Robinia pseudoacacia: differenze tra le versioni

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→‎La robinia come problema: aggiunta specificazione sulla biodiversità, cui si era già accennato nella sezione ecologia, ma che credo meritasse un cenno, con altre parole, anche qui
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== La robinia come problema ==
Come già ricordato, a volte la robinia si comporta come [[specie aliena|specie invasiva]]<ref name=pignatti/>. Un esempio in tal senso sono vaste aree della pianura Padana, dove spesso essa ha sostituito i pioppi e i salici autoctoni che crescevano lungo le rive dei fiumi<ref>Lorena Lombroso, Simona Pareschi, ''Il libro completo degli alberi'', Edizioni Gribaudo, 2011 (pagina 169), consultabile su Google libri alla pagina [http://books.google.it/books?id=IoU9_U7lBswC&dq=robinia+ornamentale&source=gbs_navlinks_s]</ref>. Come detto, i boschi di robinia impediscono la crescita al loro interno di molti tipi di flora e funghi del sottobosco, che crescerebbero invece in foreste costituite da altri alberi autoctoni come querce, faggi, castani ecc. Possono dunque comportare una diminuzione della biodiversità.<ref>AA. VV., ''L’impatto delle specie aliene sugli ecosistemi: proposte di gestione'', in [http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/TAVOLO_3_SPECIE_ALIENE_completo.pdf]</ref> Una volta appurato che in un particolare ambiente la presenza della robinia rappresenti un effettivo elemento di disturbo per la vegetazione autoctona, si pone il problema del controllo della sua diffusione. Per ridurre la sua presenza all'interno dei boschi nei quali si è insediata, è necessario lasciare invecchiare le piante, in quanto la relativamente modesta longevità della specie determina un deperimento relativamente precoce delle piante.
 
È importante ricordare che, in ambienti naturali integri, la robinia non si comporta come specie invasiva<ref name=Caloggio>[http://albisn.altervista.org/specie/Robinia%20pseudoacacia.html La robinia negli ambienti naturali]</ref>, come quando la sua presenza rimane limitata ai bordi delle strade e ai viali e ai giardini dove è stata appositamente piantata e non si ritrova nei boschi. In questi casi, a trecentocinquant'anni dalla sua introduzione, può ormai essere considerata come entità integrante della flora italiana<ref>''Nuovo giornale botanico italiano'', edito dalla Società botanica italiana, 1950 (pagina 379), da cui si cita: "È ormai così largamente naturalizzata a Roma e dintorni, da dover esser considerata come entità integrante della flora italiana"</ref> ed è da considerarsi alla stregua di altri alberi introdotti nei secoli passati e poi acclimatatisi, apprezzabili per le loro qualità; intraprendere una lotta contro essa in queste situazioni non avrebbe senso<ref name=Caloggio/><ref>{{cita web|url=http://www.waldwissen.net/waldwirtschaft/waldbau/wsl_robinie/index_IT|titolo=Tentativo di una valutazione globale della robinia}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/gestionedocumentale/incontro%20tecnico_15.04.10_784_2872.pdf|titolo=Valutazione della tolleranza della robinia in aree protette}}</ref>.