Papa Leone III: differenze tra le versioni

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=== Questioni ecclesiastiche e teologiche ===
Già nel [[798]] [[Carlo Magno]] aveva fatto una mossa che aveva accentuato il suo ruolo di guida anche nella Chiesa e la debolezza del pontefice, inviando a Roma un'ambasceria incaricata di presentare al papa il piano di riorganizzazione ecclesiastica della [[Baviera]], con innalzamento della diocesi di [[Salisburgo]] a sede [[Arcivescovo|arcivescovile]] e nomina del fidato vescovo [[Arno di Salisburgo|Arno]] a titolare di quella sede. Il papa prese atto, non tentò neanche di riappropriarsi di quella che doveva essere una sua prerogativa e accondiscese al piano di [[Carlo Magno|Carlo]], semplicemente attuandolo. Nel [[799]] il [[Carlo Magno|re franco]] vinse un'altra battaglia di fede, convocando e presiedendo ad [[Aquisgrana]] un [[concilio]] (una sorta di duplicato di quello di [[Francoforte]] del [[794]]) in cui il dotto teologo [[Alcuino di York|Alcuino]] confutò, con la tecnica della disputa, le tesi del vescovo [[Felice di Urgell]], il promotore dell'[[Adozionismo|eresia adozionista]] che si stava di nuovo diffondendo; [[Alcuino di York|Alcuino]] ne uscì vincitore, [[Felice di Urgell|Felice]] ammise la sconfitta, abiurò le sue tesi e fece atto di fede, con una lettera che indirizzò anche ai suoi fedeli. Immediatamente fu inviata una commissione nella Francia meridionale, terra di diffusione dell'[[adozionismo]], con il compito di ristabilire l'obbedienza alla Chiesa di Roma. In tutto ciò il papa, a cui sarebbe spettata in prima persona la convocazione del concilio e la predisposizione dell'ordine del giorno, fu poco più che spettatore<ref>D. Hägermann, op. cit., pp. 284 e seg. – A. Barbero, op. cit., pp. 255 e seg.</ref>.

Altra questione teologica che vide prevalere [[Carlo Magno|Carlo]] a scapito del pontefice (alcuni anni più tardi, quando era già stato incoronato imperatore) fu quella cosiddetta del “''filioque''”. Nella formulazione del testo tradizionale del “[[Simbolo niceno-costantinopolitano|Credo]]”, era usata la formula in base alla quale lo [[Spirito Santo]] discende dal Padre attraverso il Figlio e non, paritariamente, dal Padre e dal Figlio (in latino, appunto, “''filioque''”) come veniva usata in Occidente. Il papa stesso, in ossequio alle deliberazioni dei concili che così avevano stabilito, riteneva valida la versione dell'"ortodossia" greca (che, tra l'altro, non prevedeva la recita del [[Simbolo niceno-costantinopolitano|Credo]] durante la [[Celebrazione eucaristica|Messa]]), ma volle ugualmente sottoporre la questione<ref>Il problema era stato sollevato nell'[[808]] da monaci [[Franchi]] di un [[monastero]] di [[Gerusalemme]], ed aveva provocato disordini tra le locali comunità [[Franchi|franche]] e bizantine.</ref> al parere di [[Carlo Magno|Carlo]]<ref>Non può sfuggire, in questa sorprendente e significativa richiesta del papa, la considerazione che lo stesso aveva di Carlo come vero e unico difensore della Fede e referente per i problemi teologici.</ref>, il quale, nel novembre dell'[[809]], convocò ad [[Aquisgrana]] un concilio della Chiesa franca che ribadì la correttezza della formula contenente il “''filioque''”, recitata anche durante la celebrazione della [[Celebrazione eucaristica|Messa]]. Leone, convocata a sua volta l'anno dopo un'assemblea di vescovi, rifiutò di prenderne atto (forse anche per evitare contrasti con la Chiesa d'Oriente), e per circa due secoli la Chiesa romana utilizzò una formulazione diversa da quella delle altre Chiese latine occidentali, finché, verso l'anno 1000, non venne finalmente ritenuta corretta e accettata la versione stabilita dall'imperatore franco, giunta fino ad oggi<ref>A. Barbero, op.cit.,, pp. 266 e seg. – C. Rendina, op. cit., p. 252.</ref>.
 
=== Relazioni con altri regni cristiani ===