Elena di Gallura: differenze tra le versioni

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|titolo=[[Giudici di Gallura|Giudicessa di Gallura]]
|legenda=Unica raffigurazione della giudicessa Elena
[[File:{{simbolo|Gallo del Giudicato di Gallura.svg|35 px]]}}
|regno=[[1203]]-[[1218]]
|predecessore = [[Barisone I di Gallura]]
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}}
 
Fu la prima donna ad accedere a un trono sardo per proprio diritto e una delle prime in Europa. La seguirono [[Benedetta di Cagliari]], [[Adelasia di Torres]], [[Giovanna Visconti di Gallura]] (solo titolare), [[Eleonora d'Arborea]].
 
Invero, alcuni studiosi sostengono che la donna non poteva salire al trono personalmente, poteva avere unicamente funzioni di reggente o vicaria, governare per i figli, secondo le norme successorie sarde, e trasmettere il suo diritto soltanto al marito o all'erede. Non così [[Eleonora d'Arborea|Eleonora]] che, nell'introduzione della [[Carta de Logu]] si intitola giudicessa regnante per grazia di Dio ("Nos Elianora juguissa de Arbaree..").<ref>Oliva, p. 25</ref>
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Il giudice Barisone (come già fece [[Costanza d'Altavilla]] per il figlio [[Federico II di Svevia|Federico II]], prima di morire, lasciò Elene e il giudicato sotto la
protezione di [[Innocenzo III]]. Il pontefice, che mirava a far rimanere la [[Gallura]] nell'orbita della Chiesa, scrisse subito una lettera all'arcivescovo di Torres Biagio, incaricandolo di vigilare sulla tranquillità della successione a [[Olbia|Civita]], e ciò significava procurare un adeguato marito, ligio agli interessi ecclesiastici, alla giovane ereditiera. Il Santo Padre, però, non fu l'unico a preoccuparsi del futuro di Elena: il potere sul regno gallurese era ambito anche da [[Guglielmo I Salusio IV|Guglielmo I]] di [[Cagliari]], Comita III di [[giudicato di Torres|Torres]]Torres, Ugo I e Pietro I d'[[giudicato di Arborea|Arborea]], che a più riprese tentarono di occupare il territorio. Il papa, intanto, fece pervenire una seconda missiva ai sudditi per avvertirli di rispettare l'autorità del prelato turritano, suo delegato nella spinosa vicenda. Il 15 settembre [[1203]], [[Innocenzo III]] raccomandò [[Guglielmo I Salusio IV|Guglielmo I]] di [[Cagliari]] di scoraggiare le pretese
alla mano di Elene del parente Guglielmo [[Malaspina]], invitandolo a lasciare la [[Gallura]]. Il giudice cagliaritano rispose di considerare un marito degno della giovane contesa Ittocorre de Gunale, fratello di Comita di Torres. Sia Guglielmo che Comita, tuttavia, furono avvisati di seguire le direttive dell'arcivescovo Biagio. Nel luglio 1204, l'autoritario pontefice scrisse ancora alla sconcertata Elena, raccomandandole di attenersi alla sua volontà e ammonì la giudicessa madre Odolina, l'arcivescovo di Cagliari Riccus e il popolo gallurese di rispettare le decisioni di Biagio. Il vescovo di [[Olbia|Civita]] Filippone andò, pertanto, a [[Roma]] per ricevere le istruzioni papali circa le modalità del matrimonio.<ref>Panedda, p. 43</ref>
 
=== Il matrimonio con Lamberto Visconti ===