Regno di Tlemcen: differenze tra le versioni

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|inizio = [[1236]]
|primo capo di stato = [[Yaghmurasan ibn Zayyan]]
|stato precedente = [[File:{{simbolo|Flag of Morocco 1147 1269.svg|25 px]]}}[[Almohadi|Califfato almohade]]
|evento iniziale =
|fine = [[1556]]
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[[File:Mosquee Abi El Hassen Tlemcen.jpg|thumb|left|La [[Moschea di Sidi Bellahsen]], fatta costruire da [[Yaghmurasan ibn Zayyan]] primo sultano del Regno di Tlemcen.]]
[[File:Alger-Grande-Mosquée.jpg|thumb|La [[Grande Moschea di Algeri]], fatta costruire dal sultano [[Abu Tashfin Abd al-Rahman I]] ad [[Algeri]].]]
[[Tlemcen]] era una fertile e ben irrigata città che fu un importante centro sotto gli [[Almoravidi]] e i loro successori [[Almohadi]], che costruirono delle nuove mura intorno alla città nel 1161.<ref> John Murray 1874, p. 210. </ref>
 
[[Yaghmurasan ibn Zayyan]], il fondatore della dinastia degli [[Zayyanidi]], erano capo della tribù [[Berberi|berbera]] dei Banu 'Abd al-Wad, che si era stabilita nel [[al-Maghreb al-Awsaṭ|Maghreb centrale]] in epoca almohade. Ibn Zayyan era governatore di Tlemcen per conto degli Almohadi. Quando l'impero almohade cominciò a declinare e a frammentarsi, nel 1236, Yaghmurasen dichiarò la sua indipendenza.<ref> Niane 1984, p. 93. </ref> La città di Tlemcen divenne la capitale del neonato Regno di Tlemcen, uno dei quattro Stati successori a quello almohade, che verrà governato per secoli dagli Ziyyanidi, i successori di Ibn Zayyan.<ref> Ruano 2006, p. 309. </ref>
 
Yaghmurasan fu in grado di mantenere il controllo sui vari gruppi [[berberi]] e [[arabi]] rivali, e di fronte alla minaccia dei [[Merinidi]] del [[Maghreb al-Aqsa]], formò un'alleanza con il [[Sultanato di Granada]] e con il re di [[Regno di Castiglia|Castiglia]] [[Alfonso X di Castiglia|Alfonso X]]. Secondo [[Ibn Khaldun]], "''era l'uomo più coraggioso, più temuto e onorevole della famiglia dei Banu 'Abd al-Wad. Nessuno a curato gli interessi del suo popolo, ha mantenuto l'influenza del regno e gestito l'amministrazione statale meglio di lui''".<ref> name="Tarabulsi 2006, p. 83">Tarabulsi 2006, p. 83.</ref> Prima della sua morte disse al figlio erede al trono [[Abu Sa'id Uthman I|Uthman]] di mantenere una posizione difensiva nei confronti del regno merinide, ma di espandersi nel territorio [[Hafsidi|hafside]] se possibile.<ref> name="Tarabulsi 2006, p. 83. <"/ref>
 
Yaghmurasan fondò un esercito di arabi [[Banu Hilal]] e aveva più di 2.000 mercenari cristiani [[Regno di Castiglia|castigliani]] ([[Farfanes]]) al suo servizio.<ref> name="Ibn Khaldun 1043">Ibn Khaldun, ''Histoire des Berbères'', page 1043, éd. Berti, Alger, 2003, ISBN 9961690277 </ref> Gli Zayyanidi non imposero alcun [[madhab]], ma quello [[Malikita]] era quello più seguito.<ref> Hassan Ramaoun 2000, p. 22 </ref> Gli Zayyanidi svilupparono la città di [[Tlemcen]], costruirono palazzi, biblioteche, scuole, [[fondaco|fondachi]] e crearono splendidi giardini e grandi opere per d'irrigazione. Le scienze e le arti si svilupparono durante il loro regno.<ref> name="Ibn Khaldun, ''Histoire des Berbères'', page 1043, éd. Berti, Alger, 2003, ISBN 9961690277 <"/ref>
 
La capitale zayyanide ha dovuto subire più assedi [[Merinidi]]. Durante il [[assedio di Tlemcen (1299-1307)|primo assedio merinide]] condotto da [[Abu Ya'qub Yusuf al-Nasr]], la città dovette resistere per otto anni.<ref> Sid-Ahmed Bouali, ''Les deux grands sièges de Tlemcen'', éd. ENAL, Alger, 1984 </ref>
 
Sventato il pericolo Merinide, [[Abu Zayyan Muhammad I]] ristabilì l'ordine nel regno. Attaccò e sottomise le tribù del nordovest che avevano sostenuto i Merinidi durante la loro invasione. Il suo fratello e successore [[Abu Hammu Musa I]] si occupò della restaurazione di [[Tlemcen]], danneggiata dall'assedio. Riuscì ad impedire ai Merinidi di espandersi oltre la città di [[Oujda]] e proseguì la politica di espansione nella valle del fiume [[Chelif]]. Fu assassinato dal figlio [[Abu Tashfin Abd al-Rahman I]] nel 1318.<ref> name="Charles-André Julien 1966, p. 158">Charles-André Julien, ''Histoire de l'Afrique du Nord. Des origines à 1830'', éd. Payot, Paris, 1966, p. 158 </ref>
 
Abu Tashfin invase l'[[Ifriqiya]] [[hafsidi|hafside]]. Il sultano hafside chiese aiuto al sultano [[merinide]] [[Abu l-Hasan 'Ali ibn 'Uthman]], che era sposato con una nobile hafside. L'intervento hafside mise Abu Tashfin sulla difensiva. Tlemcen venne [[assedio di Tlemcen (1335-1337)|assediata per la seconda volta]] dai Merinidi, venendo espugnata nel 1337.<ref> name="Charles-André Julien, ''Histoire de l'Afrique du Nord. Des origines à 1830'', éd. Payot, Paris, 1966, p. 158 <"/ref> La prima occupazione [[merinide]] del Regno di Tlemcen durò fino al 1348, quando il sultano [[Abu Sa'id Uthman II (zayyanide)|Abu Sa'id 'Uthman II]] restaurò il controllo [[zayyanide]] sul regno. [[Abu 'Inan Faris]], figlio di Abu l-Hasan, riconquistò il Regno di Tlemcen dal 1352 al 1359.<br />
I Merinidi occuparono periodicamente Tlemcen, in particolare nel 1360 e nel 1370.<ref name="qantara-med.org">[http://www.qantara-med.org/qantara4/public/show_document.php?do_id=603&lang=en Qantara - The Abdelwadids (1236-1554)]</ref>
 
Sotto il regno di [[Abu Hammu Musa II]] il potere zayyanide si rafforzò. Ma più tardi, la dinastia iniziò a declinare.<ref>[http://www. name="qantara-med.org"/qantara4/public/show_document.php?do_id=603&lang=en Qantara - The Abdelwadids (1236-1554)]</ref>
 
Nel 1516, il sultano [[Abu Hammu Musa III]] accettò di diventare vassallo di [[Ferdinando il Cattolico]],<ref> Chitour 2004, p. 61 </ref> provocando l'ostilità della popolazione che chiese l'intervento del corsaro ottomano [[Aruj Barbarossa]].<ref> Julien 1994, p. 631 </ref> Nel 1518 Aruj ristabilì sul trono di Tlemcen l'ex sultano [[Abu Zayyan Ahmad]]. Quest'ultimo conquistò Kal'at Beni Rashid e uccise Ishaq, fratello di Aruj. Il Regno divenne il cento della guerra tra ottomani e spagnoli. Nel 1550 il sultano [[Hasan ibn 'Abd Allah II]] venne detronizzato dagli [[Impero ottomano|ottomani]] e si rifugiò nel possedimento spagnolo di [[Orano]]. Il [[al-Maghreb al-Awsaṭ|Maghreb centrale]] passò definitivamente sotto il controllo ottomano nel 1554, ciò segnò la fine del Regno di Tlemcen.<ref> Chitour 2004, p. 215 </ref>
 
== Economia ==
[[File:A man of Tlemcen.jpg|thumb|Rappresentazione europea di un uomo di Tlemcen.]]
La città di [[Tlemcen]] sostituì [[Tiaret]] come centro del commercio del Maghreb centrale, situata sulla rotta est-ovest tra [[Fès|Fez]] e l'[[Ifriqiya]]. Un altro importante itinerario commerciale era quello che legava il [[Sahara]] alla città portuale di [[Orano]], passando per Tlemcen.<ref> name="Niane 1984, p. 94">Niane 1984, p. 94.</ref> Orano, era un porto fondato da [[al-Andalus|andalusi]] nel [[X secolo]] per gestire il commercio con Tiaret, divenne in epoca zayyanide il principale porto del Regno, centro di intensi scambi commerciali con l'[[Europa]]. L'importante città commerciale di [[Sigilmassa]] era più vicina alla capitale [[merinide]] [[Fès|Fez]] che a Tlemcen, ma nella strada per Fez c'erano le montagne dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]], mentre il percorso per Tlemcen era più facile per le carovane.<ref> Fage & Oliver 1975, p. 356. </ref> Yaghmurasan conquistò Sigilmassa nel 1257, mantenendone il controllo fino al 1264, tenendo la città per quasi dieci anni.<ref> name="Niane 1984, p. 94. <"/ref>
 
La città di Tlemcen divenne un centro importante, con molte scuole, moschee e palazzi.<ref> Bel. 1993, p. 65. </ref> Tlemcen ospitava anche un centro commerciale europeo ([[fondaco|funduq]]) che faceva da tramite tra i mercanti africani ed europei.<ref> name="Talbi 1997, p. 29">Talbi 1997, p. 29.</ref> In particolare, Tlemcen è stata uno dei principali punti di passaggio dell'oro africano (in arrivo dal sud del Sahara attraverso Sigilmassa e [[Taghaza]]) che veniva venduto agli europei.<ref> name="Talbi 1997, p. 29. <"/ref> Di conseguenza, Tlemcen divenne integrata nel sistema finanziario europeo. Per questo motivo, per esempio, dei cambiali genovesi circolavano nella città.<ref> Braudel 1979, p. 66. </ref>
Il regno mantenne continui rapporti commerciali con i centri mercantili europei di [[Pisa]], [[Genova]], [[Firenze]], [[Venezia]], [[Barcellona]] e [[Marsiglia]]. 37<br />
Trattati commerciali vennero firmati con la [[Repubblica di Pisa]] nel 1230 e nel 126 . Con la rivale [[Repubblica di Genova]] nel 1236 e nel 1251, con la [[Repubblica di Venezia]] nel 1251 e nel 1252.
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Gli ebrei algerini nativi erano conosciuti come "portatori di turbanti", i nuovi arrivati invece erano chiamati "portatori di birettas". Notevolmente superiori agli ebrei nativi dal punto di vista culturale e nell'attività commerciale, gli ebrei sefarditi presero presto il sopravvento sulle comunità, e già nei primi anni del XV secolo i [[rabbino|rabbini]] di origini spagnole si trovavano a capo della maggior parte delle comunità ebraiche algerine: ad Algeri, i rabbini capi furono Isaac ben Sheshet Barfat, noto come "Ribash", e Simon ben Zemah Duran I, detto "Raṣhbaẓ", a Orano, Amram ben Merovas Ephrati, a [[Costantina (Algeria)|Costantina]], Joseph ben Menir e Maimun ben Saadia Najar, a [[Médéa]], Saadia Darmon, a [[Tlemcen]], Abraham ben Hakin ed Efraim Ankawa, a Bijaya, Benjamin Amer, e così via.<ref name=autogenerato1 />
 
La più grande ondata di immigrazione ebraica in [[Maghreb]] si ebbe dopo che i [[Re cattolici]] di [[Spagna]], [[Isabella di Castiglia]] e [[Ferdinando II di Aragona]] [[Decreto di Alhambra|decretarono l'espulsione degli ebrei da tutti i territori soggetti alla corona spagnola]] nel marzo 1492. Questi nuovi immigrati una volta arrivati in Algeria si stabilirono inizialmente nelle città costiere e nelle principali città dell'interno, fondendosi gradualmente con gli ebrei indigeni. Si stabilirono principalmente lungo la costa di Honaïne, ad [[Orano]], [[Mostaganem]], [[Ténès]], Algeri e Bijaya. Molti ebrei si stabilirono a [[Tlemcen]] e in altre città di pianura, come [[Costantina (Algeria)|Costantina]], [[Miliana]] e Medea.<br />
 
I rifugiati spagnoli del 1391 stimolarono il commercio algerino e portarono prosperità economica anche alle comunità ebraiche più remote. Gli ebrei iniziarono ad esportare all'Europa piume di struzzo del Mzab e l'oro africano di Tuat, così come burnus, tappeti, cereali, lana e pelli, mentre i prodotti europei venivano a loro volta venduti in Africa dagli stessi mercanti ebrei. Durante questo periodo relativamente tollerante sotto il governo della dinastia zayyanide, gli ebrei avevano il diritto di possedere proprietà, schiavi, e bestiame. Nelle regioni soggette al potere centrale, gli ebrei pagavano la jizya, l'imposta applicata a tutti i non musulmani. I loro rabbini erano esenti da essa, come lo erano i mercanti, soprattutto i discendenti degli esuli spagnoli, perché pagavano già un'imposta doganale sulle importazioni.
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== Bibliografia ==
* Bel., A. (1993). "'Abdalwadides". ''First Encyclopaedia of Islam: 1913-1936''. BRILL. p. &nbsp;65. ISBN 978-90-04-09796-4.
* Fage, John Donnelly; Oliver, Roland Anthony (1975). ''The Cambridge History of Africa.'' Cambridge University Press. ISBN 978-0-521-20981-6. Retrieved 2013-05-15.
* John Murray (1874). ''A handbook for travellers in Algeria.''
* Niane, Djibril Tamsir (1984). ''Africa from the Twelfth to the Sixteenth Century: 4''. University of California Press. p. &nbsp;93. ISBN 978-0-435-94810-8.
Political Chronologies of the World, vol.4 : A Political Chronology of Africa. Taylor & Francis. 2001. ISBN 978-1-85743-116-2.
* Ruano, Delfina S. (2006). "Hafsids". In Josef W Meri. ''Medieval Islamic Civilization: an Encyclopedia''. Routledge.
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* Charles-André Julien, ''Histoire de l'Afrique du Nord: Des origines à 1830'', Parigi, Ed. Payot, 1994, P. 865 ISBN 978-2-228-88789-2
* Chems Eddine Chitour, ''Algérie: le passé revisité'', Casbah Editions, 2004, P. 318 ISBN 978-9961-64-496-6)
* Hassan Ramaoun, ''L'Algérie: histoire, société et culture'', Casbah Editions, 2000, p. &nbsp;351 ISBN 9961-64-189-2)
* Sid Ahmed Bouali, ''Les Deux Grands Sièges De Tlemcen''.