Villa Masini: differenze tra le versioni

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Voluto dall'imprenditore Angiolo Masini in onore della seconda moglie (deceduta prima della fine dei lavori) e come dimora atta a celebrare la fortuna di famiglia acquisita grazie alla fiorente attività della fabbrica di cappelli [[Cappellificio La Familiare|La Familiare]], il palazzo (o villa) Masini venne commissionato all'ing. [[Giuseppe Petrini]], montevarchino di nascita e amico personale dell'imprenditore, nel [[1924]].
Rientrato in [[Toscana]] dopo il periodo di formazione e di lavoro a [[Torino]], il Petrini, abbandonata la libera professione, lavorava come ingegnere alle dipendenze delle [[Ferrovie dello Stato]]; per tale motivo il progetto venne firmato dall'arch. [[Luigi Zumkeller]], con il quale sorsero, in fase di realizzazione, alcune controversie soprattutto per quanto riguarda l'inserimento della torretta sull'angolo occidentale.
I lavori, costati sembra più di 2.000 lire ede affidati alla Ditta Failli di Montevarchi, si conclusero nel [[1927]]; il permesso di abitabilità venne rilasciato il 13 giugno [[1928]].
 
La sovrabbondante decorazione esterna, improntata ad un elaborato linguaggio di matrice eclettica, si avvalse dell'opera di numerosi artefici locali e non: i modellatori montevarchini Leopoldo Brandaglia, Giovanni Bianchi e Luigi Chiesi; Alfredo Fini per le decorazioni pittoriche presenti nel loggiato di facciata; la prestigiosa ditta Ulisse De Matteis di Firenze per le vetrate policrome mentre le inferriate, esterne ede interne, e la ricca recinzione in ferro battuto - di cui, in seguito alla campagna del Ferro alla Patria in epoca fascista rimane soltanto il cancello principale - fu realizzata dalla ditta Giulio Bruni di Pistoia.
Nel giardino, in origine sistemato all'italiana sul davanti e a pomaio sul retro, i vari gruppi scultorei di animali e di creature fantastiche realizzati in cemento con anima di ferro furono opera dello scultore [[Leopoldo Brandaglia]], famoso negli anni Venti per questo tipo di ornamentazione dei giardini.
Il trionfo decorativo prosegue all'interno con le opere plastiche di [[Elio Galassi]] e di [[Pietro Guerri]], pittoriche di [[Emilio Vasarri]], lignee della ditta Tassini di Montevarchi.
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== L'edificio ==
[[File:Villamas.JPG|upright=1.4|thumb|Villa Masini, oggi]]
Il complesso della villa Masini, comprendente la casa, il parco, la serra e la rimessa, occupa un vasto appezzamento rettangolare di terreno sistemato a giardino e recintato, posta all'inizio della via del Pestello, strada così dettacosiddetta dal nome della frazione che attraversa e che si qualifica come pedecollinare e periferica rispetto al centro cittadino.
In fregio alla via, che è affiancata sul lato Est dal torrente Dogana, sorgono altre costruzioni a carattere residenziale unifamiliare, sulle quali la villa si distingue nettamente per la monumentalità, l'elaborata decorazione e la torretta d'angolo che ne costituisce il richiamo particolare. È preceduta dalle due villette fatte costruire negli anni appena precedenti dallo stesso Masini, con più dimesse connotazioni decorative.
Sull'altro lato del torrente, in direzione del nucleo cittadino, si trova poco più avanti lo stabilimento dove aveva sede la fabbrica di cappelli La Familiare, oggi restaurato e destinato a negozi ede uffici ede ancora segnalato dall'alta ciminiera in laterizio.
Sul retro della villa, a causa della poco controllata attività edilizia negli anni Sessanta e Settanta, sorgono diverse costruzioni alcune delle quali direttamente a ridosso del muro di cinta della villa stessa, soffocandone in parte la presenza sul territorio circostante che in origine appariva dominato dalla sua architettura.
La proprietà Masini è separata dalla strada mediante un lungo muro di cinta sovrastato da una fitta siepe e caratterizzato da un monumentale cancello di ingresso in ferro battuto di chiara ispirazione liberty, preziosa testimonianza di artigianato altamente qualificato, decorato con sinuosi motivi floreali a cui si aggrappano due pavoni.
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Da notare l'adozione degli avvolgibili per gli infissi delle facciate principali, accorgimento decisamente innovativo all'epoca della costruzione, mentre le altre aperture sono dotate di persiane in legno scorrevoli a spessore nel muro.
 
L'esuberanza plastica e decorativa si attenua sulle facciate secondarie, ma un discorso a parte merita il prospetto laterale sinistro, per l'inserimento della torretta quale appendice dominante della villa. Se le composite aperture al primo piano delle due facciate principali richiamano modelli milanesi, il particolare della torretta d'angolo può essere fatto risalire alle architetture di [[Gino Coppedè]], ede in particolare alla [[Villa Frisoni]] realizzata nel [[1906]] nella vicina [[Bucine]].
La torretta della villa Masini, solida e compatta fino all'altezza della gronda del corpo di fabbrica principale, è risolta nella parte terminale con una loggia-belvedere aperta da serliane, protetta dal soprastante aggetto della copertura e conclusa dalla cupoletta in rame del piccolo osservatorio. Al piano terreno, la torretta comunica con il giardino tramite una breve scalinata dotata di ringhiere in ferro battuto ornate da intrecci di rose, la cui leggerezza si contrappone alla solidità della tradizionale balaustra in muratura a colonnine che affianca la seconda scalinata di accesso al giardino su questo stesso lato, posta all'estremità del loggiato sul fronte principale.
===L'interno===
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Preceduto dalla fontana con la statua bronzea della Primavera, opera di Pietro Guerri, il padiglione ad un solo piano della limonaia appare squisitamente art-nouveau nella sinuosità delle linee di facciata, aperta in due grandi vetrate tondeggianti circondate da archi a sesto ribassato e decori floreali in ferro battuto e protette da tettoie in vetro. Coperta a terrazzo con parapetto traforato e ornato da rami lunghi e sottili, la limonaia è arricchita dagli episodi plastici degli animali alati reggilampada sugli spigoli e dei vasi e dei limoni a stucco sulla sommità dei pilastri laterali e centrale. La particolare posizione della statua della Primavera, collocata in corrispondenza del pilastro centrale del prospetto, crea inoltre un effetto di corpo unico con l'edificio, che sembra così incorniciare la giovane figura femminile dalle vesti ondeggianti recante allusivamente una ghirlanda di fiori tra le mani.
 
Alla leggerezza fin-de-siecle della serra si oppone la più rigida grafia della contigua palazzina a due piani della rimessa. Il pian terreno appare inquadrato da tozze paraste bugnate e aperto dagli ampi fornici dei garage decorati dalle protome alate della Vittoria, ede il primo piano caratterizzato da finestre trifore e più strette lesene a sostegno del cornicione superiore, culminante a sua volta con il parapetto del terrazzo dominato alle estremità da due aquile ad ali spiegate che trattengono tra gli artigli una ruota gommata, allusiva alla destinazione d'uso dell'edificio. Più leggiadre le decorazioni della piccionaia posta sul tetto, dove l'originale gronda lignea molto sporgente protegge le pitture di voli di rondine.
 
== Bibliografia ==