Rivoluzione d'ottobre: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 43:
== La presa del potere ==
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R15068, Leo Dawidowitsch Trotzki.jpg|thumb|upright=0.9|Lev Trockij, uno dei principali leader della Rivoluzione d'ottobre]]
 
Fin da settembre Lenin e Trockij ritenevano indispensabile non perdere l'occasione rivoluzionaria che si era venuta a creare e insistettero per la sollevazione armata. Già decisa in linea teorica dal [[VI Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (bolscevico)|VI Congresso del partito]] a luglio, essa fu deliberata in concreto il 10 ottobre (23 del [[calendario gregoriano]]) dal [[Comitato Centrale del PCUS|Comitato centrale]], con una votazione di 10 a 2 e con la ferma contrarietà di [[Lev Kamenev]] e [[Grigorij Zinov'ev]].<ref>{{cita|Trockij 1969²|pp. 1055-1057}}.</ref><ref name=Ver14>{{cita|Vercammen|p. 14}}.</ref> La posizione di questi ultimi si fondava su una scarsa fiducia nella possibilità del successo e sul timore che tale azione avrebbe compromesso l'intera rivoluzione; essi ritenevano pertanto più opportuna una lunga opposizione nei Soviet e nella futura [[Assemblea costituente russa|Assemblea costituente]]. La maggioranza replicava invece che le masse stesse si sarebbero rivolte contro i bolscevichi se questi avessero temporeggiato, e allo stesso tempo esprimevano la convinzione che la rivoluzione si sarebbe estesa a livello europeo garantendo il necessario sostegno all'insurrezione in Russia.<ref>{{cita|Boffa|pp. 61-63}}.</ref>
Riga 49:
Il 24 ottobre del calendario giuliano, mentre a Pietrogrado arrivavano i delegati del II Congresso dei Soviet, si attivarono i soldati, gli operai, che a differenza di febbraio erano armati e costituivano le cosiddette "[[Guardie Rosse (Russia)|guardie rosse]]", i marinai della [[Flotta del Baltico]].<ref name=bof6364>{{cita|Boffa|pp. 63-64}}.</ref> Tra la notte seguente e il mattino del giorno 25 vennero occupati i punti chiave della città,<ref>{{cita|Trockij 1969²|p. 1135}}.</ref><ref>{{cita|Carr|p. 98}}</ref> e fu conseguito un agevole successo militare, che arrivava a conferma di un successo politico già delineatosi nei mesi precedenti.<ref name=bof6364/> Alle ore 10 Lenin, che con Trockij aveva avuto il ruolo principale nella direzione degli eventi, poté proclamare il rovesciamento del Governo e il passaggio del potere al Comitato militare-rivoluzionario,<ref>{{cita|Boffa|pp. 63-64}}.</ref> che due settimane prima era stato costituito in seno al Soviet di Pietrogrado per coordinare l'azione delle guarnigioni.<ref>{{cita|Trockij 1969²|pp. 991-992}}.</ref> La sera gli insorti occuparono il [[Palazzo d'Inverno]] e arrestarono i ministri, mentre Kerenskij era già riuscito a lasciare la città.<ref name=bof64>{{cita|Boffa|p. 64}}.</ref>
 
[[File:Lenin 1921.jpg|thumb|left|upright=0.9|Lenin]]
 
Contemporaneamente si insediò presso l'[[Istituto Smol'nyj]] il Congresso dei Soviet, cui fu formalmente consegnato il potere conquistato con la rivoluzione. L'assemblea, dove siedevano 338 delegati bolscevichi su 648 complessivi, ratificò l'acquisizione del potere con una maggioranza dei tre quarti dei voti e fu così instaurato il nuovo Stato sovietico.<ref name=bof64/> I lavori del Congresso furono abbandonati dalla maggioranza dei menscevichi e dei socialrivoluzionari, che tuttavia subirono la scissione della propria [[socialrivoluzionari di sinistra|ala sinistra]]; essa continuò a partecipare ai lavori e vide propri rappresentanti entrare a far parte del nuovo Comitato esecutivo centrale panrusso, presieduto prima da Kamenev e poi da [[Jakov Sverdlov|Sverdlov]], ma non del [[Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa|Consiglio dei commissari del popolo]] (Sovnarkom), eletto la sera del 26 ottobre e composto di soli bolscevichi<ref>{{cita|Carr|p. 99}}.</ref> guidati da Lenin.<ref>{{cita|Reed|p. 145}}.</ref> Lo stesso giorno il Congresso aveva promulgato il decreto sulla terra e quello sulla pace:<ref>{{cita|Reed|pp. 134-140}}.</ref> il primo proclamava la confisca delle terre dei possidenti e la loro consegna ai comitati locali per la loro redistribuzione tra i contadini, mentre il secondo costituiva un appello a tutti i popoli belligeranti per una pace senza annessioni né indennità.<ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|p. 151-153}}.</ref>