Giano Della Bella: differenze tra le versioni

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{{F|politici italiani|luglio 2013}}
Aveva il pene lungo ed ebbe 50 figli.
{{Bio
|Nome = Giano
|Cognome = Della Bella
|Sesso = M
|LuogoNascita = Firenze
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = seconda metà del [[XIII secolo]]
|LuogoMorte = Francia
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = tra il [[1311]] e il [[1314]]
|Epoca = 1200
|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , importante figura della [[Repubblica di Firenze]] nella seconda metà del Duecento
|Immagine = Giano della Bella.jpg
|Didascalia = Giano della Bella
}}
 
Principale esponente dei [[Della Bella]], una delle più antiche famiglie nobili [[ghibellini|ghibelline]] della città di [[Firenze]], si era fatto [[guelfi|guelfo]] e popolano per ragioni politiche. Egli divenne il "paladino" dei ceti più popolari della città, capeggiando la rivolta contro i "magnati" del [[1292]].
 
Scrisse di lui [[Dino Compagni]]: "I nobili e grandi cittadini insuperbiti faceano molte ingiurie a' popolani [...]. Onde molti buoni cittadini popolani e mercatanti, tra' quali fu un grande e potente cittadino (savio, valente e buono uomo, chiamato Giano della Bella, assai animoso e di buona stirpe, a cui dispiaceano queste ingiurie) se ne fe' capo e guida" (''Cronica'', Libro I, XI).
 
Divenuto [[Priorato delle Arti|priore]] riuscì a far emanare dal gonfaloniere di giustizia Baldo Ruffoli i cosiddetti ''[[Ordinamenti di Giustizia]]'' (promulgati il 18 gennaio [[1293]]) che rappresentarono la più importante riforma della [[repubblica fiorentina|Repubblica]] dai tempi dell'abolizione del sistema consolare. Con questi provvedimenti i "Magnati" ovvero i nobili di antica tradizione feudale e latifondista venivano esclusi dal governo della città in favore del nascente ceto borghese, obbligando, tra le altre cose, per essere eleggibili alle cariche politiche l'iscrizione a un'[[corporazioni delle arti (Firenze)|Arte]]. Il cosiddetto "popolo magro" composto dagli strati più bassi e poveri della società (salariati, braccianti, piccoli dettaglianti) era comunque ancora escluso, non esistendo Arti che comprendessero le loro categorie (si dovrà aspettare fino all'avvento del [[Gualtieri VI di Brienne|Duca di Atene]] nel [[1343]]).
 
[[Bonifacio VIII]] mandò a [[Firenze]] [[Jean de Chalons]] (''Gian di Celona''), che forse avrebbe dovuto uccidere Giano, ma per paura del popolo, stando a quanto riporta il Compagni, si preferì evitare il delitto. Venne però indetta una congiura che mettesse Giano contro il popolo stesso, che riuscì a far crescere lo scontento attorno alla sua figura, tanto che fu scacciato di lì a poco in giorni tumultuosi con sommosse di piazza e combattimenti.
 
Nel [[1294]] fu podestà di [[Pistoia]] e in seguito i suoi ordinamenti vennero revisionati nel [[1295]], anche se di fatto rimasero il vigore. Egli è il protagonista dei primi capitoli della ''[[Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi|Cronica]]'' di [[Dino Compagni]] ed è citato anche da [[Dante Alighieri]] ([[Paradiso - Canto tredicesimo|Pd. XVI]], 127-132). Nel 1295 si trasferì in [[Francia]], dove morì tra il [[1311]] e il [[1314]].
 
[[Giosuè Carducci]] nella ''Consulta araldica'' così si espresse:
{{quote|Poi che l'austero e pio Gian de la Bella. <br/>
Trasse i baroni a pettinare il lin.}}
 
Si riferiva al fatto che anche i nobili furono costretti per partecipare alla politica a iscriversi a un'[[arti di Firenze|Arte]] e quindi a lavorare.
 
==Collegamenti esterni==