Cangrande I della Scala: differenze tra le versioni

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Verona era allora un emporio di merci per via della sua collocazione strategica a metà corso dell'[[Adige]], e grazie ai rapporti di amicizia con [[Venezia]], anche se si erano in parte degradati con l'espansione veronese per via dei timori veneziani. Continuava comunque a sussistere la reciproca difesa degli interessi commerciali, ed i veronesi, come avevano sempre fatto, non negarono la presenza di un console, eletto dal [[doge]], che aveva il compito di controllare le merci veneziane. Anzi la Serenissima Repubblica aveva conferito importanti cariche ai veronesi ed ampliava i suoi interessi economici nella città:<ref>''Archivio Storico Veronese''. vol. XIII p.145 s.</ref> dunque vi fu uno sviluppo economico oltre che territoriale. Anche la scienza e l'arte ricevettero un forte impulso, e, grazie alle importanti figure che Cangrande riusciva a raccogliere di fianco a sé, anche gli studi di giurisprudenza, storia e medicina ebbero notevoli rappresentanti.<ref>Carli. ''Istoria di Verona''. vol. IV p.236-237.</ref>
 
Cane riuscì ad avere assicurazioni da Giacomo da Carrara che Padova sarebbe rimasta neutrale nella sua guerra contro Treviso, dove, inoltre, egli stava preparando una congiura. Come si vede anche in questo caso ebbe una notevole influenza sulla città patavina a causa della sua amicizia con la famiglia dei Carraresi, che era diventata la famiglia dominante in città. Egli aveva inoltre informalmente cementato la sua alleanza con i Carraresi alla fine del [[1318]], fidanzando il suo dodicenne nipote [[Mastino II della Scala|Mastino II]] con Taddea, figlia di [[Jacopo Da Carrara]]. E il 2 ottobre [[1318]] [[Uguccione della Faggiola]], con 1.000 fanti e 500 cavalieri, mosse verso Vicenza.<ref name=p.149/> Per via del mal tempo però tardarono ad arrivare a Treviso, dove le porte furono state aperte, fino a quando le sentinelle non se ne accorsero e le chiusero. Uguccione dovette quindi ritirarsi nella vicina [[Cassano]].
 
Da qui poi conquisto alcune fortezze, mentre Treviso mandava legati in cerca d'aiuto in altre città. Il 6 ottobre Cangrande raggiunse l'amico, mentre [[Guecellone VII da Camino]], in lotta con i trevigiani, gli consegnò le importanti fortezze di [[Castello di Soligo|Soligo]], [[Castello di Vidor|Vidor]], [[Ceneda]], [[Oderzo]] e [[Ponte di Piave]]: Treviso si trovava quindi isolata, e dovette chiedere la mediazione del doge veneziano. I messi veneziani incontrarono lo scaligero presso [[Spinea]] per aprire le trattative di pace. Cangrande esigeva la capitolazione di Treviso ma la richiesta venne respinta, anche perché la città era ben difesa e non voleva perdere la propria indipendenza.