Struttura narrativa: differenze tra le versioni

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==Nella narratologia strutturalista==
I critici e teorici della narrativa che descrivono la struttura narrativa di un testo possono fare riferimento a elementi strutturali quali l'introduzione, nella quale vengono descritti i personaggi e le circostanze fondamentali di una storia; un coro, che usa la voce di un astante per descrivere gli eventi o indicare la risposta emotiva appropriata (felicità, tristezza, ecc.) rispetto a ciò che si è appena verificato; o una coda, che cade alla fine di una narrazione e presenta delle considerazioni concludiveconclusive. Descritta per la prima volta nei tempi antichi da filosofi [[India|indiani]]<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Narrative as Argument in Indian Philosophy: The ''Astavakra Gita'' as Multivalent Narrative|nome=Scott R.|cognome=Stroud|rivista=Philosophy and Rhetoric|volume=37|numero=1|anno=2004|pagine=42–71}}</ref> e da [[filosofia greca|greci]] (quali [[Aristotele]] e [[Platone]]), la nozione di struttura narrativa ha goduto di una rinnovata popolarità come concetto critico dalla metà alla fine del XX secolo, quando gli esponenti della [[critica strutturalista]] come [[Vladimir Propp]] e i [[formalismo russo|formalisti russi]], e di seguito [[Roland Barthes]], [[Joseph Campbell]] e [[Northrop Frye]] hanno sostenuto che tutte le narrazioni umane hanno certi elementi strutturali profondi in comune. Questa posizione è stata criticata dai fautori del [[poststrutturalismo]] come [[Michel Foucault]] e [[Jacques Derrida]], secondo i quali asserire l'esistenza di tali strutture profonde universali era logicamente impossibile.
 
==I miti di Frye==