendo contributi dall'Unione europea<ref name=vidano/>. Il legno viene usato per lavori di falegnameria pesante, per puntoni da miniera, per paleria (i tronchi lasciati in acqua per alcuni mesi in autunno e inverno acquisiscono una particolare tenacia), per mobili da esterno e per [[parquet]]. In Lombardia risulta essere la specie più [[selvicoltura|tagliata]] nei boschi.
*Ottimo combustibile: è utilizzabile anche il legno non stagionato e la ramaglia (quest'ultima nei forni da pane).
*Miglioratrice del terreno: come tutte le leguminose, la robinia è una pianta che si avvale dei benefici dell'[[azotofissazione]] simbiontica.
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Come già ricordato, a volte la robinia si comporta come [[specie aliena|specie invasiva]]<ref name=pignatti/>. Un esempio in tal senso sono vaste aree della pianura Padana, dove spesso essa ha sostituito i pioppi e i salici autoctoni che crescevano lungo le rive dei fiumi<ref>Lorena Lombroso, Simona Pareschi, ''Il libro completo degli alberi'', Edizioni Gribaudo, 2011 (pagina 169), consultabile su Google libri alla pagina [http://books.google.it/books?id=IoU9_U7lBswC&dq=robinia+ornamentale&source=gbs_navlinks_s]</ref>. Una volta appurato che in un particolare ambiente la presenza della robinia rappresenti effettivamente un elemento di disturbo per la vegetazione autoctona, si pone il problema del controllo della sua diffusione. Per ridurre la sua presenza all'interno dei boschi nei quali si è insediata, è necessario lasciare invecchiare le piante, in quanto la relativamente modesta longevità della specie determina un deperimento relativamente precoce delle piante.
 
È importante ricordare che, in ambienti naturali integri, la robinia non si comporta come specie invasiva<ref name=Caloggio>[http://albisn.altervista.org/specie/Robinia%20pseudoacacia.html La robinia negli ambienti naturali]</ref>, come quando la sua presenza rimane limitata ai bordi delle strade e ai viali e ai giardini dove è stata appositamente piantata e non si ritrova nei boschi. In questi casi, a trecentocinquant'anni dalla sua introduzione, può ormai essere considerata come entità integrante della flora italiana<ref>''Nuovo giornale botanico italiano'', edito dalla Società botanica italiana, 1950 (pagina 379), da cui si cita: "È ormai così largamente naturalizzata a Roma e dintorni, da dover esser considerata come entità integrante della flora italiana"</ref> ed è da considerarsi alla stregua di altri alberi introdotti nei secoli passati e poi acclimatatisi, apprezzabili per le loro qualità; intraprendere una lotta contro essa in queste situazioni non avrebbe senso<ref name=Caloggio/><ref>[{{cita web|url=http://www.waldwissen.net/waldwirtschaft/waldbau/wsl_robinie/index_IT |titolo=Tentativo di una valutazione globale della robinia]}}</ref><ref>[{{cita web|url=http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/gestionedocumentale/incontro%20tecnico_15.04.10_784_2872.pdf |titolo=Valutazione della tolleranza della robinia in aree protette]}}</ref>.
 
In Lombardia ci si sta orientando verso una gestione della sua presenza, considerandone sia i problemi, sia gli aspetti positivi, come per qualsiasi altra specie<ref name=Caloggio/><ref>Vedi: [http://www.arboricoltura.info/robinia-eradicarla-o-gestirla/ Robinia: eradicarla o gestirla? Verso la valorizzazione di una specie preziosa per le foreste lombarde].</ref>.