Ebanisteria: differenze tra le versioni

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Nel corso dei secoli questa arte si è andata affinando e con il [[barocco]], ma soprattutto con il [[rococò]], si giunse ad applicazioni di inserti in metallo e pietre dure. Questo rese i mobili delle vere opere d'arte che sono tuttora ricercate dai collezionisti per la loro bellezza.
 
Fra i più grandi ebanisti si possono citare i [[Francia|francesi]] [[André-Charles Boulle]], fondatore di una scuola che fece grande uso di altri materiali, quali la madreperla, l'ottone e la tartaruga,<ref name="M">"Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol.IV, pag.296</ref> Antoine Gaudreau, [[Charles Cressent]], Jean-Pierre Latz, [[Georges Jacob]], Françoise Oeben e Bernard II van Risenbergh, l'[[Inghilterra|inglese]] [[Thomas Chippendale]], il [[Germania|tedesco]] [[David Roentgen]] e l'gli [[Italia|italianoitaliani]] Luigi Prinotto, [[Pietro Piffetti]] e [[Gabriele Capello]], attivi alla corte torinese dei [[Savoia]], nonché [[Giuseppe Maggiolini]] operante nella [[Lombardia]] [[Asburgo|asburgica]] a cavallo tra il [[XVIII secolo|XVIII]] ed il [[XIX secolo]].
 
Spesso le ''composizioni ebanistiche'' costituiscono il disegno principale di un mobile, come accadeva per le opere del Maggiolini, artigiano mobiliere ritenuto il più grande ebanista [[neoclassicismo|neoclassico]] a livello mondiale. Egli utilizzava 86 tipi di legni differenti, tra i quali [[mogano (legno)|mogano]], [[ebano]], [[acero]], [[agrifoglio]], [[Olea europaea|ulivo]], [[bosso]], [[biancospino]], ecc.; manteneva inoltre i colori naturali dei legni sopra citati, ad eccezione di rare occasioni in cui si serviva di coloranti a base di silicati, per ottenere, [[blu]], [[celeste (colore)|celeste]], colori che in natura non esistono.