Teoria del complotto: differenze tra le versioni
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L'[[epistemologia]] post-popperiana ha evidenziato che atteggiamenti "fideistici", intesi come fiducia nella validità di una teoria al di là e nonostante iniziali (e apparenti) smentite sperimentali, sussistono anche negli scienziati e sono caratteristici della [[ricerca scientifica]] (per esempio, la formulazione della [[Relatività generale|teoria della relatività generale]] di [[Albert Einstein|Einstein]] è del [[1915]] mentre la verifica sperimentale di alcune sue conseguenze avvenne nel [[1919]], quindi tra l'una e l'altra intercorsero quattro anni).
I critici delle teorie del complotto talvolta argomentano che molte di esse non sono passibili di falsificazione e, quindi, non sono scientifiche. L'argomentazione nasce dalla struttura [[logica]] di certi tipi di teoria del complotto. Queste
La non percettibilità immediata del fenomeno sarebbe attribuita dai complottisti a osservazioni fatte nel momento o nel posto sbagliato, ovvero all'attività di copertura della cospirazione stessa. Dal punto di vista dei complottisti, dimostrare che la cospirazione non esista (ovvero falsificare la teoria) diventerebbe impossibile e questo renderebbe tali teorie non-scientifiche. Ad esempio, si consideri come viene dimostrata, di solito, la consistenza reale di una delle principali varianti della [[teoria del complotto sugli UFO]] (una diffusa teoria secondo la quale la venuta degli [[extraterrestri|alieni]] sulla [[Terra]], realmente accaduta, sarebbe stata occultata), a fronte delle smentite ufficiali. Poiché la teoria non specifica quando o dove la visita o il complotto siano avvenuti, non è possibile dimostrarne la falsità. In via ipotetica, non servirebbe a nulla neppure esaminare da cima a fondo gli archivi del Pentagono, o di qualsiasi altro organo governativo, dal momento che si potrebbe sempre obiettare che i documenti ufficiali sull'evento sono archiviati in qualche altro archivio a cui non si ha accesso.
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