Riviera di San Giulio: differenze tra le versioni

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Nel contempo in Germania si era recato anche il vescovo di Milano Gualberto, a perorare la causa italiana, e a chiederei un intervento diretto al signore sassone. Nel 961 Ottone scese in Italia e fu investito con le insegne imperiali in Sant'Ambrogio, nel febbraio dell'anno successivo ricevette dal papa, a Roma, l'unzione imperiale. Di ritorno sostò a Pavia, che trovò abbandonata dagli Anscarici: Berengario era rinchiuso in San Leo, Adalberto in un'isola del Garda, l'altro figlio Guido si era asserragliato nella fortezza dell'isola Comacina, sul Lario e, infine, Willa, con il tesoro di famiglia, si era rifugiata nell'isola del Cusio, che per l'occasione era stata rinforzata nelle sue strutture difensive.
 
Sul finire del mese di maggio del 962 l'imperatore iniziò le operazioni di assedio dell'isola fortificata . I fatti sono narrati in primis dallo storico Reginone, che scrive in epoca vicina agli accadimenti, e ripresi in più fonti. L'azione strategica cominciò con lo stanziamento del quartiere generale sulla sponda occidentale, a riva del lago, nella zona detta Lagna (toponimo che secondo alcuni deriverebbe da Alemagna), pare che Ottone abbia poi occupato Pella e le fortificazioni poste attorno al lago e chiuso la via d'accesso a Orta, per impedire eventuali aiuti e rifornimenti che potevano giungere da terra all'isola. Non trovando un numero sufficiente di barche, e poiché quelle esistenti non erano adatte al suo scopo, Ottone fece costruire alcune imbarcazioni, sul genere di quelle in uso presso i Germani per combattere su fiumi e laghi, dette camere. Tali barche erano "strette dalle bande, col ventre largo...e quando è vento grosso aggiungevano tavole di sopra..., chiudevansi dentro, e per l'onde si rivoltavano." L'assedio durò due mesi, durante i quali la regina Willa e i suoi resistettero valorosamente, finché a fine luglio gli assediati capitolarono per fame. Ottone entrato nell'isola fortezza confiscò il tesoro regio, ma lasciò libera Willa di raggiungere il marito Berengario nel castello marchigiano di [[San Leo (Italia)|San Leo]], in [[Romagna]].
 
Conquistato il ''castrum videlicet insulam'' Ottone sancì l'importante momento politico con la redazione di un atto che, già per la sua natura di diploma imperiale, avrà grande autorevolezza, e tentò una sistemazione della situazione isolana. Il diploma del 29 luglio 962 è il più antico documento pervenutoci in cui si accenna ad Orta, infatti l'atto reca la data ''in villa quae dicitur Horta, prope lacu sancti Iulii''. L'imperatore dona ai canonici della capitolo di San Giulio due curtes a Barazzola e Agrate, ricche di mansi con mulini, corsi e diritti d'acqua, uomini liberi, servi e animali, pro remedio anime suae . Nell'atto si evidenziano alcuni punti, primo fra tutti che l'isola fortificata era stata sottratta da Berengario alla giurisdizione regia e al vescovo di Novara, e usata per la ribellione. Tuttavia non vi è molta chiarezza nel diploma circa situazione giurisdizionale e patrimoniale in cui l'isola fortezza si trovava precedentemente agli episodi della ribellione di Berengario, e neppure quale sarebbe stata la successiva destinazione. Scrive il Sergi: "la giurisdizione (''ditio'') sull'isola era regia e non vescovile.