Giacomo Buranello: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Di famiglia di umili origini, fu seguito negli studi dalla madre che si appassionò con lui prima alle letture riguardanti il [[Risorgimento italiano]]. Buranello scrisse da studente del [[Liceo scientifico Gian Domenico Cassini]] nel suo diario, quando era ancora influenzato dalle [[Giuseppe Mazzini|idee mazziniane]]: «Ieri ho concluso che occorre sacrificarsi, che il sangue dei Martiri segna la strada più sicura alle idee; il nostro Risorgimento era fatto inevitabile già dopo i primi tentativi falliti e soffocati nel sangue [...] Occorre trasformare il pensiero e i sentimenti in azione [...] Ma prima di giungere al sacrificio supremo bisogna prepararsi, perché tale sacrificio possa effettuarsi ed abbia maggiore efficacia».<ref name=ANPI/>.
{{Citazione|Ieri ho concluso che occorre sacrificarsi, che il sangue dei Martiri segna la strada più sicura alle idee; il nostro Risorgimento era fatto inevitabile già dopo i primi tentativi falliti e soffocati nel sangue [...] Occorre trasformare il pensiero e i sentimenti in azione [...] Ma prima di giungere al sacrificio supremo bisogna prepararsi, perché tale sacrificio possa effettuarsi ed abbia maggiore efficacia.|Giacomo Buranello}}.
 
Divenuto studente di [[ingegneria]] con [[Walter Fillak]], aderì al [[Partito Comunista Italiano|PCI]]. Fu compagno di studi di [[Giorgio Issel]] al "[[Liceo scientifico Gian Domenico Cassini]]" di [[Genova]]. Dopo l'iscrizione alla Facoltà di ingegneria, nel marzo 1941 fu richiamato ala leva e divenne fu inviato, con il grado di sergente, presso il 15° reggimento genio [[Chiavari]], continuando nell'Esercito l'attività di propaganda che aveva iniziato da studente della facoltà. Per questo motivo nell'ottobre del 1942 Buranello, con Walter Fillak ed altri membri del Comitato antifascista di Sampierdarena, venne arrestato e incarcerato a Roma, nel [[carcere di Regina Coeli]]. Con la [[Caduta del fascismo|caduta del regime fascista]] venne scarcerato e riprese subito la lotta<ref name=ILSREC>{{cita web|titolo=Giacomo Buranello|url=http://www.beta-ilsrec.it/images/dvd/buranello.html|editore=Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea|accesso=13 giugno 2017}}.</ref>.
 
=== I GAP ===
Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre 1943]], assunse il comando dei [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]] genovesi che il 28 ottobre 1943 a [[Sampierdarena]] ucciseroferirono gravemente il capomanipolo della MVSN [[Manlio Oddone]]<ref>{{cita|Carlo Brizzolari|p. 78321}}</ref> con cinque colpi di rivoltella sparati alle spalle<ref>{{cita|Carlo Silvestri (1949)|p. 145:il capomanipolo Manlio Oddone mentre percorre una via di Sampierdarena (Genova) viene colpito alle spalle da cinque colpi di rivoltella e rimane ucciso}}</ref>. Nel dicembre del [[1943]] uccise nell'attuale Galleria Garibaldi una [[spia]] dell'[[OVRA]] che stava per farlo catturare e che già un anno prima l'aveva fatto arrestare proprio assieme a Fillak<ref name=ANPI/>. Il 13 gennaio 1944 una squadra Gap, di cui faceva parte anche Buranello, uccise in [[Via XX Settembre (Genova)|via XX Settembre]] un ufficiale tedesco e ne ferì un secondo<ref>{{cita|Carlo Brizzolari|p. 99321}}</ref>. Quest'ultima uccisione provocò la reazione tedesca che obbligòportò le autorità italiane a convocare il Tribunale speciale e a condannare a morte otto antifascisti detenuti i carcere per "congiuraattività controantinazionale"<ref>{{cita|Carlo loBrizzolari|p. stato"338}}</ref>. La fucilazione venne eseguita il 14 gennaio 1944 da militari tedeschi, dopo che il plotone di [[carabinieri]] designato inizialmente ad eseguire la condanna a morte, si rifiutò di eseguire l'ordine<ref>{{cita|Carlo Brizzolari|ppp. 100-101339}}</ref>.
 
Ormai noto alle forze dell'ordine, su direttiva del Partito comunista, sifu rifugiòinviato insulle montagna dell'entroterra ligure<ref name=autogenerato1Brizzolari343/>, dove comandò un distaccamento partigiano alle [[Capanne di Marcarolo]]<ref name=ANPI>{{cita web|Carlotitolo=Giacomo BrizzolariBuranello|purl=http://www.anpi.it/donne-e-uomini/246/giacomo-buranello|editore=ANPI.it|accesso=13 106giugno 2017}}.</ref>.
 
=== La cattura ===
Ma a Genova si stavano preparando gli scioperi di marzo, cosicché il comandante partigiano fu rimandato in città per dare supporto armato<ref name=autogenerato1 Brizzolari343/> agli [[sciopero|scioperanti]]. MentreIl 2 marzo 1944, mentre si trovava nel bar Delucchi in via Brigata Liguria incappò in un controllo di polizia. Tre [[Polizia di Stato|agenti di polizia]] gli si avvicinarono; chiedendogliuno di mostrareessi gli chiese i documenti ma Buranello, utilizzando la pistola che portava con sé, da sotto l'impermeabile aprì il fuoco contro i tre poliziotti<ref name=Brizzolari343>{{cita|Carlo Brizzolari|p. 108: dal gazzettino sampierdarenese del 31 marzo 1974343}}</ref>, uccidendo sul colpo il vicebrigadiere Armando Graziano<ref>[http://www.cadutipolizia.it/fonti/1943-1981/1944graziano.htm 1944 Graziano Armando<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e ferendo gravemente il maresciallo Cosimo Gravina<ref name=autogenerato2>[http://www.cadutipolizia.it/fonti/1943-1981/1945gravina.htm 1945 Gravina Cosimo<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Buranello si lanciò fuori del locale inseguito dal terzo agente, ma la fuga gli fu preclusa per l'intervento di un ufficiale della [[Guardia Nazionale Repubblicana|Guardia Nazionale Repubblicana Stradale]], che passando di lì per caso<ref name=autogenerato3Brizzolari344>{{cita|Carlo Brizzolari|p. 110: dal resoconto giornalistico del 3 marzo 1944344}}</ref> edche intuita la situazione, inseguì Buranello con la macchina tagliandogli la strada<ref name=autogenerato3 Brizzolari344/>. Portato in questura, fuBuranello processatovenne torturato per molte ore e condannato a morte. VentiquattrAll'orealba oredel dopo3 marzo fu giustiziato davanti al plotone di esecuzione al [[Forti di Genova|forte di San Giuliano]]<ref name=Brizzolari344/>. Secondo alcune fonti Buranello sarebbe stato torturato affinché fornisse i nomi degli altri partigiani.
 
Dopo la liberazione, il 1º maggio 1945, il maresciallo Cosimo Gravina, che era stato gravemente ferito nella fase dell'arresto, fu sequestrato nella sua abitazione dalla [[polizia partigiana]] e presumibilmente giustiziato.<ref name=autogenerato2 />
 
== Onorificenze ==