Tabù: differenze tra le versioni

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{{c|Poco più che mero elenco, scelta soggettiva dei termini ai limiti della RO; dei significati non fornisce fonti contestualizzate|antropologia|marzo 2013}}
In una [[società umana]] un '''tabù''' (anche '''tabu''' nel solo senso proprio del termine, in ambito scientifico<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/tabu/ tabù], ''[[Vocabolario Treccani]] on line, [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>; dal [[lingua polinesiana|polinesiano]] ''[[tapu]]'', in [[lingua hawaiana|hawaiano]] ''kapu'') è una forte proibizione (o [[interdizione]]), relativa ad una certa area di comportamenti e consuetudini, dichiarata "sacra e proibita". Infrangere un tabù è solitamente considerata cosa ripugnante e degna di biasimo da parte della comunità. Il termine è derivato dalla lingua di [[Tonga]] ed è presente in numerose culture [[polinesia]]ne. In queste culture un tabù (o ''[[tapu]], kapu'') ha anche significati [[Religione|religiosi]]. Il termine tabù ([[tapu]]) appartiene allo stesso ambiente culturale che ci ha fornito il termine ''[[mana]]''.
[[Mircea Eliade]] scrive: "Il cosiddetto tabù - parola polinesiana adottata dagli etnografi - è precisamente la condizione delle persone, degli oggetti e delle azioni ''isolate'' e ''vietate'' per il pericolo rappresentato dal loro contatto. In generale, sono o diventano tabù tutti gli oggetti, azioni o persone che recano, in virtù del modo di essere loro proprio, o acquistano, per rottura di livello [[ontologico]], una ''forza'' di natura dipiù nascondereo imeno [[demonio|demoni]] del [[peccato]] dell'[[uomo]]incerta".<ref>Il Tabu e l'ambivalenza del sacro. ''Trattato di storia delle religioni'', ed. Universale Bollati Boringhieri, pag. 17-18.</ref>
 
[[James Frazer]] nella sua vastissima opera ''[[Il ramo d'oro]]'' ha studiato i diversi tipi di ''tabù'' in varie civiltà ed epoche: tabù di azioni (sui rapporti coi forestieri, sul mangiare e sul bere, sul mostrare la faccia, sull'uscire di casa, sul lasciare [[avanzi (alimentazione)|avanzi di cibo]]); tabù di persone (di capi e di [[re]], di persone in [[lutto]], di donne durante la [[mestruazione]] e il [[parto]], di guerrieri, di omicidi, di cacciatori e pescatori); tabù di oggetti (del ferro, di armi taglienti e aguzze, del sangue, della testa, dei capelli e delle unghie tagliate, degli sputi, dei cibi, di nodi e anelli); tabù di parole (di nomi di persona, di parenti, dei nomi di morti, di nomi di re e di personaggi sacri, di nomi di dei).<ref>''[[Il ramo d'oro]]'', ed. Bollati Boringhieri, capitoli 19-20-21-22.</ref>