Georgij Maksimilianovič Malenkov: differenze tra le versioni

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Divenne infatti [[direttore generale]] della [[centrale idroelettrica]] di Ust-Kamenogorsk, in [[Kazakistan]]. Andato in pensione, morì a Mosca all'età di 86 anni ed è qui sepolto, nel cimitero di Kuncevo (distretto amministrativo occidentale della capitale).
 
=== Ascesa all'interno del Partito Comunista ===
Dopo la [[guerra civile russa]], Malenkov si costruì rapidamente la reputazione di [[bolscevico]] "duro e puro". Fu promosso nei ranghi del Partito Comunista e negli anni venti divenne Segretario Comunista dell'Istituto Superiore Tecnologico di Mosca.<ref name="ab2">Paxton, J. (2004) ''Leaders of Russia and the Soviet Union: from the Romanov dynasty to Vladimir Putin'', CRC Press, {{ISBN|1579581323}}, pp. 113–114.</ref> Fonti russe indicano che, invece di proseguire gli studi, Malenkov scelse di far carriera nel Partito, e non completò mai il proprio percorso universitario.
 
Nel 1924, Stalin notò Malenkov e lo fece assegnare all'[[Orgburo]] della Commissione Centrale del Partito Comunista Sovietico.<ref name="Volkogonov, Dmitri 1991">Volkogonov, Dmitri (1991). Stalin: Triumph and Tragedy, New York: Grove Weidenfeld. {{ISBN|0-7615-0718-3}}</ref> Malenkov fu incaricato di tenere conto dei membri iscritti al Partito, e in questo lavoro divenne uno stretto collaboratore dello stesso Stalin e successivamente coinvolto in larga parte nell'organizzazione dei processi pubblici delle "[[Grandi Purghe]]".<ref name="ab2"/><ref name="Volkogonov, Dmitri 1991"/> Nel 1938 fu una delle figure chiave nella caduta in disgrazia del capo dell'[[NKVD]] [[Nikolaj Ivanovič Ežov]]. Nel febbraio 1941 Malenkov divenne un membro candidato del [[Politburo]].
 
=== Attacco a Georgij Žukov ===
[[Georgij Konstantinovič Žukov]] fu uno dei maggiori comandanti sovietici durante la [[seconda guerra mondiale]], vincitore di numerose battaglie contro i nazisti, come l'[[assedio di Leningrado]], la [[battaglia di Stalingrado]], e la [[battaglia di Berlino]]. Stalin e Malenkov diventarono sospettosi del prestigio di Žukov, preoccupandosi del fatto che potesse sviluppare delle tendenze capitaliste, a causa della sua ben nota amicizia con il Generale statunitense [[Dwight D. Eisenhower]]. Alla fine del conflitto mondiale, Malenkov si schierò contro molti di coloro che erano considerati eroi di guerra sovietici, come Žukov, Gordin, [[Ribakovskij]] ed altri generali. Le accuse di Malenkov contro Žukov erano basate principalmente su presunti rapporti con gruppi controrivoluzionari e sull'accusa personale di "[[Bonapartismo]]". Presto Žukov venne degradato e trasferito a Odessa per svolgere incarichi inferiori. Žukov ebbe il suo primo infarto non molto tempo dopo, e le preoccupazioni di Malenkov su di lui erano in gran parte già svanite.
 
Dopo l'attacco a Žukov, Malenkov acquistò potere nella cerchia dei collaboratori fidati di Stalin. Nel 1946 fu nominato membro candidato al [[Politburo]]. Anche se Malenkov venne temporaneamente messo in ombra da suoi rivali quali [[Andrej Ždanov]] e [[Lavrentij Berija]], presto egli tornò nelle grazie di [[Stalin]], specialmente dopo la misteriosa morte di Ždanov nel 1948. Quello stesso anno, Malenkov divenne Primo Segretario del [[Comitato Centrale del PCUS]].
 
=== Attacco a Leningrado ===
Al termine della seconda guerra mondiale, Malenkov mise in attò il piano di Stalin per distruggere tutta la competizione politica e culturale proveniente dalla città di [[Leningrado]], ex capitale della Russia, in modo da concentrare tutto il potere a Mosca. Leningrado e i suoi leader di partito si erano guadagnati enorme rispetto e fama grazie alla resistenza eroica durante il terribile [[assedio di Leningrado]]. Sia Stalin che Malenkov avevano già espresso in passato il proprio disprezzo verso chi era nato e aveva studiato a Leningrado, quindi organizzarono un attacco nei confronti dell'élite culturale della città. Berija, Malenkov, e [[Viktor Abakumov|Abakumov]] diedero il via a massicce esecuzioni di massa dei loro rivali nella repressione del 1949, nota come "Affare di Leningrado", dove furono trucidati tutti i capi di Leningrado e gli alleati di Ždanov, e migliaia di altri oppositori furono mandati nei [[Gulag]] con l'approvazione di Stalin. Malenkov in persona ordinò la distruzione del museo dell'assedio di Leningrado dichiarando che il mito della "strenua resistenza dei 900 giorni dei leningradesi" era una menzogna diffusa da traditori per screditare la grandezza del compagno Stalin. Contemporaneamente, Malenkov sostituì tutta la dirigenza comunista di Leningrado e provincia con fedelissimi a Stalin. Quindi, per testare l'affidabilità di Malenkov come suo potenziale successore, l'anziano Stalin iniziò a diminuire la propria attività politica delegando sempre più le questioni importanti a Malenkov.<ref>{{cite book|author1=Zhores A. Medvedev|author2=Roy Aleksandrovich Medvedev|title=The Unknown Stalin: His Life, Death, and Legacy|url=https://books.google.com/books?id=vMGwAAAACAAJ|year=2005|publisher=Overlook Press|isbn=978-1-58567-644-6|page=40}}</ref> In October 1952, Stalin even had the office of General Secretary formally abolished (though in effect this did not diminish Stalin's authority).<ref>{{cite book|author=Geoffrey Roberts|title=Stalin's Wars: From World War to Cold War, 1939–1953|url=https://books.google.com/books?id=5GCFUqBRZ-QC&pg=PA345|year=2006|publisher=Yale University Press|isbn=0-300-11204-1|page=345}}</ref>
 
Tra il 1952 e il 1953, molte copertine del ''[[Time (rivista)|Time]]'' indicarono Malenkov come il più accreditato successore di Stalin.<ref>[http://www.google.com/imgres?imgurl=http://img.timeinc.net/time/magazine/archive/covers/1952/1101521006_400.jpg&imgrefurl=http://www.time.com/time/covers/0,16641,19521006,00.html&h=527&w=400&sz=36&tbnid=FIr1L3ebh1QQaM:&tbnh=90&tbnw=68&prev=/search%3Fq%3Dmalenkov%26tbm%3Disch%26tbo%3Du&zoom=1&q=malenkov&docid=1fqjLBK25CKBQM&sa=X&ei=7sZJT6_fIcSpiAK1h_TICA&ved=0CEgQ9QEwBQ&dur=669 Time magazine 1952, 1953 cover and editorials].</ref>
 
=== Premiership e duumvirato ===
Stalin morì il 5 marzo 1953, quattro giorni dopo, Malenkov, Molotov, Berija, e [[Nikita Chruščёv]], presenziarono al suo funerale pronunciandone il discorso funebre.
 
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Egli rimase premier per due anni. Durante questo lasso di tempo le sue attività politiche si mischiarono ad una lotta per il potere al Cremlino. Anche se rimase un convinto [[stalinista]], Malenkov espresse la propria contrarietà allo sviluppo dell'armamento nucleare, dichiarando che "una guerra nucleare avrebbe portato a una distruzione globale". Inoltre Malenkov si oppose anche alla promozione di nuove leve nel Partito, cosa che portò presto al suo declino politico.
 
=== Caduta ===
[[File:Georgy Malenkov 1964b.jpg|thumb|Malenkov nel 1964]]
Nel febbraio 1955, Malenkov fu costretto a dimettersi con l'accusa di abuso di potere e per i suoi rapporti passati con Berija (giustiziato nel dicembre 1953 come traditore).