Sbarco a Salerno: differenze tra le versioni

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[[File:Salerno fight 3.gif|miniatura|sinistra|Artiglieri statunitensi con un [[155 mm M114|obice da 155/23]] in piena azione contro i reparti tedeschi]]
 
I comandanti in campo non furono d'accordo coi piani e Dawley protestò ufficialmente, senza peraltro trovare alcun attenzione da parte di Clark. Walker si disse fiducioso che un attacco tedesco verso la linea La Cosa, avrebbe costretto i nemici a scoprirsi per un ampio tratto, e ciò avrebbe comportato il fallimento del loro attacco; e quando Clark gli offrì elementi dell'82ª come rinforzi, Walker li accettò come riserva tanto era la sua fiducia. Anche Middleton era certo del fatto suo, e ribadì che le posizioni della 45ª a nord del Sele erano solide, ma Clark continuò la pianificazione dei piani di evacuazione. Comunque i comandanti di divisione ignorarono le disposizioni, e Middleton emanò un ordine che avrebbe reso di fatto impossibile l'evacuazione: «Mettete viveri e acqua dietro la 45ª. Resteremo qui.»<ref>{{cita|Morris|p. 207}}</ref> Nessuno però si preoccupò di contattare McCreery, nonostante i lavori di pianificazione si concentrarono su ''Sealion'' , ossia il ritiro degli americani nel settore britannico. L'urgenza del momento tagliò le comunicazioni interalleate e la catena di comando, e dopo la riunione l'unico ad essere informato fu Hewitt, che nonostante le evidenti difficoltà dovette iniziare i preparativi per un' eventuale reimbarco. La nave comando ''Ancon'', in quel momento ad Algeri, ricevette l'ordine di recarsi a Salerno, e tutte le operazioni di scarico sulle spiagge tenute dagli americani furono interrotte. Hewitt convocò il commodoro [[Geoffrey Oliver]] (l'ufficiale navale di grado più alto nel settore britannico) per una riunione, dove l'ammiraglio chiese il permesso di utilizzare la nave comando britannica [[HMS Hilary (1931)|''Hilary'']], per imbarcare Clark in caso di necessità prima dell'arrivo dell<nowiki>'</nowiki>''Ancon''. Oliver comunicò con McCreery, il quale fu sorpreso della richiesta: il generale non era stato avvertito di nulla, e appena ricevuti i primi ragguagli comunicò a [[Malta]] con l'ammiraglio [[Andrew Cunningham]], chiedendo il suo appoggio per bloccare quella che giudicava un'assurdità. Cunnigham ricevette anche un messaggio da Hewitt, dove veniva richiesto supporto navale, e la sera stessa la ''Valiant'' e la ''Warspite'' furono messe in navigazione per raggiungere la testa di ponte, assieme alla ''Nelson'' e alla ''Rodney''<ref>{{cita|Morris|pp. 208-209}}</ref>.
 
[[File:Nebelwerfer Salerno.gif|miniatura|Un [[Nebelwerfer]] si appresta a lanciare i suoi micidiali razzi da 150 mm contro le linee nemiche]]
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[[File:Germano Wounded Avalanche.jpg|miniatura|upright=0.8|Prigioniero tedesco ferito]]
Naturalmente anche da parte tedesca errori e imprevisti caratterizzarono la battaglia. Due terzi dei panzer del generale von Vietinghoff furono messi fuori combattimento nei primi due giorni di battaglia, e la richiesta di rinforzi, respinta da Berlino, ebbe notevoli conseguenze. Per il resto della battaglia von Vietinghoff poté contare su solo circa 30 panzer in buono stato, mentre la notevole quantità di artiglieria terrestre e navale alleata, non permetteva agli esploratori tedeschi di trovare varchi utili, e questo fu uno dei motivi per cui i tedeschi si concentrarono solo sul varco del Sele, dove gli alleati poterono concentrare tutta la loro potenza di fuoco durante la fase critica della battaglia<ref name="Atkinson253"/>. La 10ª Armata aveva poi grossi problemi di approvvigionamento e comunicazioni, il carburante scarseggiava (una petroliera tedesca nella paura di essere catturata dal nemico riversò il suo carico in mare)<ref name="Atkinson253"/>, e anche gli uomini scarseggiavano. Il rifiuto di Berlino non permise di sostituire gli uomini ormai esausti, e i rimpiazzi arrivavano col contagocce, e spesso gli uomini appena arrivati venivano mandati subito in prima linea, in modo tale che i tedeschi non riuscirono mai a costituire una massa critica d'attacco<ref name="Atkinso271">{{cita|Atkinson|p. 271}}.</ref>. Per gli alleati, a salvare la situazione a Salerno fu probabilmente il supporto dell'artiglieria. Dello stesso parere si espresse von Vietinghoff nel dopoguerra, e tale tesi venne sostenuta anche dalla Royal Navy, anche se è giusto ricordare che le grandi corazzate arrivarono solo il 15 settembre, mentre la ''Warspite'', colpita da una bomba tedesca, partecipò poco alle operazioni<ref name="Morris225">{{cita|Morris|p. 225}}.</ref>. Comunque sia i caccia, gli incrociatori, i monitori e le altre imbarcazioni diedero un' enorme contributo nel respingere l'attacco tedesco, e quello che non colpivano le navi, lo colpivano igli aerei<ref name="Atkinso271"/>. Centinaia di bombardieri disintegrarono nodi stradali e ferroviari intorno a Eboli e Battipaglia, mentre i caccia mitragliavano le colonne e i ricognitori della RAF indicavano alle artiglierie alleate ogni movimento tedesco nell'entroterra. Immobilizzando di fatto gli avversari<ref>{{cita|Atkinson|p. 272}}.</ref>. La difesa risoluta e il supporto dell'artiglieria dimostrarono come si poteva resistere ai tedeschi, soprattutto se questi compiva errori evitabili, come quelli che lo storico Morris riporta nei confronti di von Vietinghoff. Il generale tedesco, in alcuni momenti, poté contare su elementi di sei divisioni, ma si ostinò ad effettuare piccole scorrerie non coordinate e addirittura opportunistiche che coinvolgevano forze della quantità di un battaglione. Se avesse effettuato un attacco in massa contro la 36ª Divisione americana, von Vietinghoff avrebbe frose potuto sopraffare i difensori nonostante la superiorità aerea e navale degli alleati. Ma nonostante gli errori degli invasori, e nonostante il fatto che dopo gli sbarchi furono i tedeschi a imporre il ritmo dei combattimenti, i tedeschi non furono in grado di sfondare le difese della testa di sbarco, e dopo una serie di sanguinosi tentativi furono costretti a ritirarsi sulla [[linea del Volturno]]<ref name="Morris225"/>.
 
== Note ==