Ātman: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Egli contiene tutte le opere, tutti i desideri, tutti i profumi e tutti i gusti. Egli abbraccia l'intero universo; egli è oltre la parola e oltre i desideri. Egli è il mio ātman all'interno del mio cuore, egli è Brahman. Andandomene di qui io mi fonderò in lui. Colui che dice così invero non ha dubbi. Così parlò Śāndilya, così Śāndilya.|''[[Chāndogya Upaniṣad]]'' III 14, 4; ciato in R. Panikkar, ''I Veda. Mantramañjarī'', ''Op. cit.''; p. 984}}
 
L'invito a seguire questa strada, a meditare sull<nowiki>'</nowiki>''ātman'', è ripetuto più volte nelle ''Upaniṣad'', ma c'è un passo che la letteratura critica ha evidenziato fra gli altri, un passo, anzi una frase, che è quasi il condensato dell'intera ricerca, perché enuncia in maniera evidente, semplice e molto espressiva il collegamento fra l'individuo, l<nowiki>'</nowiki>''ātman'' e ''Brahman'':<br /><div align="center">'''''tat tvam asi''''': "quello [''ātman-Brahman''] sei tu".</centerdiv>
 
L'enunciazione, ripetuta più volte, è nel dialogo fra Uddālaka Āruṇi e suo figlio Śvetaketu, nella sesta parte della ''[[Chāndogya Upaniṣad]]''. Śvetaketu, dopo aver studiato per dodici anni i ''Veda'' nel suo periodo di noviziato come ''brahmacārin'', torna a casa. Il padre gli illustra allora quell'insegnamento per il quale ''ciò che non si è conosciuto è come se lo si avesse conosciuto''<ref>''Upaniṣad antiche e medie'', ''Op. cit.''; p. 203.</ref>. Il dialogo fra padre e figlio procede, e: