Śakti: differenze tra le versioni

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Quale energia personificata, Śakti già compare nei [[Veda]] come compagna di [[Indra]], il Re del cielo. È la dea minore Śacī, che come termine vuol appunto dire "potenza", nota anche come Indrāṇī ("consorte di Indra"). Ma il ruolo di questa dea è minimo, menzionata in tre inni, il 10.86, il 10.159 e il 3.53.6.<ref>David Kinsley, ''[http://books.google.it/books?id=hgTOZEyrVtIC&printsec=frontcover&dq=David+Kinsley,+Hindu+Goddesses+Visions+of+the+Divine+Feminine+in+the+Hindu+Tradition&hl=it&ei=ObfDTvVcw6PxA6qDmYUL&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC4Q6AEwAA#v=onepage&q&f=false Hindu Goddesses Visions of the Divine Feminine in the Hindu Tradition]'', Delhi, 1998; p. 17.</ref>
 
Nella ''[[Śvetāśvatara Upaniṣad]]'' (quindi successivamente, nel periodo post-vedico) Śakti è presentata come potere supremo<ref>Alain Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', ''Op. cit.''; p. 292.</ref>: {{citazione necessaria|senza Śakti gli Dèi sono inattivi, è Śakti che continuamente trasforma tutti gli elementi dell'universo}}, rappresentando quindi l'energia del cosmo.
{{q|Quell'unico, incolore, il quale molteplicemente, usando della sua potenza [''śakti''], innumerevoli colori crea a un fine destinato, colui dal quale all'inizio tutto nasce e nel quale alla fine tutto si risolve, costui possa provvederci di felice intendimento.|''[[Śvetāśvatara Upaniṣad]]'' IV, 1; citato in ''Upaniṣad antiche e medie'', a cura e traduzione di Pio Filippani-Ronconi, riveduta a cura di Antonella Serena Comba, Universale Bollati Boringhieri, Torino, 2007.}}