Gilgameš: differenze tra le versioni

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==== Tavola IV ====
Incipit della Tavola in accadico: [a-na 20] bēr (''danna'') ik-su-pu-ku-sa-a-pu (''[Dopo venti] leghe di marcia essi spezzarono il pane'').
* '''In marcia verso la Foresta dei Cedri e i cinque sogni premonitori di Gilgameš'''. In marcia verso la Foresta dei Cedri, la colonna guidata dal re di Uruk Gilgameš, con il suo fido compagno Enkidu, si ferma dopo venti leghe per mangiare, dopo trenta per accamparsi per la notte, e così via per tre giorni in cui percorsero un viaggio che in genere si compie in un mese e mezzo, raggiungendo le montagne del [[Libano]]. A questo punto Gilgameš sale in cima dellaalla montagna e offre delle libagioni (di ''maṣḫatu'', farina) al dio Sole, Šamaš, pregandolo di inviargli un sogno premonitore. Enkidu prepara il giaciglio per il re (all'interno di un tempio di Zaqīqu<ref>Anche Ziqīqu, è il dio assiro-babilonese dei sogni.</ref>, ovvero dispone di un luogo per l'incubazione del sogno premonitore) e lo fa sdraiare all'interno di un cerchio. Nel mezzo della notte quest'ultimo si sveglia raccontando all'amico di aver sognato una montagna che li avrebbe schiacciati. Enkidu spiega il significato del sogno al re: la montagna che gli crolla addosso rappresenta il guardiano Ḫubaba che verrà presto da loro ucciso. La vicenda si ripete: altri giorni di marcia, offerte al dio e richiesta di un sogno premonitore; il secondo sogno è in questa Tavola assente (lacuna di 17 righe nella versione classica rinvenuta a Ninive), ma è presente nella versione tardo ittita (D 2,2) dove si racconta che una montagna atterra Gilgameš afferrandolo per i piedi, divampa una luce abbagliante, un uomo maestoso trae da sotto la montagna Gilgameš offrendogli dell'acqua e calmandolo, l'interpretazione riguarda sempre la sconfitta di Ḫubaba (la montagna) con l'aiuto di Enkidu (l'amico). Ancora giorni di marcia e richiesta del sogno premonitore; il terzo sogno di Gilgameš consiste in una tempesta che fa divampare incendi e piovere la morte, ancora Enkidu interpreta favorevolmente il sogno. Ancora giorni di marcia e richiesta di un sogno premonitore che si manifesta con una visione di un essere (anche qui lacune nella tavola) che Enkidu interpreta come Ḫubaba che presto uccideranno. La vicenda si ripete per la quinta e ultima volta, ma il racconto è assente per una lacuna di 22 righe ma lo si ricostruisce con la versione paleobabilonese (4): Gilgameš viene afferrato per la vita da un toro furioso il cui scalpitare oscura il cielo, un altro essere gli offre dell'acqua; l'interpretazione è che il toro sia il dio Sole che protegge il re, mentre l'altro essere è il dio personale del re. A questo punto Gilgameš si rivolge al dio Sole, Šamaš, chiedendo l'aiuto e il soccorso promessi. Šamaš gli risponde spronandolo ad attaccare subito Ḫubaba in quanto ora è fuori dalla Foresta dei Cedri e indossa solo uno dei sette vestiti (terrori). Ecco che Gilgameš prosegue per raggiungere il mostro, ma lo teme ed Enkidu lo rincuora ricordandogli i suoi obiettivi e la sua stessa natura di re guerriero.
 
==== Tavola V ====