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[[File:Prisma-lightSpectrum-goethe.gif|thumb|left|Spettro luminoso: distanziando progressivamente il prisma, i due poli del colore tendono a congiungersi nel [[verde]]]]
[[File:Prisma-darkSpectrum-goethe.gif|thumb|right|Spettro oscuro: distanziando il prisma, i due poli del colore tendono a congiungersi nel [[magenta]] (o [[porpora]])]]
[[Johann Wolfgang von Goethe]] contestò invece le conclusioni di Newton, attribuendo al [[prisma triangolare (ottica)|prisma]] la scomposizione della luce nei differenti colori dell'[[Arcobaleno|iride]], e proponendo una descrizione qualitativa del fenomeno:<ref name=goethe>Johann Wolfgang von Goethe, ''[[Teoria dei colori|Zur Farbenlehre]]'' (1810), trad. it., ''[[La teoria dei colori (Goethe)|La teoria dei colori]]'', a cura di Renato Troncon, Milano, Il Saggiatore, 1979.</ref> i colori non sono contenuti nel [[bianco]], ma nascono dall'interazione della [[luce]] col [[oscurità|buio]], cioè da opposte [[polarità (filosofia)|polarità]]. Goethe sperimentò infatti che non basta far passare un raggio di luce bianca attraverso un prisma per ottenere i colori, ma che questi diventano visibili solo lungo i bordi di una striscia o una macchia di colore nero, che sia stata precedentemente tracciata sulla parete oggetto dell'osservazione, o dovesulla quale viene proiettato il raggio.<ref>«La conclusione di Goethe fu che, affinché il colore sorgesse, era necessario un CONFINE, un margine dove luce e oscurità potevano incontrarsi e dar luogo al colore» ([http://digilander.libero.it/VNereo/Goethe-e-la-filosofia-del-colore-(R-Troncon).htm Renato Troncon, ''Goethe e la filosofia del colore''], appendice del libro ''Goethe - La teoria dei colori'', a cura di Nereo Villa, Milano, Il Saggiatore, 1981).</ref> In tal modo si ottengono due tipi di spettro:
* quello luminoso, quando il [[bianco]] della luce, proiettato a distanza attraverso il prisma, produce un raggio i cui bordi si uniscono progressivamente a formare il [[verde]];
* e quello oscuro, neanchenon presotenuto in considerazione da Newton, che si osserva guardando attraverso il prisma una striscia [[nero|nera]], i cui bordi si uniranno progressivamente a formare il [[porpora]] man mano che ci si allontana dalla parete.<ref name=goethe />
{{vedi anche|La teoria dei colori (Goethe)}
 
Anche il filosofo idealista [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]], schierandosi dalla parte di Goethe, sottolineò come il prisma non sia uno strumento neutro, ma sia la causa dell'insorgere dei diversi offuscamenti della luce chiamati "[[colore|colori]]", enumerati arbitrariamente da Newton come sette: {{citazione|Nella teoria dei colori il prisma era finora uno strumento essenziale ma è merito di Goethe averlo demolito. La conclusione che viene da questo fenomeno è soltanto quella che, siccome nel prisma si mostrano sette colori, questi dunque sono l'elemento originario, e la luce è costituita da essi. Questa conclusione è barbara. Il prisma è trasparente e offuscante [...] e offusca la luce secondo il modo della sua figura. [...] Ma ora si dice che il prisma non ne è la causa; ma i colori che sono contenuti nella luce, vengono poi prodotti. Sarebbe lo stesso se qualcuno volesse mostrare che l'acqua pura non è originariamente trasparente, dopo aver rimestato un secchio pieno con uno straccio immerso nell'inchiostro, e dicesse poi "vedete signori miei l'acqua non è chiara".|Friedrich Hegel, ''Filosofia della natura'', lezioni del 1823-24<ref>Trad. it. in Hegel, ''Filosofia della natura. Lezioni del 1823-1824'', a cura di Marcello Del Vecchio, pp. 101-102, FrancoAngeli, 2009 ISBN 9788856819304.</ref>}}