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Nel luglio del 1923, anno della [[Prima Divisione 1922-1923#La riunificazione del campionato|riunificazione]] del campionato, il vicepresidente della [[FIAT]] e del Foot-Ball Club Juventus [[Edoardo Agnelli (1892-1935)|Edoardo Agnelli]] venne eletto per decisione unanime della dall'assemblea straordinaria dei [[socio (diritto)|soci]] alla presidenza del club dopo essere stato proposto all'incarico dal [[Difensore#Terzino|terzino]] [[Antonio Bruna]], all'epoca operaio della FIAT, e dal dirigente bianconero [[Sandro Zambelli]]; succedendo all'avvocato [[Gino Olivetti]].<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1171_01_1923_0178_0002_24335476/anews,true/|titolo=L'avv. E. Agnelli presidente del F.C. Juventus|pubblicazione=[[La Stampa]]|p=2|data=28 luglio 1923}}</ref>
Personaggio proiettato verso il futuro, Agnelli ebbe l'oggettivo di imporre una nuova concezione del club di calcio in un'epoca in cui essi erano gestiti a livello dilettantistico,<ref name=Pennacchia>{{Cita news|autore=Mario Pennacchia|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/1997/dicembre/27/GIOIELLO_FAMIGLIA_gm_0_9712271366.shtml|titolo=Il gioiello di famiglia|pubblicazione=[[La Gazzetta dello Sport]]|data=27 dicembre 1997}}</ref> seguendo due fondamenti: «[il] football è destinato a trovare spazio e attenzioni sempre maggiori tra le nostre popolazioni» e «[la] certezza che il campionato deve essere al più presto unificato per diventare veramente nazionale».<ref name=Pennacchia/> Così, diversificò le attività societarie rispetto a quella principale del calcio e, con la collaborazione del [[barone]] [[Giovanni Mazzonis]], incaricato della vicepresidenza,<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1628_02_1931_0078_0002_22370268/|titolo=La «Juventus»|pubblicazione=[[La Stampa]]|p=2|data=1º aprile 1931}}</ref> introdusse una serie di riforme amministrative in seno al club, ispirandosi al modello e ai principi [[anglosassoni]] del foot-ball, che si dimostreranno decisive per l'[[Campionato italiano di calcio#Dal 1926 al 1929|istituzione del ''girone unico'']] e la svolta verso il [[Divisione Nazionale 1928-1929#Verso la Serie A|professionismo]] nonché per il conseguente sviluppo del [[calcio in Italia]]:<ref name=Mostra>{{Cita|Passerin d'Entrevès}}</ref> tra queste, la creazione di una [[Juventus Organizzazione Sportiva Anonima|compagnia]] dedicata all'amministrazione aziendale della squadra sportiva – quarantaquattro anni prima della conversione delle società calcistiche in aziende a capitale privato<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,8/articleid,0115_01_1967_0169_0008_6828985/|titolo=La Juventus trasformata in «società per azioni»|pubblicazione=[[La Stampa]]|p=8|data=19 luglio 1967}}</ref> –, la decisione di adottare inizialmente le tecniche della cosiddetta «scuola danubiana» intensificando gli allenamenti della squadra,<ref>{{Cita|Mancini, De Luna|«Film», 8 min 58 s e
Tali politiche permessero alla Juventus diventare la prima entità nello [[Sport in Italia|sport italiano]] con status professionistico ''[[ante litteram]]''.<ref name="Armstrong, Giulianotti"/>
Durante il decennio seguente, in virtù dei [[Quinquennio d'oro|successi sportivi]] della squadra bianconera e del profondo [[Quinquennio d'oro#Impatto nella società italiana|impatto]] che essi ebbero nella società italiana di quel tempo, i mezzi di comunicazione di massa coniarono l'espressione «stile Juventus»<ref name=LaStampa1969/> per sottolineare l'efficienza della gestione societaria che distingueva i bianconeri dal dilettantismo ancora imperante nelle altre società italiane del tempo, principalmente quelle [[Mezzogiorno (Italia)|meridionali]].<ref name="Bromberger 1995"/><ref>{{Cita|Pennacchia|p. 306}}</ref>
La presidenza dell'avvocato Agnelli, che cambierà per sempre l'approccio al sistema sportivo divenendo antesignana del cosiddetto ''football management'' sviluppatosi in Italia a partire dalla seconda metà del secolo,<ref>«Evento cardine dell'incontro tra industria e calcio è dato dall’instaurazione della famiglia Agnelli alla guida della Juventus che rappresenta l’inizio di un periodo di successi {{sic|ed}} il susseguirsi di una vera e propria dinastia di presidenti societari, fattore che modifica nel profondo e per sempre l’approccio al sistema sportivo […] proprio come avviene nella vicina [[Francia]] con le esperienze di Jean-Pierre Peugeot al {{Calcio Sochaux|NB}} e Jean-Bernard Lévy con il {{Calcio RC Paris|N}}.» Cfr. {{Cita pubblicazione|autore=Fabrizio Bertini|url=http://www.settoretecnico.figc.it/notiziario.aspx?c=8&sc=&ssc=&n=98|titolo=Dagli anni venti agli anni cinquanta: un'epoca d'oro del Pallone|rivista=Notiziario del Settore Tecnico|numero=6|p=13|editore=Federazione Italiana Giuoco Calcio|formato=PDF|anno=2010|mese=noviembre/dicembre|edizione=ed. 21 dicembre 2010|città=Firenze}}</ref> si caratterizzò anche per l'introduzione di un rigido e, per l'epoca, innovativo regolamento di controllo interno – ispirato ai principi istituiti in FIAT dopo la fine della Grande Guerra e proseguiti agl'inizi del decennio successivo dal direttore centrale [[Vittorio Valletta]]<ref name="The Oxford Encyclopedia of Economic History">{{Cita libro|lingua=en|curatore=Joel Mokyr|titolo=The Oxford Encyclopedia of Economic History|autore=Franco Amatori|capitolo=Agnelli Family|p=14|editore=[[Oxford University Press]]|città=Oxford|anno=2003|ISBN=0-19510-507-9}}</ref><ref>Le politiche imprenditoriali della FIAT agl'inizi degli anni 1920 erano centrate su tre principi: progressiva conquista del mercato attraverso la realizzazione di una produzione di massa; impiego del capitale finanziario in mete esclusivamente produttive; nel settore salariale, una politica riformistica che mira al graduale miglioramento delle condizioni di vita degli operai per evitare le tensioni sindacali e per trasformarli in possibili clienti; cfr. {{Cita video|autore=Silvia Calandrelli|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/fiat-1922-1966-dal-lingotto-a-vittorio-valletta/6420/default.aspx|titolo=FIAT 1922-1966: Dal Lingotto a Vittorio Valletta|editore=[[Rai Scuola|RAI Scuola]] ([[Rai Cultura|RAI Educational]])|tempo=0:02:34|anno=2012}}</ref> – che la totalità di dipendenti del club, giocatori inclusi, doveva rispettare: questi prescrivevano l'uso di un abbigliamento formale durante gli atti pubblici e viaggi in trasferta della squadra, l'evitare ogni polemica sia a livello personale che societario, il non concedere interviste senza l'autorizzazione dirigenziale, il rispetto delle decisioni arbitrali garantendo il ''[[Fair play (comportamento)|fair play]]''<ref>{{Cita|Bromberger|p. 150|Bromberger, 1995}}</ref> e l'apprendimento di regole d<nowiki>'</nowiki>''[[Galateo (costume)|étiquette]]'' e d'[[oratoria|espressione linguistica]], «perché alla Juventus non era ammessa l'ignoranza»,<ref>{{Cita|Buttafarro ''et al''|«Film», 48 min 59 s}}</ref> accentuando così le già radicate caratteristiche aziendali all'interno del club e rafforzando, di conseguenza, sia l'ammirazione verso la squadra tra la popolazione interessata al calcio che l'ostilità che, per motivi [[campanilismo|campanilistici]], ormai la circondava.<ref>{{Cita|Buttafarro ''et al''|«Film», 11 min 59 s e
{{Citazione|Hanno creato un ambiente che, come una macchina per impastare tutti i caratteri, ne farne il tipo unico mai illuso e mai disperato, mai troppo ottimista e mai troppo pessimista. Mai agitato e mai placato.<br />Cadere nella macchina un Monti o un Cesarini, un Orsi o un Varglien, spiriti fieri magari protervi, ed escono ben presto come gli altri: impastati. Ricadde un Tiberti, un Ferrari, un Sernagiotto, un Ferrero o un Valinasso e ne esce fuori un momento sicuro con qualche fierezza.<br />Il 'super asso' diventa solo un asso, l'aspirante a campione diventa asso; uno cava, l'altro cresce, tutto si livella. L'educazione e naturale riservo fanno il resto: se entri nel [[Circolo della Stampa|Circolo]], un tipo in guanti bianchi riceve il tuo cappello, gli stucchi dorati t'impediscono di dir parolacce. La stretta di mano sulla tetti all'orologio, non una mano sulla spalla. Nessun ordine del giorno, ma l'ordine con l'ora per il domani, firma carcame. Mai niente di nuovo. Un giocatore entra e capisce dov'è, cosa deve imparare, il senso delle distanze, il rispetto, quel formalismo che è pure necessario se tutti gli esserci si sono basati su quello.<ref>{{Cita|Buttafarro ''et al''|«Film», 53 min 32 s e
[[File:Foot-Ball Club Juventus 1933-34.jpg|thumb|upright=1.2|Una formazione della ''[[Quinquennio d'oro|Juve del Quinquennio]]'' nella stagione [[Foot-Ball Club Juventus 1933-1934|1933-34]], all'interno dello [[Stadio Olimpico Grande Torino|stadio Mussolini]] di Torino]]
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=== Anni 1940-1960: riproposizione e consolidamento ===
L'atteggiamento societario della Juventus fu riproposto durante la seconda metà del XX secolo con l'assunzione della massima carica dirigenziale del club da parte dell'[[imprenditore]] [[Gianni Agnelli]], membro del [[consiglio di amministrazione]] del club dal 1938, la cui gestione avrà un impatto nella comunità sportiva simile a quello sperimentato negli anni 1920.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.uefa.org/about-uefa/history/obituaries/newsid=50895.html|titolo=Juventus mourn passing of Agnelli|pubblicazione=Union des Associations Européennes de Football|data=24 gennaio 2003}}</ref> Influenzato sia dal padre Edoardo che dal nonno, l'[[omonimo]] [[Senato del Regno d'Italia|senatore]] [[Giovanni Agnelli (1866-1945)|Agnelli]],<ref name="The Oxford Encyclopedia of Economic History"/> l<nowiki>'</nowiki>''Avvocato'' – come era già noto – portò avanti una serie di riforme in seno alla società, nel frattempo indebolitasi per la distruzione delle proprie infrastrutture quali il [[Campo sportivo Gianpiero Combi|centro sportivo]], la sede amministrativa e il [[Circolo della Stampa|Circolo]] societario durante i bombardamenti cittadini<ref>{{Cita web|url=http://www.museotorino.it/view/s/9878b61309e04d08a33f7daca1b5e775|titolo=Società Spettacoli Sportivi di corso Marsiglia|sito=MuseoTorino|editore=Città di Torino}}</ref> e, in particolare, per la [[liquidazione]] della CISITALIA, che l'amministrò durante la [[Resistenza italiana|Resistenza]] e i primi anni della [[Secondo dopoguerra in Italia#I problemi della ricostruzione|Ricostruzione]]. Conferendogli da allora un grado di stabilità considerevolmente superiore a quello delle istituzioni sportive e politiche sia in ambito [[Allenatore|tecnico]]<ref>In sessantotto stagioni disputate dalla Juventus dalla [[Foot-Ball Club Juventus 1929-1930|1929-30]], la prima in cui il campionato italiano di calcio venne disputato a [[Serie A|girone unico]], alla [[Juventus Football Club 1999-2000|1999-2000]] la dirigenza bianconera decise il cambio d’allenatore in dodici occasioni, includendo quelli di [[Carlo Carcano|Carcano]] (1935) e [[Armando Picchi|Picchi]] (1971) legati a motivi estracalcistici, equivalenti a un percentuale di cambiamento del 17.64%, una cifra considerevolmente inferiore alla media di esoneri realizzati da squadre militanti nel campionato di Serie A durante un minimo di dieci stagioni (42.31%); cfr. {{Cita pubblicazione|autore=Marco Tarozzi|titolo=Quel record dell’Alessandria|rivista=[[Calcio 2000]]|numero=4 [40]|anno=2001|mese=aprile|p=77|ISSN=1122-1712}}</ref> che [[Direzione aziendale|manageriale]],<ref name="Bromberger 1995"/><ref>Dal 1923 al 2003, anno della morte dell<nowiki>'</nowiki>''Avvocato'', la Juventus cambiò il [[Presidenti della Juventus Football Club|presidente]] e [[consiglio di amministrazione]] in dieci occasioni, l'ultima nel 1990; la [[Federazione Italiana Giuoco Calcio]] (FIGC), l'organo di governo del calcio italiano, cambiò il [[Federazione Italiana Giuoco Calcio#Presidenti|presidente]] e membri del Consiglio Federale un totale di 25 volte durante quel periodo e la [[Democrazia Cristiana]] (DC), il principale [[partito politico]] in Italia durante la [[Prima Repubblica (Italia)|Prima Repubblica]], cambiò il [[Democrazia Cristiana#Struttura del partito|segretario generale]] – la sua massima carica istituzionale – in 23 occasioni dal luglio 1944 fino al suo scioglimento nel 1992; cfr. {{Cita|Buttafarro ''et al''|«Film», 15 min 31 s e
Durata sino al 1954, la presidenza di Gianni Agnelli consoliderà il [[Storia della Serie A#Il sodalizio tra la Juventus e gli Agnelli|sodalizio]] tra la Juventus e la dinastia proprietaria della FIAT, il più antico e duraturo nello sport italiano,<ref>{{Cita|Patrick Hazard, David Gould|titolo=Three Confrontations and a Coda: Juventus of Turin and Italy|pp. 209, 215|Fear and Loathing in World Football}}</ref> iniziato un trentennio prima e interrotto tragicamente nel 1935, rafforzando notevolmente l'identificazione fra la squadra e la famiglia, e di cui lo stesso ''Avvocato'' diverrà l'[[Apparenza|immagine]] pubblica.<ref>{{DBI|nome=AGNELLI, Giovanni|nomeurl=giovanni-agnelli|autore=Giuseppe Berta|volume=1|anno=2013}}</ref> Tra le altre cose, proprio lui contribuirà anche a riformare le norme contrattuali FIGC, all'epoca ripartite in maniera proporzionale all'importanza della città-sede dei club – un criterio arbitrario stabilito dalla Federazione – e il relativo [[inflazione|carovita]], in favore del [[valore di mercato]] del singolo atleta e del proprio rendimento sportivo.<ref name=Mostra/>
[[File:Juventus, 1957. Charles, Sívori, Ferrario, Umberto Agnelli e Boniperti.jpg|thumb|upright=1.2|left|Tre dei neoacquisti bianconeri della stagione 1957-58, [[John Charles|Charles]], [[Omar Sívori|Sívori]] e [[Rino Ferrario|Ferrario]], riuniti con il giovane presidente del club, il ''Dottore'' [[Umberto Agnelli]], e il capitano della squadra, [[Giampiero Boniperti|Boniperti]]]]
Il metodo gestionale juventino si sarebbe consolidato come modello sportivo-finanziario durante la successiva presidenza di [[Umberto Agnelli]], anche lui imprenditore. Eletto nel 1955 da una giunta di soci, tra cui il fratello Gianni<ref>{{Cita|Buttafarro ''et al''|«Film», 4 min 39 s e
Per i seguenti otto anni verrà rafforzata la struttura direttiva della squadra,<ref>{{DBI|nome=AGNELLI, Umberto|nomeurl=umberto-agnelli|autore=Giuseppe Berta|volume=1|anno=2013}}</ref> nei quali andò definitivamente ad affermarsi anche una peculiare politica di reclutamento iniziata alla fine del secondo conflitto mondiale: oltre a puntare soprattutto sull'ingaggio di giocatori italiani – scelta che si rivelerà determinante nei cicli di successi della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale «A»]] –, inclusi atleti noti per una notevole predisposizione e [[Glossario calcistico#J|polivalenza]] tattica e disciplinare, andando a compensare certi limiti tecnici, e per questo spesso paragonati agli operai della compagnia,<ref name="Bromberger, 1987b">{{Cita|Bromberger|p. 37|Bromberger, 1987}}</ref> il club si segnalò nell'ingaggiare stranieri pescati principalmente nei paesi limitrofi quali la [[Francia]], in virtù dei vincoli storici che tale nazione condivide con la città di Torino, e dell'[[Europa centrale]] e [[Europa settentrionale|settentrionale]], in quanto ritenuti «più adattabili» allo [[stile di vita]] della capitale sabauda nonché alla disciplina ormai caratteristica della società nei confronti dei calciatori provenienti da altre latitudini.<ref>{{Cita|Bromberger|p. 163|Bromberger, 1995}}</ref>
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}}
Dopo le rispettive attività dirigenziali a fronte del club i fratelli Agnelli rimasero legati ai colori bianconeri compiendo, in diversi periodi, una serie di incarichi amministrativi, assumendo ulteriormente il ruolo di [[presidente onorario]] con cui poterono mantenere la propria influenza sul consiglio di amministrazione della società.<ref>{{Treccani|agnelli-edoardo-giovanni-umberto_(Enciclopedia-dello-Sport)|AGNELLI; Edoardo, Giovanni, Umberto|autore=Roberto Beccantini|anno=2002}}</ref> Così, il club poté sollevare le [[Storia del Gruppo Fiat#La Fiat diventa una holding|tensioni tra la FIAT e i sindacati]] degli anni 1960, aggravate durante il cosiddetto «[[autunno caldo]]», attraverso una «[[austerità|politica dell'economia]]» instaurata dall'[[Camera dei deputati|onorevole]] [[Vittore Catella]] su iniziativa di Gianni Agnelli.<ref>{{Cita|Buttafarro ''et al''|«Film», 7 min 59 s e
Nel febbraio del 1990, Boniperti rassegnò le [[dimissioni]] in ragione della conflittualità insostenibile con i [[Procuratore sportivo|procuratori]],<ref name=Garanzini/> essendo sostituito dall'avvocato [[Vittorio Caissotti di Chiusano]].<ref name="Caroli">{{Cita news|autore=Angelo Caroli|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,29/articleid,0693_01_1995_0036_0029_10256885/|titolo=Chiusano, difensore in casa|pubblicazione=[[La Stampa]]|p=29|data=6 febbraio 1995}}</ref>
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