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L'uomo chiamato a compimento del progetto e dell'operazione di rivalutazione della lira fu Giuseppe Volpi, che dal [[1925]] al [[1928]] fu [[Elenco dei Ministri delle Finanze del Regno d'Italia|ministro delle finanze]]. La politica adottata da Volpi scartò la possibilità di far ricorso ad inasprimenti finanziari, puntando piuttosto sulla riduzione della domanda interna, la restrizione del credito e l'abbassamento dei salari. Il regime voleva evitare di trovarsi nella stessa situazione avutasi in [[Germania]] all'indomani del crollo del [[Papiermark|marco]] nel [[1923]]. Inoltre il regime intendeva assicurarsi in questo modo i consensi della piccola e media borghesia, che riuscì in effetti a migliorare almeno in parte il proprio [[potere d'acquisto]].
 
I provvedimenti decisi dal governo operarono per un calo delle esportazioniimportazioni. Venne lanciata la [[battaglia del grano]] ed il [[pane]] doveva essere d'un tipo unico, con la [[farina]] abburattata con un tasso dall'80% all'85%; la [[benzina]] doveva essere miscelata con alcool ricavato con gli scarti della [[viticoltura]]; la [[siderurgia]] doveva impiegare, di preferenza, minerali italiani; i giornali, per risparmiare [[cellulosa]], dovevano diminuire a sei le loro pagine. Assieme alle molte misure economiche vi fu il ''[[prestito del Littorio]]'', propagandato con tutti i mezzi. Il risultato fu soddisfacente: 3 miliardi e 150 milioni.
 
==I risultati e le conseguenze==