Duomo di Ivrea: differenze tra le versioni
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Il reperimento di cospicui resti di costruzioni [[Storia romana|romane]] rimpiegati nelle parti più antiche della chiesa o rinvenuti durante gli scavi [[XIX secolo|ottocenteschi]] per l'edificazione della nuova [[facciata]], fanno ritenere che sopra l'altura sulla quale oggi si erge il duomo, fosse già presente, fin dal [[I secolo a.C.]], un tempio romano in asse con il sottostante [[Teatro (architettura)|teatro]] (di cui sono ancora visibili alcune tracce). Tale tempio fu poi trasformato in chiesa cristiana tra la fine del [[IV secolo|IV]] e l'inizio del [[V secolo]], quando venne istituita la [[diocesi di Ivrea]], rendendola autonoma da [[diocesi di Vercelli|quella di Vercelli]]<ref>Sulla storia più antica del duomo cfr. G. Boggio, op. cit. in bibliografia, cap I</ref>. Questa prima chiesa presentava una pianta [[basilica]]le a tre [[navata|navate]] con due [[abside|absidi]] contrapposte, secondo un modello piuttosto diffuso nelle [[Architettura paleocristiana|chiese paleocristiane]]. A fianco della chiesa, a sud-est, trovava posto il [[battistero]], oggi scomparso.
La decisione di ingrandire
Una lapide di quel tempo murata nel deambulatorio recita ''Condit hoc Domino praesul Warmundus ab imo''<ref>Edificò al Signore questo (tempio) il presule Warmondo dalle fondamenta</ref>
Della costruzione realizzata in quegli anni si sono conservate sino ai nostri tempi cospicue parti della chiesa: l'[[abside]], le due torri campanarie che l'affiancano
Stanti le numerose ristrutturazioni intervenute nel corso dei secoli, non è semplice individuare quale aspetto dovesse avere la basilica voluta da Warmondo. Sulla base anche di risultanze emerse in recenti lavori di restauro si è introdotta l'ipotesi che le strutture romaniche che oggi si possono ammirare nella parte occidentale della chiesa siano quanto resta del ''[[westwerk]]'', impostato secondo una soluzione presente soprattutto nell'[[architettura ottoniana]] in area [[germani]]ca. Secondo tale ipotesi la cattedrale di Warmondo doveva aver mantenuto il preesistente schema ad absidi contrapposte (con quella alle spalle del [[presbiterio]] rivolta, come d'abitudine, verso oriente), con una coppia di campanili posta ai lati di ciascuna abside. Lo spazio sopra la cripta, circondato da un deambulatorio, doveva a quel tempo costituire una tribuna, posta in posizione sopraelevata rispetto alle navate laterali, riservata alle autorità [[Sacro Romano Impero|imperiali]], che assistevano in tal modo alle funzioni religiose stando sullo stesso piano del presbiterio collocato al lato opposto della navata maggiore<ref>L'ipotesi del westwerk absidato è compiutamente illustrata nella pagina LA RISTRUTTURAZIONE DI WARMONDO al [http://www.ivreacattedrale.it/storia.php Sito Ivrea Cattedrale] curato dall'associazione Associazione Cattedrale Sancta Maria de Yporegia. Sito consultato il 28-11-2009</ref>. La soluzione architettonica del westwerk è resa plausibile dal fatto che Warmondo (nominato vescovo dall'imperatore [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]) fu un vescovo filoimperiale che in gioventù aveva viaggiato in [[Germania]]<ref>Un profilo biografico di Warmondo è contenuto in G. Boggio, op. cit., pag. 93-95</ref>.
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Nel corso della ricostruzione avvenuta nel [[XII secolo]] la [[cattedrale]] cambiò dunque profondamente la propria fisionomia adottando una pianta assai più simile a quella odierna.
Spostato il presbiterio in capo all'estremità ovest della navata,
Nel corso del [[XII secolo]] la cattedrale conobbe verosimilmente anche un notevole sviluppo del proprio apparato decorativo. Appartiene a questo periodo un importante frammento [[mosaico|musivo]] - oggi sistemato su una parete nel cortile del Seminario Vescovile - in cui si vedono alcune delle ''[[arti liberali]]'' sedute insieme alla Filosofia che reca in mano un libro aperto con la scritta ''est animal homo''<ref>Sulla datazione del mosaico al XII secolo vi è una quasi generale accettazione da parte della critica. Cfr. F. G. Ferrero, E. Formica, op. cit. in bibliografia, pag. 31-32 e n. 1 a pag. 44</ref>. La scelta del soggetto va verosimilmente posta in relazione all'importanza assunta dallo ''scriptorium'' di Ivrea nell'ambito degli studi ecclesiastici<ref>F. Carandini, op cit. in bibliografia, pag. 471-73; nel giudizio sul significato del mosaico Carandini propende per una sua datazione ai tempi del vescovo Warmondo</ref>
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===Ristrutturazioni successive===
Nel corso del [[XIII secolo|XIII]] e del [[XV secolo]] si assistette ad una serie di interventi che avevano soprattutto come scopo l'ammodernamento e lo sviluppo dell'apparato decorativo, come testimoniano gli affreschi (alcuni dei quali riportati recentemente alla luce
Allo stesso vescovo si deve anche la commissione degli [[Stallo (seggio)|stalli]] lignei destinati all'ammodernamento del coro. Questa importante opera d'intaglio in noce, con dossali raffiguranti motivi decorativi con piante, figure umane
Il vescovo Bonifacio Ferrero nel [[1516]] fece edificare una nuova facciata con un portico in stile [[bramante]]sco che sostituì l'antica facciata romanica. Si conosce solo attraverso alcuni disegni o dipinti l'aspetto di tale facciata [[Architettura rinascimentale|rinascimentale]]. Nel [[1854]] essa venne a sua volta sostituita dalla attuale facciata [[Neoclassicismo|neoclassica]] quando fu deciso l'allungamento della cattedrale di una campata: i lavori furono eseguiti dall'architetto [[Gaetano Bertolotti]] che si ispirò, per la nuova facciata, a [[Palladianesimo|modelli palladiani]]. Essa è segnata da quattro grandi colonne marmoree che sostengono il frontone triangolare; le statue che la ornano sono di [[Giosuè Argenti]].
Tornando al [[XVIII secolo]], occorre segnalare che nel [[1761]] fu costruita la [[cappella]] del Santissimo Sacramento sfondando per la prima volta una parete del duomo e prolungando idealmente il braccio sinistro transetto.<br />Le modificazioni più profonde, che hanno alterato profondamente la fisionomia interna della chiesa, ebbero luogo verso la fine del Settecento quando il vescovo [[Ottavio Pocchettini]] incaricò l'architetto [[Giuseppe Martinez]] di ristrutturare l'edificio in stile [[tardo barocco]]. Gli interventi effettuati (con scelta che può essere giudicata di gusto discutibile<ref>Vedansi al riguardo i giudizi espressi dal Canonico Boggio in C. G. Boggio, op. cit. pag. 193</ref>) comportarono: il raggruppamento a due a due delle campate tra l'ingresso
==Opere di interesse artistico==
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Si accede alla cripta dalla navata sinistra all'altezza del presbiterio. Sopra la porta d'ingresso, tra due grandi colonne in laterizio della basilica warmondiana, si nota un affresco del XV secolo con ''la Madonna delle Grazie, un santo vescovo e [[San Bernardo di Mentone]]'': il santo vescovo è raffigurato nell'atto di presentare alcuni fedeli alla Madonna, mentre il Bambino si protende verso di loro; san Bernardo viene mostrato con l'abito degli agostiniani, nell'atto di tenere, secondo la usuale [[iconografia]], il [[demonio]] al guinzaglio.
Scendendo nella cripta e percorrendone i locali si nota subito la differenza tra la zona sottostante il presbiterio (XII secolo) e quella più antica (fine X – inizio XI secolo) posta sotto lo spazio occupato dal coro e dal deambulatorio. Quest'ultima area (denominata "confessione di San Besso") ha volte sostenute da pilastri e colonne di foggia differente, rozzamente tagliate; al centro (nella collocazione voluta da Warmondo) è posto il bel sarcofago romano di Caio Atecio Valerio che funzionò per secoli come urna funeraria con le reliquie di San Besso. La zona della cripta posta sotto il presbiterio (la
Molti sono gli affreschi sopravvissuti all'interno della cripta. Quello più antico, databile al XIII secolo<ref>In F. G. Ferrero, E. Formica, op. cit. in bibliografia, la datazione viene anticipata alla metà del XII secolo</ref>, raffigura una ''Madonna col Bambino tra un santo vescovo
Usciti dalla cripta, lungo la scala che porta al deambulatorio si osserva un interessante affresco con il ''Miracolo di una resurrezione compiuta dal Beato [[Pietro di Lussemburgo]]'', dipinta da un ignoto pittore della seconda metà del XV secolo. Il Beato, patrono di [[Avignone]], è riconoscibile dallo stemma posto sull'urna ed è ritratto in abiti cardinalizi, mentre un angelo gli pone sul capo il [[galero]]. Interessante è il confronto con la [http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Meister_der_Piet%C3%A0_von_Avignon_001.jpg tavola della ''Visione del Beato Pietro di Lussemburgo''] realizzata dal
Proseguendo lungo il deambulatorio incontriamo, inglobati nel muro dell'abside, colonne e capitelli (ricavati verosimilmente dell'antico tempio romano) che furono già utilizzati nella costruzione della chiesa di fine IV – inizio V secolo. Tra tali colonne si nota anche la lapide che ricorda la ristrutturazione warmondiana, coeva alla ristrutturazione stessa.
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Il visitatore che entra oggi nel duomo è subito immerso nelle strutture tardo barocche volute dal vescovo Ottavio Pocchettini nella penultima decade del Settecento, con le alte lesene che si innalzano sino al cornicione, gli archi delle navate sostenuti da coppie di colonne e di pilastri con [[capitelli corinzi]], gli stucchi e le decorazioni che ricoprono le pareti e le volte a vela, la cupola ellittica che maschera il tiburio. Stando nella navata centrale, lo sguardo del visitatore è naturalmente condotto verso il presbiterio con il ricco altare marmoreo fatto costruire dal vescovo Vittorio De Villa a metà Settecento; al di dell'altare si osserva il coro con gli stalli dipinti a monocromo da Carlo Cogrossi.
Percorrendo le cappelle della navata destra, s'incontra l'ex battistero; poi la cappella della Madonna con le sepolture di vescovi [[eporediese|eporediesi]] (qui trasferite dalla cripta); segue la cappella di San Giovanni Battista,
Seguendo, sempre a partire dall'ingresso, la navata di sinistra si incontra la cappella di San Sebastiano, sotto il cui altare sono poste le spoglie del beato [[Taddeo McCarthy]], vescovo [[Irlanda|irlandese]] morto ad Ivrea, nell'ospizio-ospedale dei "Vigintiuno" (a cui aveva chiesto ospitalità come semplice pellegrino), mentre faceva ritorno in Irlanda, lungo l'[[itinerario di Sigerico]], da un viaggio a [[Roma]] finalizzato al riconoscimento papale della propria cattedra.
La cappella successiva è dedicata a [[San Besso]], martire della [[legione Tebea]] e compatrono della città di Ivrea. Una tela d'inizio [[XX secolo|Novecento]] ritrae il suo martirio su una rupe in [[Val Soana]].
Attraverso un'elegante balaustra in marmo si accede alla cappella seguente, costruita tra il [[1761]]
===Altre testimonianze artistiche===
Fanno parte delle opere d'arte conservate nel duomo di Ivrea due importanti dipinti di [[Defendente Ferrari]], maestro del [[rinascimento piemontese]].
La prima delle due tavole si trova nella [[sacrestia]], è datata [[1521]] e raffigura una ''Adorazione del Bambino con il beato Warmondo e donatore''. Si tratta di un dipinto che era stato appositamente realizzato per l'altare del Beato Warmondo su commessa di un canonico della casata dei marchesi Ponzone di [[Azeglio]] (canonico che compare nel dipinto come donatore<ref>Si tratta di Daniele Ponzone, cantore della cattedrale, quarta dignità del capitolo. Cfr. S. Baiocco, P. Manchinu, op. cit. in bibliografia, pag. 90-91</ref>). La scena raffigurata vede, sullo sfondo [[Prospettiva|prospettico]] di eleganti strutture architettoniche rinascimentali, la Madonna inginocchiata in adorazione del Bambino, posto sopra un [[tabernacolo]] contenente un [[ostensorio]] in stile [[arte gotica|gotico]], con San Giuseppe che lo sorregge amorevolmente. Accanto a loro, in piedi sulla destra, sta il vescovo Warmondo con il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]], la [[mitria]] in capo
La seconda tavola, conservata nella sala del capitolo attigua alla sacrestia, raffigura una ''Adorazione del Bambino con [[Santa Chiara]] e [[Monache clarisse|clarisse]]''; proviene dall'ex convento di Santa Chiara ad Ivrea, soppresso nel [[1802]]<ref>Il quadro passò in proprietà del Comune, fu poi donato al vescovo Luigi Moreno
Uno stemma in basso a sinistra consente di risalire alla committente raffigurata nel quadro: si tratta della badessa Chiara Cagnis di [[Agliè]] della casata dei conti di [[Castellamonte]].
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Caratteristiche tecniche:
* Numero di [[Canna (organo)|canne]]: 2785 (di cui 1797 per il I manuale, 808 per il II manuale e 180 per il Pedale).
* Prospetto di facciata: costituito da 43 canne in metallo, disposte in 3 [[campate]].
* [[Consolle (organo)|Consolle]]: l'organo è dotato di consolle a finestra, con 2 manuali di 61 tasti (estensione Do1-Do6) e pedaliera piana parallela di 27 tasti (estensione Do1-Re3).
* [[Registro (organo)|Registri]]: azionabili mediante manette a spostamento laterale con incastro; è presente la divisione bassi/soprani tra le note Si2-Do3.
* [[Sistema di trasmissione (organo)|Trasmissione]]: meccanica (di tasto e di registro).
* [[Manticeria]] e [[Somiere|somieri]]: si contano in tutto 9 mantici e 16 somieri.
*Disposizione fonica:
:'''Tavola di registrazione di destra (I manuale e Pedale)'''
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File:Duomo di Ivrea facciata.jpg|La facciata neoclassica (XIX secolo)
File:Ivrea Duomo Cripta 04.JPG|Un capitello della cripta
File:Ivrea Duomo Cripta Affresco 05.JPG|Cripta, ''Madonna col Bambino tra un santo vescovo
File:Ivrea Duomo Cripta Santo Guerriero.jpg|Cripta, ''Santo guerriero'', (XV secolo)
File:Ivrea Duomo Affresco Pietro Lussemburgo.jpg|Scala deambulatorio, ''Miracolo di una resurrezione compiuta dal Beato [[Pietro di Lussemburgo]]'', (XV secolo)
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==Collegamenti esterni==
* [http://www.ivreacattedrale.it/home.php Sito Ivrea Cattedrale] curato dall'associazione Associazione Cattedrale Sancta Maria de Yporegia. <small>Sito consultato il 28-11-2009</small> Il sito è ricco di accurate informazioni sulla cattedrale
* [http://www.beweb.chiesacattolica.it/cattedrali/cattedrale/507/Chiesa+di+Santa+Maria+Assunta Chiesa di Santa Maria Assunta (Ivrea)] su BeWeB - Beni ecclesiastici in web
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