Pastiche: differenze tra le versioni

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Formalmente si va dalla [[citazione]], che copia fedelmente il testo d'origine e ne cita la fonte, al [[plagio (diritto d'autore)|plagio]] di tipo [[parodia|parodico]] oppure a omaggio o sfottò dell'autore o del testo di partenza, fino alla [[satira]], o come ha sostenuto [[Alain de Botton]], si tratta di una "riproduzione non convincente di stili passati".
 
Per diversi anni, a partire dal [[secolo XVII]], gli esercizi di imitazione, detti "à la manière de" erano un modo per creare "pastiche" che mentre dichiaravano la propria appartenenza a una scuola o a uno stile, offrivano al contempo la possibilità di esercitarsi e di sfruttare una corrente già nota per farsi conoscere. Per lo stesso motivo si è cominciato a parlare di "pasticcio", in italiano, laddove la combinazione dei testi più o meno citati portava a una situazione narrativa inestricabile, usando a metafora anche il vocabolario della cucina (pasticcio nel senso di patépâté).
 
Già nella famosa ''[[Encyclopédie]]'' illuminista si parla di "pastiche" come qualcosa che risulta né originale né copia, ma fatta nel gusto e alla maniera di un altro artista, quasi a voler dimostrare di possederne le qualità tecniche. Poi dall'esercizio "di scuola" si è passato al "falso" (bisogna anche considerare la [[storia del diritto d'autore]] e dell'[[editoria]], a volte del tutto anonima nel prendere però in esame il concetto di falso, che oggi è considerato un [[Falso (ordinamento penale italiano)|reato]], ma non da sempre).