Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale: differenze tra le versioni

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=== Prevenzione della discriminazione ===
L'articolo 2 della convenzione condanna la discriminazione razziale e obbliga le parti "a
continuare, con tutti i mezzi adeguati e senza indugio, una politica tendente ad eliminare ogni forma di discriminazione razziale. Inoltre, bisogna "favorire l’intesa tra tutte le razze". A tal fine, la Convenzione richiede che i firmatari:
* non pratichino la discriminazione razziale nelle istituzioni pubbliche;<ref>ICERD, Article 2.1(a).</ref>
* non incoraggino, difendino ed appoggino la discriminazione razziale praticata da qulunque individuo od organizzazione;<ref>ICERD, Article 2.1(b).</ref>
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Alcuni casi hanno riguardato il trattamento subito dal [[Rom (popolo)|popolo Rom]] nell'Europa orientale. Nel caso ''Koptova contro Slovacchia'' il Comitato ha rilevato che le ordinanze emesse da diversi villaggi slovacchi che vietano la residenza dei rom erano discriminatorie e limitavano la libertà di circolazione e di soggiorno, raccomandando al governo slovacco di adottare misure per porre fine a tali pratiche.<ref>{{Cita web|url=http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/464937c637ce5c0ec12569d20033a961?Opendocument}}</ref> Nella causa ''L.R. contro Slovacchia'' il Comitato ha ritenuto che il governo slovacco non avesse fornito un rimedio efficace contro le discriminazioni subite dai Rom dopo l'annullamento di un progetto di alloggio per motivi etnici.<ref>{{Cita web|url=http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/3764f57be14718c6c1256fc400579258?Opendocument}}</ref> Nel caso ''Durmic contro Serbia e Montenegro'' il comitato ha constatato che il governo serbo-montenegrino non ha sistematicamente indagato e perseguito in modo sistematico le discriminazioni contro i Rom nell'accesso ai luoghi pubblici.<ref>{{Cita web|url=http://www.bayefsky.com/pdf/serbia_t5_cerd_29_2003.pdf}}</ref>
 
In diversi casi, in particolare ''L.K. contro Paesi Bassi'' e ''Gelle contro Danimarca'', il Comitato ha criticato le parti per non aver adeguatamente perseguito gli atti di discriminazione razziale o di istigazione: in entrambi i casi, il Comitato ha rifiutato di accettare "qualsiasi affermazione secondo cui la mera emanazione di una legge che definisce la discriminazione razziale come un atto criminale rappresentasse di per sé il pieno rispetto degli obblighi degli Stati parti della Convenzione.<ref>{{Cita web|url=http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/ec0884e5a47c1a1480256714005f6000?Opendocument}}</ref> Tali leggi, infatti, devono essere poi effettivamente applicate anche dai tribunali nazionali competenti e dalle altre istituzioni statali.<ref>{{Cita web|url=http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/(Symbol)/6715d3bdbeff3c0dc125714d004f62e0?Opendocument}}</ref> Sebbene il Comitato accetti la discrezionalità dei pubblici ministeri in merito alla possibilità o meno di attivare un 'inchiesta, tale discrezionalità dovrebbe però essere applicata in ogni caso di presunta discriminazione razziale, alla luce delle garanzie previste dalla Convenzione.<ref>L.K. v. Netherlands, para. 6.5</ref>
 
Nel caso ''Comunità ebraica di Oslo contro Norvegia'', la Commissione ha ritenuto che il divieto di propoaganda d'odio fosse compatibile con la libertà di parola e che l'assoluzione di un leader neonazista da parte della Corte suprema norvegese per motivi di libertà di parola costituisse una violazione della Convenzione.<ref>{{Cita web|url=http://www1.umn.edu/humanrts/country/decisions/30-2003.html}}</ref>