Censura nella musica in Italia: differenze tra le versioni

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→‎Repubblica Italiana: Correzione anno del brano di Giorgio Gaber
aggiunta variante toscana della canzone "Vento"
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Nel 1940, dopo l'entrata in guerra dell'Italia (10 giugno), viene imposto il divieto di ballare in pubblico, i locali notturni vengono chiusi e la musica americana (jazz compreso) assolutamente proibita oltre, naturalmente, alla messa al bando degli autori ebrei. Il brano ''Signora illusione'', di [[Bruno Cherubini|Cherubini]] - [[Armando Fragna|Fragna]] e cantata da [[Luciana Dolliver]] e [[Meme Franchi]], viene censurato a causa del verso "illusione, dolce chimera sei tu" che stride con il categorico imperativo pronunciato dal Duce: "Vincere e vinceremo!". La canzone ''Silenzioso slow'' (meglio nota come ''Abbassa la tua radio''), composta da [[Alfredo Bracchi|Bracchi]] - [[Giovanni D'Anzi|D'Anzi]] e interpretata da [[Norma Bruni]] e da [[Alberto Rabagliati]], viene bandita perché accusata di sottintendere l'invito ad ascoltare le trasmissioni di [[Radio Londra]].
 
Nel 1942 si assiste all'immediata censura della canzone ''Il Tamburo della banda d'Affori'', con testo del solito Panzeri, a causa dei versi "Il tamburo principal / della banda d'Affori / che comanda cinquecento cinquanta pifferi...". Al censore non sfugge la sospetta coincidenza numerica tra "550 pifferi" ed i 550 componenti la [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]. L'attenta censura fascista scova una nuova "canzone della fronda" nel brano di Bixio e Cherubini ''La mia canzone nel vento'', a causa dei versi "Vento, vento portami via con te" che, da molti, venivano indirizzati al Duce con la variante "portalo via con te"; effettivamente in [[Toscana]] circolava una versione della canzone che, con riferimento alle continue requisizioni di metallo per scopi bellici, recitava "Vento, portalo via 'on te! Prima vorse l'oro e poi l'argento,, ora vole i'rame e unnè contento".
La canzone ''Caro Papà'', di Filippini - Manlio e cantata da [[Jone Caciagli]] e scritta sotto forma di accorata lettera di un bimbo a suo padre lontano al fronte, viene censurata in quanto "eccessivamente disperata e scarsamente ispiratrice del sentimento di immancabile vittoria".