Personaggio immaginario: differenze tra le versioni

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Nelle opere [[Letteratura postmoderna|postmoderne]], vengono frequentemente incorporati personaggi reali all'interno della finzione. Nel cinema, l'apparizione di una persona reale che interpreta sé stessa in una trama immaginaria è un tipo di [[cameo]]. Per esempio, in ''[[Io e Annie]]'', il regista [[Woody Allen]] appare come il personaggio Marshall McLuhan per risolvere una disputa. Un altro eclatante esempio di questo approccio si trova in ''[[Essere John Malkovich]]'', nel quale l'attore [[John Malkovich]] interpreta l'attore John Malkovic (anche se l'attore reale e il personaggio hanno un secondo nome differente).
 
In alcune opere sperimentali, l'autore recita come un personaggio che si trova del suo testo. Uno dei più recenti esempi è ''[[Nebbia (Miguel de Unamunoromanzo)|Nebbia]]'' (''Niebla''), di [[Miguel de Unamuno]] (1907), nel quale il personaggio principale visita Unamuno nel suo ufficio per discutere il suo destino nel romanzo. Anche [[Paul Auster]] impiega questo metodo nel suo romanzo ''Città di vetro'' (1985), che apre con il personaggio principale che riceve una telefonata per Paul Auster. All'inizio il personaggio principale spiega che chi chiama ha composto un numero sbagliato, ma successivamente decide di far finta di essere Auster e vedere che cosa succede.
 
Ne ''L'immortalità'' di [[Milan Kundera]], l'autore fa riferimento a se stesso in una trama apparentemente separata da quella dei personaggi immaginari dell'opera, ma alla fine del romanzo Kundera incontra i suoi personaggi.