Rivoluzione d'ottobre: differenze tra le versioni

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[[File:Lenin 1921.jpg|thumb|left|upright=0.9|Lenin]]
 
Contemporaneamente si insediò presso l'[[Istituto Smol'nyj]] il Congresso dei Soviet, cui fu formalmente consegnato il potere conquistato con la rivoluzione. L'assemblea, dove siedevano 338 delegati bolscevichi su 648 complessivi, ratificò l'acquisizione del potere con una maggioranza dei tre quarti dei voti e fu così instaurato il nuovo Stato sovietico.<ref name=bof64/> I lavori del Congresso furono abbandonati dalla maggioranza dei menscevichi e dei socialrivoluzionari, che tuttavia subirono la scissione della propria [[socialrivoluzionari di sinistra|ala sinistra]]; essa continuò a partecipare ai lavori e vide propri rappresentanti entrare a far parte del nuovo Comitato esecutivo centrale panrusso, presieduto prima da Kamenev e poi da [[Jakov Sverdlov|Sverdlov]], ma non del [[Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa|Consiglio dei commissari del popolo]] (Sovnarkom), eletto la sera del 26 ottobre e composto di soli bolscevichi<ref>{{cita|Carr|p. 99}}.</ref> guidati da Lenin.<ref>{{cita|Reed|p. 145}}.</ref> Lo stesso giorno il Congresso aveva promulgato il decreto sulla terra e quello sulla pace:<ref>{{cita|Reed|pp. 134-140}}.</ref> il primo proclamava la confisca delle terre dei possidenti e la loro consegna ai comitati locali per la loro redistribuzione tra i contadini, mentre il secondo costituiva un appello a tutti i popoli belligeranti per una pace senza annessioni né indennità.<ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|p. 151-153}}.</ref>
 
La Rivoluzione si estese subito dopo a gran parte dei territori dell'ex Impero russo: i bolscevichi presero il controllo della maggioranza delle città della [[Russia europea]] in modo pacifico, mentre in alcune zone si ebbero [[Armata_Bianca|accesi scontri con gli oppositori]] durati alcuni giorni, come a Mosca, o mesi, come in aree periferiche o in quelle abitate da minoranze nazionali quali i [[Cosacchi del Don]] e [[Cosacchi del Kuban'|quelli del Kuban']].<ref>{{cita|Orlov et al.|pp. 336-337}}.</ref><ref>{{cita|Boffa|pp. 68-72}}.</ref>