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Forte di un esercito che si diceva potesse contare oltre 500.000 uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Gallia]] settentrionale provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], ma fu sconfitto contro le armate dei [[Visigoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Burgundi]] comandati dal generale [[Ezio]] nella [[Battaglia dei Campi Catalaunici]].
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Leone il Grande e Attila'', Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.]]
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Gli Unni cinsero d'assedio per tre mesi [[Aquileia romana|Aquileia]], e, secondo la leggenda, proprio mentre erano sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso; il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila conquistò poi Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[palazzo Reale di Milano|palazzo reale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sul [[Po]], dove incontrò un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che proprio il papa abbia fermato Attila mostrandogli il crocifisso). Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione (in [[Italia]], infatti, stava infuriando un'epidemia di [[colera]] e di [[malaria]] e la [[Pianura padana]] non era in grado di dar sostentamento all'orda<ref>La parola ''orda'' viene spesso riferita agli Unni con una valenza semantica decisamente ma è interessante sapere che il sostantivo è perfettamente adeguato, significano ''ordu'' in [[lingua turca]] "esercito".</ref> barbarica) potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe che Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero avergli dato ragione di retrocedere, o forse entrambe le cose sono concausali alla sua ritirata. La "favola che è stata rappresentata dalla matita di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e dallo scalpello di [[Alessandro Algardi|Algardi]]" (come l'ha chiamata [[Edward Gibbon]]) di [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[Pietro apostolo]] e [[Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo dalla città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al leader unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,<ref>Luttwak, ''op. cit.'', p. 62.</ref> e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati. VILLASALTO REGNA
 
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Morì, invece, nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una principessa [[goti|gota]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato con [[Ildiko]]), egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'[[emorragia cerebrale]] (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò Krimhilda. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,<ref>Le sepolture di guerrieri con il loro cavallo era pratica usuale in numerose popolazioni nomadi, fra cui gli [[Avari]].</ref> le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, in modo che nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto ed i becchini", ebbe a scrivere Giordane) [http://users.libero.it/riccardo.zelioli/jordanes.htm].
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== Note ==
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