Battaglia di San Martino: differenze tra le versioni

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In breve i comandanti di divisione persero la visione d'insieme della battaglia e le Brigate sarde furono lanciate in assalti frontali senza il necessario appoggio d'artiglieria. Mancò inoltre non solo una buona coordinazione interarma, ma anche i reparti di [[Bersaglieri]] e di fanteria di linea non riuscirono a manovrare gli uni in appoggio degli altri. Infine l'assenza di una catena di comando fece sì che i comandanti di divisione dell'armata sarda si ostacolassero tra loro, non accettando ordini da altri parigrado. Mentre a Solferino i combattimenti proseguirono fino a quando un violento temporale interruppe la lotta (iniziata alle prime luci del giorno), sui colli di [[San Martino della Battaglia|San Martino]], la battaglia cessò soltanto a sera. Lo scontro fu così feroce e cruento che l'esercito vincitore non ebbe la forza di inseguire quello sconfitto in fuga, il quale riparò oltre il [[Mincio]].
[[File:Battaglia di San Martino.jpg|left|thumb|Una fase della battaglia in un dipinto dell'epoca]]
La tradizione sabauda esaltò la battaglia di San Martino, anche perché combattuta con grande animo, anche dopo la fine dei combattimenti a Solferino. Celebre la frase attribuita a Vittorio Emanuele: «''Fioeui, ò i pioma San Martin ò i'aoti an fan [[Fare San Martino|fé San Martin]] a noi!''» (Figlioli, o prendiamo San Martino, o i nostri avversari ci obbligheranno a "fare San Martino") .<ref>Il giorno di san Martino era quello in cui tradizionalmente, all'epoca, scadevano i contratti di mezzadria e i contadini dovevano traslocare di cascina</ref>.
 
Nonostante il contingente sardo fosse numericamente superiore a quello austriaco (22.000 Sardi contro 20.000 Austriaci<ref name=Giglio-324 />), un divario in buona parte compensato, tuttavia, dalla forte posizione difensiva austriaca, le truppe dell'imperatore Francesco Giuseppe respinsero con fermezza gli attacchi dell'esercito di Vittorio Emanuele II, favoriti da una migliore conoscenza del terreno di battaglia, del quale Benedek seppe ben avvalersi. L'attacco, per quanto audace - le fanterie sarde attaccarono per un'intera giornata con grande coraggio e spirito di sacrificio sotto un fuoco micidiale - fu condotto in modo rigidamente frontale e senza determinanti tentativi di aggiramento della fortissima posizione austriaca. Gli austriaci abbandonarono le posizioni di San Martino solamente dopo aver ricevuto l'ordine dell'imperatore di ripiegare, ritirandosi in relativo buon ordine oltre il Mincio e nella fortezza di Peschiera, lasciando l'[[Armata Sarda]] padrona del campo di battaglia.