Duomo di Ivrea: differenze tra le versioni

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Il reperimento di cospicui resti di costruzioni [[Storia romana|romane]] rimpiegati nelle parti più antiche della chiesa o rinvenuti durante gli scavi [[XIX secolo|ottocenteschi]] per l'edificazione della nuova [[facciata]], fanno ritenere che sopra l'altura sulla quale oggi si erge il duomo, fosse già presente, fin dal [[I secolo a.C.]], un tempio romano in asse con il sottostante [[Teatro (architettura)|teatro]] (di cui sono ancora visibili alcune tracce). Tale tempio fu poi trasformato in chiesa cristiana tra la fine del [[IV secolo|IV]] e l'inizio del [[V secolo]], quando venne istituita la [[diocesi di Ivrea]], rendendola autonoma da [[diocesi di Vercelli|quella di Vercelli]]<ref>Sulla storia più antica del duomo cfr. G. Boggio, op. cit. in bibliografia, cap I</ref>. Questa prima chiesa presentava una pianta [[basilica]]le a tre [[navata|navate]] con due [[abside|absidi]] contrapposte, secondo un modello piuttosto diffuso nelle [[Architettura paleocristiana|chiese paleocristiane]]. A fianco della chiesa, a sud-est, trovava posto il [[battistero]], oggi scomparso.
 
La decisione di ingrandire ede abbellire la cattedrale venne assunta dal vescovo [[Warmondo]] che tenne la cattedra eporediese dal [[969]] al [[1005]] e che si distinse sia per l'impulso dato allo sviluppo artistico del duomo e dell'annesso ''scriptorium'' (in cui operavano copisti, disegnatori e [[miniatura|miniatori]]<ref>Presso la Biblioteca Capitolare di Ivrea sono conservati importanti codici miniati, tra i quali il celebre ''Sacramentarium Episcopi Warmundi'', risalente a prima dell'anno Mille</ref>), sia per le acerrime lotte contro [[Arduino d'Ivrea|Re Arduino]].
Una lapide di quel tempo murata nel deambulatorio recita ''Condit hoc Domino praesul Warmundus ab imo''<ref>Edificò al Signore questo (tempio) il presule Warmondo dalle fondamenta</ref>
 
Della costruzione realizzata in quegli anni si sono conservate sino ai nostri tempi cospicue parti della chiesa: l'[[abside]], le due torri campanarie che l'affiancano ede il [[deambulatorio]] alle spalle del [[Coro (architettura)|coro]]. I due campanili che affiancano l'abside sono incorporati nella struttura della chiesa al termine delle due navate laterali; la loro superficie esterna è divisa in sette piani segnati da cornici in cotto e da archetti ornamentali. Le aperture – com'è tipico nei campanili romanici – sono costituite da semplici feritoie nei piani inferiori, che diventano [[bifora|bifore]] nei piani superiori; infine, nella cella campanaria di sud trovano posto eleganti [[trifore]], in quella a nord sono poste coppie di bifore divise da un pilastro. Le colonnine delle bifore e delle trifore si congiungono agli archi tramite capitelli a gruccia.<br />Agli anni della costruzione di Warmondo risale anche la parte più antica della [[cripta]] che già a quel tempo ospitava un [[sarcofago]] romano (dedicato al [[Questore (storia romana)|questore]] Caio Atecio Valerio), reimpiegato come urna funeraria per contenere le [[Reliquia|reliquie]] di [[San Besso]]. Il complesso di tali strutture costituisce, assieme a quanto resta della coeva [[abbazia di Fruttuaria]], la principale testimonianza dell'[[architettura romanica nel Canavese]].
 
Stanti le numerose ristrutturazioni intervenute nel corso dei secoli, non è semplice individuare quale aspetto dovesse avere la basilica voluta da Warmondo. Sulla base anche di risultanze emerse in recenti lavori di restauro si è introdotta l'ipotesi che le strutture romaniche che oggi si possono ammirare nella parte occidentale della chiesa siano quanto resta del ''[[westwerk]]'', impostato secondo una soluzione presente soprattutto nell'[[architettura ottoniana]] in area [[germani]]ca. Secondo tale ipotesi la cattedrale di Warmondo doveva aver mantenuto il preesistente schema ad absidi contrapposte (con quella alle spalle del [[presbiterio]] rivolta, come d'abitudine, verso oriente), con una coppia di campanili posta ai lati di ciascuna abside. Lo spazio sopra la cripta, circondato da un deambulatorio, doveva a quel tempo costituire una tribuna, posta in posizione sopraelevata rispetto alle navate laterali, riservata alle autorità [[Sacro Romano Impero|imperiali]], che assistevano in tal modo alle funzioni religiose stando sullo stesso piano del presbiterio collocato al lato opposto della navata maggiore<ref>L'ipotesi del westwerk absidato è compiutamente illustrata nella pagina LA RISTRUTTURAZIONE DI WARMONDO al [http://www.ivreacattedrale.it/storia.php Sito Ivrea Cattedrale] curato dall'associazione Associazione Cattedrale Sancta Maria de Yporegia. Sito consultato il 28-11-2009</ref>. La soluzione architettonica del westwerk è resa plausibile dal fatto che Warmondo (nominato vescovo dall'imperatore [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]) fu un vescovo filoimperiale che in gioventù aveva viaggiato in [[Germania]]<ref>Un profilo biografico di Warmondo è contenuto in G. Boggio, op. cit., pag. 93-95</ref>.
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Nel corso della ricostruzione avvenuta nel [[XII secolo]] la [[cattedrale]] cambiò dunque profondamente la propria fisionomia adottando una pianta assai più simile a quella odierna.
Spostato il presbiterio in capo all'estremità ovest della navata, ede ampliata la cripta sottostante, la facciata col portale di accesso venne costruita sul lato est; fu ricostruita la parte alta delle due torri campanarie (crollate forse con il terremoto del 1117). Venne effettuato inoltre il rifacimento delle navate, scandite da [[pilastri]] cilindrici in [[laterizio]] - ancora visibili sopra l'attuale porta d'ingresso della cripta- reggenti le [[volte a crociera]], fu creato un [[transetto]] poco profondo (che non oltrepassava la larghezza delle due navate laterali) ed edificato un [[tiburio]] sull'incrocio del transetto con la navata centrale<ref>Vedasi la pagina LA RICOSTRUZIONE ROMANICA al [http://www.ivreacattedrale.it/storia.php Sito Ivrea Cattedrale] Sito consultato il 28-11-2009</ref>.
 
Nel corso del [[XII secolo]] la cattedrale conobbe verosimilmente anche un notevole sviluppo del proprio apparato decorativo. Appartiene a questo periodo un importante frammento [[mosaico|musivo]] - oggi sistemato su una parete nel cortile del Seminario Vescovile - in cui si vedono alcune delle ''[[arti liberali]]'' sedute insieme alla Filosofia che reca in mano un libro aperto con la scritta ''est animal homo''<ref>Sulla datazione del mosaico al XII secolo vi è una quasi generale accettazione da parte della critica. Cfr. F. G. Ferrero, E. Formica, op. cit. in bibliografia, pag. 31-32 e n. 1 a pag. 44</ref>. La scelta del soggetto va verosimilmente posta in relazione all'importanza assunta dallo ''scriptorium'' di Ivrea nell'ambito degli studi ecclesiastici<ref>F. Carandini, op cit. in bibliografia, pag. 471-73; nel giudizio sul significato del mosaico Carandini propende per una sua datazione ai tempi del vescovo Warmondo</ref>
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===Ristrutturazioni successive===
 
Nel corso del [[XIII secolo|XIII]] e del [[XV secolo]] si assistette ad una serie di interventi che avevano soprattutto come scopo l'ammodernamento e lo sviluppo dell'apparato decorativo, come testimoniano gli affreschi (alcuni dei quali riportati recentemente alla luce ede ancora in attesa di uno studio accurato) che possono vedersi all'interno della cripta, lungo la scala di accesso al deambulatorio e nel deambulatorio stesso. Sul piano architettonico, il vescovo Giovanni di Parella (la cui pietra tombale è visibile, murata nella parete, appena oltrepassata la porta d'ingresso sulla sinistra ) nel [[1464]] fece edificare, sul lato meridionale della chiesa, la [[sacrestia]] capitolare. Di tale costruzione non si conservano tracce, stante il rifacimento effettuato nel [[1846]]<ref>C. G. Boggio, op. cit. in bibliografia, pag. 167</ref>.
Allo stesso vescovo si deve anche la commissione degli [[Stallo (seggio)|stalli]] lignei destinati all'ammodernamento del coro. Questa importante opera d'intaglio in noce, con dossali raffiguranti motivi decorativi con piante, figure umane ede animali e fiancate con ''storie del Vecchio Testamento'', che la critica attribuisce all'[[ebanista]] [[Pavia|pavese]] [[Baldino da Surso]]<ref>E. Pagella, E. Rossetti Brezzi, E. Castelnuovo, op. cit. in bibliografia, scheda 76, pag.134-35</ref>, è rimasta in sito sino al [[1787]]. Sostituiti da nuovi stalli dipinti in [[monocromo]] da [[Carlo Cogrossi]], i pannelli di Bernardino da Surso sono parzialmente confluiti nel [[Museo civico d'arte antica]] di [[Torino]].
 
Il vescovo Bonifacio Ferrero nel [[1516]] fece edificare una nuova facciata con un portico in stile [[bramante]]sco che sostituì l'antica facciata romanica. Si conosce solo attraverso alcuni disegni o dipinti l'aspetto di tale facciata [[Architettura rinascimentale|rinascimentale]]. Nel [[1854]] essa venne a sua volta sostituita dalla attuale facciata [[Neoclassicismo|neoclassica]] quando fu deciso l'allungamento della cattedrale di una campata: i lavori furono eseguiti dall'architetto [[Gaetano Bertolotti]] che si ispirò, per la nuova facciata, a [[Palladianesimo|modelli palladiani]]. Essa è segnata da quattro grandi colonne marmoree che sostengono il frontone triangolare; le statue che la ornano sono di [[Giosuè Argenti]].
 
Tornando al [[XVIII secolo]], occorre segnalare che nel [[1761]] fu costruita la [[cappella]] del Santissimo Sacramento sfondando per la prima volta una parete del duomo e prolungando idealmente il braccio sinistro transetto.<br />Le modificazioni più profonde, che hanno alterato profondamente la fisionomia interna della chiesa, ebbero luogo verso la fine del Settecento quando il vescovo [[Ottavio Pocchettini]] incaricò l'architetto [[Giuseppe Martinez]] di ristrutturare l'edificio in stile [[tardo barocco]]. Gli interventi effettuati (con scelta che può essere giudicata di gusto discutibile<ref>Vedansi al riguardo i giudizi espressi dal Canonico Boggio in C. G. Boggio, op. cit. pag. 193</ref>) comportarono: il raggruppamento a due a due delle campate tra l'ingresso ede il tiburio (con la demolizione del pilastro intermedio e la costruzione di un'unica arcata); la conseguente trasformazione delle [[volte a crociera]] delle navate laterali sostituite da [[volte a vela]] rettangolari; la trasformazione esterna del tiburio ede il suo mascheramento interno.<ref>Per una descrizione degli interventi settecentesci vedasi la pagina LA RISTRUTTURAZIONE TARDO BAROCCA al [http://www.ivreacattedrale.it/storia.php Sito Ivrea Cattedrale] curato dall'associazione Associazione Cattedrale Sancta Maria de Yporegia. Sito consultato il 28-11-2009</ref>. Sempre per iniziativa del vescovo Pocchettini vennero sostituiti gli stalli del coro, furono realizzate decorazioni a [[stucco]] e fu dato al pittore [[Giovanni Cogrossi]] l'incarico di eseguire opere di abbellimento del presbiterio e di alcune cappelle.
 
==Opere di interesse artistico==
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Si accede alla cripta dalla navata sinistra all'altezza del presbiterio. Sopra la porta d'ingresso, tra due grandi colonne in laterizio della basilica warmondiana, si nota un affresco del XV secolo con ''la Madonna delle Grazie, un santo vescovo e [[San Bernardo di Mentone]]'': il santo vescovo è raffigurato nell'atto di presentare alcuni fedeli alla Madonna, mentre il Bambino si protende verso di loro; san Bernardo viene mostrato con l'abito degli agostiniani, nell'atto di tenere, secondo la usuale [[iconografia]], il [[demonio]] al guinzaglio.
 
Scendendo nella cripta e percorrendone i locali si nota subito la differenza tra la zona sottostante il presbiterio (XII secolo) e quella più antica (fine X – inizio XI secolo) posta sotto lo spazio occupato dal coro e dal deambulatorio. Quest'ultima area (denominata "confessione di San Besso") ha volte sostenute da pilastri e colonne di foggia differente, rozzamente tagliate; al centro (nella collocazione voluta da Warmondo) è posto il bel sarcofago romano di Caio Atecio Valerio che funzionò per secoli come urna funeraria con le reliquie di San Besso. La zona della cripta posta sotto il presbiterio (la così dettacosiddetta "confessione di San Gaudenzio") è divisa in tre navatelle con volte a crociera sostenute da due file di colonnine con graziosi capitelli decorati da motivi vegetali, tutti differenti l'uno dall'altro, che richiamano strettamente i capitelli del vicino "chiostro del capitolo dei canonici". Gli spazi ulteriori che si aprono tra i pilastri di fondazione dei campanili conferisco a tutto l'ambiente un aspetto vagamente labirintico.
 
Molti sono gli affreschi sopravvissuti all'interno della cripta. Quello più antico, databile al XIII secolo<ref>In F. G. Ferrero, E. Formica, op. cit. in bibliografia, la datazione viene anticipata alla metà del XII secolo</ref>, raffigura una ''Madonna col Bambino tra un santo vescovo ede un santo monaco''. La Madonna riecheggia, con la ieratica postura della ''Madonna Theotokòs'', iconografie [[Arte bizantina|bizantine]], mentre la figura attentamente eseguita del santo vescovo (Warmondo?) si lascia ammirare per il suo portamento e la sua fierezza<ref>A. Moretto op. cit. in bibliografia, pag. 50-51</ref>. Troviamo poi all'estremità orientale della cripta un affresco raffigurante un ''[[Gaudenzio di Novara|San Gaudenzio]]'' dal volto alquanto sereno, (affresco che doveva sovrastare un piccolo altare dedicato al santo [[eporediese]])<ref>G. Boggio, op. cit., pag. 237-38</ref>. Posti su due facce del pilastro di fondazione del campanile meridionale troviamo due figure (una alquanto mutila) di ''santi guerrieri'' con armature ede insegne, forse dell'[[ordine di San Maurizio]]<ref name="Sito Ivrea Cattedrale">Vedasi la pagina LA DECORAZIONE INTERNA AFFRESCHI al [http://www.ivreacattedrale.it/storia.php Sito Ivrea Cattedrale] curato dall'associazione Associazione Cattedrale Sancta Maria de Yporegia. Sito consultato il 28-11-2009</ref>. Citiamo ancora gli affreschi nell'absidiola sud della cripta, probabile opera giovanile di [[Giacomino da Ivrea]], che raffigurano una ''Vergine del latte con Sant'Antonio abate, San Cristoforo e San Sebastiano'' ede un'''Annunciazione'' ricavata nel prospetto dell'arco<ref>L'attribuzione a Giacomino da Ivrea ed unae un'ipotesi di datazione verso il [[1426]] sono contenute in A. Moretto op. cit., pag. 92-93</ref>.
 
Usciti dalla cripta, lungo la scala che porta al deambulatorio si osserva un interessante affresco con il ''Miracolo di una resurrezione compiuta dal Beato [[Pietro di Lussemburgo]]'', dipinta da un ignoto pittore della seconda metà del XV secolo. Il Beato, patrono di [[Avignone]], è riconoscibile dallo stemma posto sull'urna ed è ritratto in abiti cardinalizi, mentre un angelo gli pone sul capo il [[galero]]. Interessante è il confronto con la [http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Meister_der_Piet%C3%A0_von_Avignon_001.jpg tavola della ''Visione del Beato Pietro di Lussemburgo''] realizzata dal così dettocosiddetto Maître de la Pietà d'Avignon e conservata al [[Musée Calvet]] di Avignone.
 
Proseguendo lungo il deambulatorio incontriamo, inglobati nel muro dell'abside, colonne e capitelli (ricavati verosimilmente dell'antico tempio romano) che furono già utilizzati nella costruzione della chiesa di fine IV – inizio V secolo. Tra tali colonne si nota anche la lapide che ricorda la ristrutturazione warmondiana, coeva alla ristrutturazione stessa.
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Il visitatore che entra oggi nel duomo è subito immerso nelle strutture tardo barocche volute dal vescovo Ottavio Pocchettini nella penultima decade del Settecento, con le alte lesene che si innalzano sino al cornicione, gli archi delle navate sostenuti da coppie di colonne e di pilastri con [[capitelli corinzi]], gli stucchi e le decorazioni che ricoprono le pareti e le volte a vela, la cupola ellittica che maschera il tiburio. Stando nella navata centrale, lo sguardo del visitatore è naturalmente condotto verso il presbiterio con il ricco altare marmoreo fatto costruire dal vescovo Vittorio De Villa a metà Settecento; al di dell'altare si osserva il coro con gli stalli dipinti a monocromo da Carlo Cogrossi.
 
Percorrendo le cappelle della navata destra, s'incontra l'ex battistero; poi la cappella della Madonna con le sepolture di vescovi [[eporediese|eporediesi]] (qui trasferite dalla cripta); segue la cappella di San Giovanni Battista, ede ancora l'altare detto del Crocifisso con la pala di Carlo Cogrossi (il pittore che ha legato il suo nome alla decorazione tardo barocca della cattedrale). Segue la cappella del Beato Warmondo con l'urna contenente le sue reliquie sovrastata da una pala che lo raffigura (assieme ad un angioletto che regge la sua [[mitria]] vescovile) mentre si rivolge a Santa Maria Assunta, alla quale è dedicato il duomo da lui fatto costruire. Più avanti, sulla sinistra, si incontra la lapide commemorativa dell'eroe di guerra [[Ettore Perrone di San Martino]], l'ultimo laico che nel [[1849]] ha trovato sepoltura in duomo.
 
Seguendo, sempre a partire dall'ingresso, la navata di sinistra si incontra la cappella di San Sebastiano, sotto il cui altare sono poste le spoglie del beato [[Taddeo McCarthy]], vescovo [[Irlanda|irlandese]] morto ad Ivrea, nell'ospizio-ospedale dei "Vigintiuno" (a cui aveva chiesto ospitalità come semplice pellegrino), mentre faceva ritorno in Irlanda, lungo l'[[itinerario di Sigerico]], da un viaggio a [[Roma]] finalizzato al riconoscimento papale della propria cattedra.
La cappella successiva è dedicata a [[San Besso]], martire della [[legione Tebea]] e compatrono della città di Ivrea. Una tela d'inizio [[XX secolo|Novecento]] ritrae il suo martirio su una rupe in [[Val Soana]].
 
Attraverso un'elegante balaustra in marmo si accede alla cappella seguente, costruita tra il [[1761]] ede il [[1763]] ede intitolata al SS. Sacramento. Si tratta della cappella più ampia ede importante del duomo, destinata ad ospitare le reliquie di [[San Savino]], [[patrono]] principale di Ivrea. Sopra l'altare è posta una pala di [[Claudio Beaumont]] (pittore piemontese che fu alla corte di Carlo Emanuele III di Savoia) che raffigura San Savino inginocchiato di fronte alla Madonna col Bambino, con a fianco i martiri tebei Besso e Tegolo<ref>San Tegolo, come San Besso, è venerato come martire della legione tebea; secondo la tradizione risalente a Warmndo il suo corpo fu trovato dal vescovo stesso nei pressi di Ivrea e trasportato nel duomo. Cfr. G. Boggio, op. cit., pag. 24-25</ref>, mentre in basso una coppia di angioletti srotola la [[Sacra Sindone]]. Arricchiscono la decorazione della cappella dipinti a monocromo di Carlo Cogrossi; suo è anche il bell'affresco sulla parete sinistra con il martirio di San Savino.
 
===Altre testimonianze artistiche===
Fanno parte delle opere d'arte conservate nel duomo di Ivrea due importanti dipinti di [[Defendente Ferrari]], maestro del [[rinascimento piemontese]].
 
La prima delle due tavole si trova nella [[sacrestia]], è datata [[1521]] e raffigura una ''Adorazione del Bambino con il beato Warmondo e donatore''. Si tratta di un dipinto che era stato appositamente realizzato per l'altare del Beato Warmondo su commessa di un canonico della casata dei marchesi Ponzone di [[Azeglio]] (canonico che compare nel dipinto come donatore<ref>Si tratta di Daniele Ponzone, cantore della cattedrale, quarta dignità del capitolo. Cfr. S. Baiocco, P. Manchinu, op. cit. in bibliografia, pag. 90-91</ref>). La scena raffigurata vede, sullo sfondo [[Prospettiva|prospettico]] di eleganti strutture architettoniche rinascimentali, la Madonna inginocchiata in adorazione del Bambino, posto sopra un [[tabernacolo]] contenente un [[ostensorio]] in stile [[arte gotica|gotico]], con San Giuseppe che lo sorregge amorevolmente. Accanto a loro, in piedi sulla destra, sta il vescovo Warmondo con il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]], la [[mitria]] in capo ede un [[piviale]] verde riccamente decorato; tiene protettivamente la mano sinistra sulla spalla del donatore, anch'egli riccamente abbigliato.
 
La seconda tavola, conservata nella sala del capitolo attigua alla sacrestia, raffigura una ''Adorazione del Bambino con [[Santa Chiara]] e [[Monache clarisse|clarisse]]''; proviene dall'ex convento di Santa Chiara ad Ivrea, soppresso nel [[1802]]<ref>Il quadro passò in proprietà del Comune, fu poi donato al vescovo Luigi Moreno ede alla morte di questi, nel [[1878]], fu destinato ad un altare della cattedrale, per giungere poi alla attuale collocazione. Vedasi la pagina DUE OPERE DI DEFENDENTE FERRARI al [http://www.ivreacattedrale.it/storia.php Sito Ivrea Cattedrale] Sito consultato il 28-11-2009</ref>. La scena raffigurata vede la Madonna inginocchiata in preghiera, con il Bambino adagiato su un lembo del suo mantello; attorno ad essi si stringono San Giuseppe ede un nugolo di angioletti. In piedi sulla destra sta Santa Chiara che regge nella destra un ostensorio gotico ede introduce al sacro evento una [[badessa]] devotamente inginocchiata, mentre dietro loro si intravedono le consorelle del convento delle clarisse.
Uno stemma in basso a sinistra consente di risalire alla committente raffigurata nel quadro: si tratta della badessa Chiara Cagnis di [[Agliè]] della casata dei conti di [[Castellamonte]].
 
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Caratteristiche tecniche:
* Numero di [[Canna (organo)|canne]]: 2785 (di cui 1797 per il I manuale, 808 per il II manuale e 180 per il Pedale).
 
* Prospetto di facciata: costituito da 43 canne in metallo, disposte in 3 [[campate]].
 
* [[Consolle (organo)|Consolle]]: l'organo è dotato di consolle a finestra, con 2 manuali di 61 tasti (estensione Do1-Do6) e pedaliera piana parallela di 27 tasti (estensione Do1-Re3).
 
* [[Registro (organo)|Registri]]: azionabili mediante manette a spostamento laterale con incastro; è presente la divisione bassi/soprani tra le note Si2-Do3.
 
* [[Sistema di trasmissione (organo)|Trasmissione]]: meccanica (di tasto e di registro).
 
* [[Manticeria]] e [[Somiere|somieri]]: si contano in tutto 9 mantici e 16 somieri.
 
*Disposizione fonica:
:'''Tavola di registrazione di destra (I manuale e Pedale)'''
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File:Duomo di Ivrea facciata.jpg|La facciata neoclassica (XIX secolo)
File:Ivrea Duomo Cripta 04.JPG|Un capitello della cripta
File:Ivrea Duomo Cripta Affresco 05.JPG|Cripta, ''Madonna col Bambino tra un santo vescovo ede un santo monaco'' (XIII secolo)
File:Ivrea Duomo Cripta Santo Guerriero.jpg|Cripta, ''Santo guerriero'', (XV secolo)
File:Ivrea Duomo Affresco Pietro Lussemburgo.jpg|Scala deambulatorio, ''Miracolo di una resurrezione compiuta dal Beato [[Pietro di Lussemburgo]]'', (XV secolo)
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==Collegamenti esterni==
* [http://www.ivreacattedrale.it/home.php Sito Ivrea Cattedrale] curato dall'associazione Associazione Cattedrale Sancta Maria de Yporegia. <small>Sito consultato il 28-11-2009</small> Il sito è ricco di accurate informazioni sulla cattedrale ede offre anche una proposta di visita guidata corredata dalle piante della chiesa e del chiostro.
* [http://www.beweb.chiesacattolica.it/cattedrali/cattedrale/507/Chiesa+di+Santa+Maria+Assunta Chiesa di Santa Maria Assunta (Ivrea)] su BeWeB - Beni ecclesiastici in web