Alfabeto devanagari: differenze tra le versioni
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|'''۰'''
|'''٠'''
|śūnya
|śūnya
|shunnô (Bengali,
(in arabo classico è stato poi tradotto come "ṣifr", cioè "nulla"; in latino medievale è stato poi traslitterato come "zephirum", da cui deriva "zero", usato in parecchie lingue europee)
|-align="center"
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|'''۱'''
|'''١'''
|eka
|ek
|yek (persiano), æk (bengali)
ekh (sylheti, assamese)
Riga 452:
|'''۲'''
|'''٢'''
|dvi
|do
|do (persiano), dos (spagnolo)
dva (russo), due (italiano)
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deux (francese), tveir (norvegese antico)
dui (bengali,
|-align="center"
|'''३'''
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|'''۳'''
|'''٣'''
|tri
|tīn
|tri (russo), tre (italiano)
tres (spagnolo), três (portoghese)
three (inglese), tin (bengali,
drei (tedesco), troix (francese)
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|'''۴'''
|'''٤'''
|catur
|cār
|chahar (persiano), katër (albanese)
quattro (italiano), cuatro (spagnolo)
Riga 500:
|'''۵'''
|'''٥'''
|pañca
|pā͂c
|panj (persiano), pyat' (russo)
penki (lituano), pięć (polacco)
Riga 514:
|'''۶'''
|'''٦'''
|ṣaṣ
|chaḥ
|shesh (persiano), seis (spagnolo)
seis (portoghese), six (francese)
Riga 530:
|'''۷'''
|'''٧'''
|sapta
|sāt
|sette (italiano), siete (spagnolo)
sieben (tedesco), sept (francese)
sete (portoghese), shat (bengali,
|-align="center"
|'''८'''
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|'''۸'''
|'''٨'''
|aṣṭa
|āṭh
|hasht (persiano), astoņi (lettone)
acht (tedesco), åtte (norvegese)
Riga 551:
eight (inglese), huit (francese)
at (bengali,
|-align="center"
|'''९'''
Riga 558:
|'''۹'''
|'''٩'''
|nava
|nau
|nove (italiano), nove (portoghese)
nueve (spagnolo), neuf (francese)
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noh (persiano), nô (assamese)
nôy (bengali,
naw (gallese, o "Cymraeg")
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== Norme per cluster regolari ==
* Le vocali nel sanscrito vedico possono assumere un [[accento tonico]] di tipo ascendente, discendente, ascendente-discendente. Questo sistema di accenti è dotato di accenti segnati sopra le consonanti dotate di matra e data una precisa prosodia ai testi nel periodo in cui l'accento mobile e musicale del sanscrito si era regolarizzato. Mentre lo ''svara'' ("accento") ascendente non ha simboli ed è romanizzato con '''॔''', il simbolo '''॒''' indica quello discendente e non ha trascrizione. Infine '''॑''' , un piccolo apostrofo verticale posizionato molto in alto e appena dopo la sillaba interessata, indica il terzo tipo di accento, romanizzato con '''॓'''.
* In sindhi (parlato in India e Pakistan) ci sono quattro consonanti occlusive sonore in più: esse sono le implosive
* Nella lingua [[Limbu]] e [[Lohorung]], un altro suono è la '''ॽ''', che rappresenta uno stacco glottale (o "colpo di glottide" o "glottal stop) /ʔ/, che equivale ad un colpetto di tosse molto lieve.
* Il simbolo della rupia è '''₹'''. Il simbolo è simile alla '''र''' di "'''r'''upia" con un ulteriore tratto orizzontale, come per l'euro ('''E''' → '''€'''). La versione abbreviata in caratteri latini è "''Rs''". Nei prezzi, è anteposto alle cifre. Non è da confondere con la rupia bengalese, cioè il ṭaka '''৳'''. In generale, le date, età, percentuali, numeri di telefono e prezzi nei cartelloni pubblicitari possono essere espressi in cifre arabe nonostante esistano le cifre indiane. Allo stesso modo, i nomi di marchi stranieri si indicano con l'alfabeto latino, il logo/marchio rimane inalterato e gli slogan stranieri restano in inglese. Nelle immagini pubblicitarie, il nome di un prodotto/marca indiana può essere indicata in romanizzazione o tradotta in inglese.
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* In hindi ci sono precise regole che riguardano i fenomeni di nasalizzazione vocalica e aggiunta+assimilazione della consonante nasale. la '''nasalizzazione''' della vocale avviene se il diacritico (quello più corretto è la mezzaluna "candrabindu" ँ ) si trova su una qualunque vocale a fine parola, indifferentemente se essa è lunga o breve. La lunghezza della parola è indifferente: può anche essere monosillabica, come माँ , "ma', mamma". La nasalizzazione non modifica assolutamente la lunghezza vocalica: le lunghe restano lunghe. Nel secondo caso, avviene se la mezzaluna si trova su una vocale completamente isolata, lunga o breve. Nel terzo caso, avviene se dopo la vocale con mezzaluna si trova un'altra vocale (scritta, per logica, in forma isolata), ex. सांई /sã:i/ "santo" nel linguaggio induista'''.''' Nel quarto caso, avviene se la vocale ''lunga'' con candrabindu è seguita da una consonante occlusiva o affricata sorda, indifferentemente se essa è aspirata o meno; per la precisione, le consonanti coinvolte sono la /p, t, t͡ʃ, ʈ, k/ con e senza aspirazione. Si ricorda che il luogo di articolazione è pure indifferente. Nel quinto caso, avviene se una vocale ''breve'' con la candrabindu è seguita da una consonante liquida o nasale o vibrante o dalle semivocali; per la precisione, sono la /l, m, ɲ. n, ɳ, ŋ, r, ɽ, j, w/. Si ricorda che /ɭ/ è in disuso in hindi. Le ultime due, nella parlata veloce, assimilano l'aspirazione. In alcune parole o prestiti, la regola può cadere. La mezzaluna è presente pure in bengali e ha anch'essa la funzione di nasalizzare la vocale. Non è da confondere con la "Isshar" ('''৺'''): in bengalese, si scrive davanti al nome di una persona deceduta o sta ad indicare il nome di una divinità.
* In tutti gli altri casi (sempre in hindi), avviene l''''aggiunta della consonante nasale''' e la sua successiva assimilazione alla consonante successiva: cambia solo il luogo di articolazione, in base a dove è posizionata la lingua (il modo non cambia perché è sempre nasale: il suono uscirà sempre e solo dal naso). Il diacritico più corretto per indicare il fenomeno (e dunque renderlo subito riconoscibile senza bisogno di applicazione di regole) è l'anusvāra, '''ं''' . Davanti a p/b la consonante usata è /m/, davanti a d/t e r/s/sh/h diventa /n/, davanti ai medesimi suoni retroflessi si retrofletterà anch'essa (ʈ/ɖ - /ɳ/), davanti a t͡ɕ/d͡ʑ/ɕ in versione palatalizzata diventerà /ɲ/ ("''gn"'' di ''gn''omo) o altrimenti nella pronuncia alternativa tornerà ad essere /n/, di fronte a k/g diventerà /ŋ/, davanti alla "v/f" diventa /ɱ/ (come nella parola "ca''n''vass"), davanti alla /q/ diventa /N/ uvulare, eseguita con la radice della lingua (né con dorso né con la punta) e preceduta da una pesante nasalizzazione vocalica. si ricorda che i diacritici nasali, oltre che le lettere in disuso nell'hindi, si trovano perlopiù in parole di origine sanscrita. In taluni casi, la grafia di aggiunta di consonante nasale con diacritico è reperibile pure in prestiti di altre lingue (e quindi anche davanti a suoni importati come f/q). La regola in alcune parole o prestiti, come "banca", può cadere. L'anusvāra si trova pure in bengali, si scrive '''ং''' e indica l'aggiunta di un unico fono: la /ŋ/. L'utilizzo di questo diacritico e della mezzaluna quindi sono ben distinti.
* Il simbolo '''ऽ''', cioè la "''Avagraha S''", in hindi si trova dopo i suoni vocalici lunghi e li allunga dandogli un tono di lamento, ragion per cui si trova in interiezioni o parole esclamate. Per ragioni enfatiche, si può scrivere più volte di fila (ex. आईऽऽऽ! /a:i:/ cioè "aahiiii!"). Un esempio di prestito con tono esclamatorio è कूऽल !! /ku:l/ "cooool !! / fiiiigooooo!!". Deriva dal sanscrito, in cui ha una diversa funzione: è reperibile quando due parole/blocchi di frase in cui il primo finisce con "e/o" e il secondo inizia con schwa si affiancano: in questi casi, la schwa della seconda parola cade per regola sia in pronuncia sia in ortografia, e in ortografia si sostituisce con l'avagraha (ex. बालको
* In hindi, una parola seguita dal numero due ('''२''') indica che essa si ripete due volte, ex. अहो२! "aho aho!" (oh oh!).
* La ''Visarga'', '''ः''' , è un paio di punti a fine parola che, in sanscrito, indicano un'aspirazione /-h/ (fricativa glottidale), che si conserva in hindi. Si traslittera come Ḥ, ḥ ed è sempre preceduta da una vocale. In sanscrito, per circoscrivere e far sentire bene l'aspirazione, si può sentire la vocale ripetuta dopo l'aspirazione, dando un effetto eco, ex. /əh→ əh<sup>ə</sup>/. In IPA e su supporto informatico si traslittera come un apice. Mentre in hindi la pronuncia è sempre /h/ e la romanizzazione è unica, in sanscrito se si trova a fine frase si può pronunciare /r/ o /s/ se si declama un testo antico con la pronuncia pausale. In grafia bengalese i due punti sono vuoti: '''ঃ''' e non solo indica il suono /h/, ma si trova nelle parole composte. Non è da confondere con '''ং''' /ŋ/.
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* La parte superiore della "y" semivocalica, dopo una lettera dalla base semisferica, si fonde con l'unico pezzo di riga verticale disponibile: ट्य , ठ्य , ड्य , ढ्य . La regola vale anche con ङ्य .
* In taluni casi, le occlusive aspirate possono trovarsi scritte in forma di cluster, pur esistendo la consonante a sé, ex. "bha" è भ oppure ब्ह .
* Il punto vuoto ( ॰ ) sopra una lettera o un cluster indica un'abbreviazione (ex. म॰प्र॰, cioè "M.Pr.", è la regione "<u>''M''</u>adhyar <u>''Pr''</u>adesh") (ex. ई॰पू॰ ''"''ī.pū." equivale all'inglese "BC", "''Avanti Cristo''") (ex. ज॰ने॰वि॰ "Ja.Ne.Vi." è "''<u>Ja</u>wahar'lal <u>Ne</u>hru University"'') (ex. वि॰ è विश्वविद्यालय ''"<u>vi</u>śvavidyālay",'' "università"). In hindi esistono anche le sigle e acronimi, come '''
* Gli antichi grammatici sanscriti classificarono il sistema delle vocali come: velari, retroflesse, palatali e plosive, anziché posteriori, centrali e medie. {{Unicode|ए}} e {{Unicode|ओ}} sono state classificate rispettivamente come palato-velare (a+i) e labio-velare (a+u). I grammatici le hanno però classificate anche come dittonghi e, nella prosodia, a ciascuna sono conferiti due ''mātrā''. Questo non significa necessariamente definirle come dittonghi ma non esclude neppure che, in uno stadio antico della lingua, fossero considerate tali. Queste vocali sono pronunciate rispettivamente come {{IPA|/eː/}} ed {{IPA|/oː/}} lunghe dalla maggioranza dei bramini, letterati e sacerdoti di oggi. Oltre a questi "dittonghi", gli altri sono formati dalle due semivocali.
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