Cesare Lombroso: differenze tra le versioni

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Il museo contiene 684 crani e 27 resti scheletrici umani, 183 cervelli umani, 58 crani e 48 resti scheletrici animali, 502 corpi di reato utilizzati per compiere delitti più o meno cruenti, 42 ferri di contenzione, un centinaio di maschere mortuarie, 175 manufatti e 475 disegni di alienati, migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute, folcloristici abiti di briganti, persino tre modelli di piante carnivore. C'è anche lo scheletro di Lombroso, che egli, spegnendosi un secolo fa, volle lasciare alla scienza, così come il suo volto conservato sotto formalina (non esposto).
 
Il Museo nasce come raccolta di oggetti che il Lombroso accumulò lungo il corso di tutta la sua vita, custodendoli in un primo tempo nello spazio privato della propria abitazione. Non esistono quindi criteri selettivi espliciti e prestabiliti ma solamente il tentativo di mettere del materiale insieme, preliminare alla collezione. La figlia Gina nella biografia del padre descrive bene questa attitudine: “Lombroso era un raccoglitore nato – mentre camminava, mentre parlava, mentre discorreva; in città, in campagna, nei tribunali, in carcere, in viaggio, stava sempre osservando qualcosa che nessuno vedeva, raccogliendo così o comperando un cumulo di curiosità, di cui lì per lì nessuno, e neanche egli stesso, qualche volta avrebbe saputo dire il valore” <ref> La lezione della scienza che sbaglia, Galileonet 29 ottobre 2009, http://www.galileonet.it/2009/10/la-lezione-della-scienza-che-sbaglia/</ref>.
 
La raccolta di questi materiali, spesso macabri, passò anche per appropriazioni legalmente condannabili, come confessa lo stesso Lombroso: “Il primo nucleo della collezione fu formato dall'esercito, avendovi vissuto parecchi anni come medico militare, prima del '59 e poi nel '66, ebbi campo di misurare craniologicamente migliaia di soldati italiani e raccoglierne molti crani e cervelli. Questa collezione venne mano a mano crescendo, con i modi anche meno legittimi, dallo spolio di vecchi sepolcreti abbandonati: sardi, valtellinesi, lucchesi, fatto da me, dai miei studenti e amici di Torino e di Pavia” <ref>Galileonet, ivi</ref>.
 
Dal 26 novembre 2009 il museo è aperto al pubblico, e quasi contemporaneamente è nata una campagna per chiederne la chiusura <ref> http://www.nolombroso.org/it/</ref>, per supposta apologia di razzismo, cui hanno successivamente aderito un centinaio di città tra le quali: Assisi, Opera, Grosseto, Napoli, Bari, Lamezia Terme, Locri, Crotone, Cosenza, Catanzaro, Cerveteri, Aversa, Calitri, Formia, Bitonto, Lavello, Siderno, Matera, Molfetta, Velletri, Gioia del Colle, Barletta, Terlizzi, Giovinazzo <ref>Il Corriere del Mezzogiorno 24 febbraio 2016, http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/16_febbraio_24/cento-citta-contro-museo-lombroso-all-istituto-cultura-meridionale-6dbfcc1a-dafc-11e5-a258-8359e7104625.shtml</ref> <ref>La Stampa 26 febbraio 2016, http://www.lastampa.it/2016/02/26/cronaca/chiudiamo-il-museo-lombroso-lultima-polemica-per-un-libro-presentato-a-palazzo-lascaris-88xw8zKY3O2pwG62aO7n6J/pagina.html</ref> <ref>L'elenco completo delle città aderenti, con le relative delibere dei rispettivi consigli comunali, oltre che sul libro ''Cento città contro il Museo Cesare Lombroso'' (ed. Magenes 2016) è presente sul sito http://www.nolombroso.org/stampa/</ref>. Anche l'attuale assessore al Commercio del comune di Torino si è espresso a favore della sua chiusura <ref>La Stampa 19 luglio 2015, http://www.nolombroso.org/press/SiRiapreLaContesadelTeschioA.jpg</ref>.
 
Il comune di [[Motta Santa Lucia]], paese natale di una delle persone i cui resti sono esposti nel museo, Giuseppe Villella (Lombroso teneva il suo teschio in bella vista sulla scrivania, come fermacarte <ref>Francesca Chirico, Linkiesta 11 novembre 2012, http://www.linkiesta.it/it/article/2012/11/11/i-meridionali-sono-biologicamente-inferiori-i-danni-di-lombroso/10267/</ref>), a torto ritenuto dal Lombroso un brigante, ha ottenuto nel 2012 dal Tribunale di Lamezia Terme la restituzione delle spoglie del suo concittadino, nonché il pagamento delle spese di trasporto e tumulazione, al fine di darne degna sepoltura. In seguito a ricorso da parte dell'Università di Torino, la sentenza d'appello è prevista per l'aprile del 2016 <ref>Il Redattore.it 10 giugno 2015, www.ilredattore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=2444:greco-e-sergio-museo-lombroso-restituisca-resti-del-brigante-villella</ref>. Anche il comune di [[Sonnino]] ha chiesto nel 2010 la restituzione dei resti, alla sua comunità di origine, del brigante [[Antonio Gasbarrone]], morto ad [[Abbiategrasso]] e fatto pervenire illegalmente al Lombroso affinché potesse usarlo per legittimare le sue teorie; la richiesta è sostenuta anche dall'ex calciatore [[Alessandro Altobelli]]. Il comune di [[Arcidosso]] invece riuscì a farsi restituire, nel 1991, dall'Università torinese, gli effetti del predicatore [[David Lazzaretti]], fondatore del [[Giurisdavidismo]] <ref>Lepini Magazine, marzo 2014, http://www.sonnino.info/public/upload/rassegna/articoli/2c5aeb6d11d1181d9cb5a4521d71dfec.pdf</ref> al quale il Lombroso aveva dedicato un articolo sull'Archivio di psichiatria credendolo matto <ref>Il Sole 24 Ore 25 febbraio 2011, http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-02-25/socialismo-profeta-david-063911.shtml?refresh_ce=1</ref>.
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* A Lombroso si può imputare l'accusa di cripto-abolizionismo, infatti voleva rifondare l'esperienza penale su basi scientifiche.
* L'antropologia criminale è una scienza empirica e quindi si basa su un sistema di ipotesi, ma Lombroso tentò di dar loro oggettività senza dimostrarle adeguatamente.
* La teoria dell'uomo delinquente fu formulata anche a scopo ideologico. Lombroso voleva inserirsi nel dibattito politico di quegli anni per aiutare, con il supporto della scienza, l'Italia postunitaria sul fronte del controllo sociale, e risolvere una volta per tutte il fenomeno della [[questione meridionale]] e del [[brigantaggio postunitario]]. Questa impostazione gli attirò severe critiche da parte di noti intellettuali dell'epoca. Nonostante le sue radici socialiste, fu aspramente criticato da [[Napoleone Colajanni (1847)|Napoleone Colajanni]], che raccolse in un libro i suoi biasimi <ref>Napoleone Colajanni, Ire e spropositi di Cesare Lombroso, Filippo Tropea editore, Catania, 1890</ref>, e da [[Antonio Gramsci]], che nel 1926 scrisse: “È noto quale ideologia sia stata diffusa in forma capillare dai propagandisti della borghesia nelle classi settentrionali: il Mezzogiorno è la palla di piombo che impedisce i più rapidi progressi allo sviluppo civile dell'Italia; i meridionali sono biologicamente degli esseri inferiori dei semibarbari o dei barbari completi, per destino naturale”. Lombroso non è esplicitamente nominato, ma si intuisce chiaramente il riferimento alla sua persona <ref> Francesca Chirico, Linkiesta 11 novembre 2012, rif</ref>. Anche [[Lev Nikolaevic Tolstoj]] (che in base alla bruttezza lui aveva classificato «di aspetto cretinoso o degenerato») arrivò a definirlo come un «vecchietto ingenuo e limitato» <ref> Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 28 aprile 2009, http://www.corriere.it/cultura/09_aprile_28/stella_lombroso_catalogo_assurdita_8bd638b2-33c2-11de-8558-00144f02aabc.shtml</ref>.
* L'impostazione scientifica lombrosiana è da alcuni ritenuta la base delle teorie razziste del fascismo e del nazismo<ref>Duccio Canestrini, dicembre 2009, http://www.ducciocanestrini.it/eventi/conferenze_spettacolo?news_id=20090207095204</ref>, nonché della legittimazione della pena di morte. «Non era personalmente un razzista […]. Ma come fondatore dell'antropologia criminale e fautore di quella corrente della psicologia che assumeva le caratteristiche fisiche come indizi esterni delle condizioni mentali egli ebbe un'influenza decisiva sul pensiero razziale da lui personalmente avversato. La degenerazione divenne un segno di criminalità innata, di un intelletto inesorabilmente condannato alla perdizione. […] Le teorie di Lombroso elogiavano il normale, l'aurea mediocrità; e tutto il resto era degenerato. […] Faceva distinzione tra questi individui e i criminali occasionali o coloro che si lasciavano trascinare da passioni momentanee. Gli ultimi due tipi possono essere mendati e devono essere trattati umanamente, ma una persona condannata ad una vita criminale dev'essere soppressa, essendo questo l'unico modo per proteggere la società. La pena capitale dovrebbe quindi far parte di un processo di “selezione volontaria” inteso a completare e rafforzare la selezione naturale. […] Non vi è alcun dubbio che i nazisti e i fascisti abbiano […] accolto la psicologia lombrosiana» <ref> G. L. Mosse, Il razzismo in Europa, Editori Laterza, Bari 2010, pp. 92-93</ref>.
* Il metodo scientifico usato da Lombroso, anche se inserito nel contesto dell'epoca, non può essere elogiato o legittimato a causa delle inconsistenti basi su cui si poggiava. Il saggio del 1891, firmato con [[Filippo Cougnet]], dal titolo “Studi sui segni professionali dei facchini e sui lipomi delle Ottentotte, cammelli e zebù” teorizzava che tra gli animali e gli scaricatori di porto ci fosse una sorta di parentela dovuta alla gibbosità solamente perché, esaminando un paziente di professione brentatore, aveva notato che sulle sue spalle, nel punto in cui appoggiava il carico, vi era una specie di cuscinetto adiposo che ricordava la gobba dei cammelli e dei dromedari; arrivò ad estendere tale parentela anche alle ottentotte (cioè le donne del popolo africano dei Khoikhoi). Ancora, lo studio su “La donna delinquente, la prostituta e la donna normale”, in cui sosteneva che «le prostitute, come i delinquenti, presentano caratteri distintivi fisici, mentali e congeniti» e hanno l'alluce «prensile», era basato sull'esame delle foto degli schedari del capo della polizia parigina, Goron, che per sbaglio mandò al Lombroso le immagini di bottegaie in lista per una licenza. Altre palesi ed ingiustificate assurdità sono contenute in saggi come quello su “Il ciclismo nel delitto”, pubblicato su «Nuova Antologia», nel quale teorizzava che «la passione del pedalare trascina alla truffa, al furto, alla grassazione» <ref> Luigi Guarnieri, L'atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso, Mondadori, Milano, 2000</ref>.
 
== Opere di Lombroso ==
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==Note==
<references />
 
== Bibliografia ==
[[File:Lapide Cesare Lombroso - Cimitero monumentale Torino.jpg|thumb|Lapide di Lombroso presso il [[Cimitero monumentale di Torino]]]]
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[[Categoria:Criminologi italiani]]
[[Categoria:Antropologia criminale]]
[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Pavia]]