Fratelli Bandiera: differenze tra le versioni

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Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, che avvistarono il gruppetto proprio quando si trovava alle porte di [[San Giovanni in Fiore]], e in seguito ad alcuni scontri a fuoco, avvenuti presso la località della ''Stragola'' (dove oggi si trova un cippo in marmo commemorativo dell'eroiche gesta) nel comune di San Giovanni in Fiore, in cui persero la vita Giuseppe Miller e Francesco Tesei<ref>{{cita web|url=http://www.lospecchiodellacitta.it/articolo.asp?tit=Febbraio%202011&titolo=Febbraio%202011%20/%20Storia&id1=167&Numero=0&IDAnno=0&Azione=Find&ID=8288|titolo=I fratelli Tesei|accesso=29 settembre 2011}}</ref> vennero tutti catturati (meno il [[brigante]] Giuseppe Meluso che, buon conoscitore dei luoghi, essendo egli stesso originario di San Giovanni in Fiore, riuscì a sfuggire alla cattura).
 
Furono rinchiusi nelle prigioni della cittadina silana, nelle celle di [[Palazzo Lopez]], tranne i feriti che vennero trasportati immediatamente a [[Cosenza]], mentre i caduti Miller e Tesei vennero seppelliti nella [[Chiesa dell'Annunziata (San Giovanni in Fiore)|Chiesa dell'Annunziata]] <ref>{{cita web|url=http://www.comune.crotone.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2397 |titolo=I fratelli Bandiera - dal sito del comune di Crotone|accesso=29 settembre 2011}}</ref>. I catturati furono portati dinanzi alla corte marziale, che li condannò a morte. Il re [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] questa volta fu severo e ne graziò pochi, mentre i fratelli Bandiera con altri sette compagni, [[Giovanni Venerucci]], [[Anacarsi Nardi]], [[Nicola Ricciotti]], Giacomo Rocca romagnolo di Lugo di Ravenna, Domenico Moro, Francesco Berti romagnolo di Bagnacavallo (RA) che vi ha intestata la locale Scuola Media e [[Domenico Lupatelli]], vennero fucilati nel [[Vallone di Rovito]] nei pressi di [[CrotoneCosenza]] il 25 luglio [[1844]]<ref>{{cita libro|Felice|Venosta|I fratelli Bandiera e loro compagni martiri a Cosenza: notizie storiche|1863|C. Barbini|Milano}}</ref>.
 
Le salme dei nove fucilati prima furono seppellite nella chiesa di Sant'Agostino e poi nel [[Duomo di Cosenza]]. Quelle dei fratelli Bandiera e di Domenico Moro rientrarono a [[Venezia]] il 18 giugno [[1867]], nemmeno un anno che la [[Venezia|città]] era passata all'[[Italia]] al termine della [[Terza guerra di indipendenza italiana|Terza guerra di indipendenza]]. Le tre salme sono sepolte nella [[Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Venezia)|Basilica dei Santi Giovanni e Paolo]]<ref>{{cita libro|Alessandro|Conflenti|Commiato di Cosenza alle ceneri dei fratelli Bandiera e Domenico Moro|1867|SN|Cosenza}}</ref>. Tra i sopravvissuti dei compagni di spedizione, la cui pena fu tramutata in ergastolo, vi furono anche [[Carlo Osmani]] di Ancona e Giuseppe Tesei di Pesaro, fratello di Francesco, caduto durante gli scontri<ref>{{cita libro|Angelo|Fucili|Le Marche e il Risorgimento|Edito a cura del Comitato Marchigiano per le Celebrazioni del Centenario dell'Unità d'Italia Ancona 1961 - pag. 9}}</ref>. Furono condannati al carcere a vita anche Giovanni Vanessi di Venezia e [[Giuseppe Pacchioni]] di Bologna, che bravo incisore, durante le prigioni in Cosenza disegnò i volti di sei dei suoi compagni di cella.